COSTA, Oronzo Gabriele
Nacque da Domenico e Vita Manieri ad Alessano (Lecce) il 26 ag. 1787. Frequentò a Lecce le prime scuole, si occupò per qualche tempo di filosofia ed astronomia e si laureò in medicina, a Napoli, nel 1808. Tornato a Lecce iniziò la professione, ma ben presto i suoi studi si orientarono alle scienze naturali ed alla zoologia in particolare. Acuto osservatore, raccolse una gran quantità di rocce, fossili, e reperti organici vari che costituirono un personale museo, al quale unì un piccolo laboratorio per l'istruzione dei giovani. Nel 1813 ebbe un primo incarico di insegnamento di fisica e di chimica nel R. Collegio di Lecce. Furono del C. le prime osservazioni meteorologiche della Terra d'Otranto fatte negli anni 1812, 1813, 1814, 1818, 1819 e anche il Giornale meteorologico, campestre ed economico della provincia di Lecce per l'anno 1819. Durante il nonimestre costituzionale 1820-21 fu segretario della Deputazione provinciale leccese, per cui al ritorno dell'assolutismo fu costretto ad abbandonare l'insegnamento e a lasciare definitivamente la Puglia, per trasferirsi nel 1824 a Napoli, ove trovò migliori possibilità per realizzare i suoi interessi. Molte accademie, tra cui il R. Istituto di incoraggiamento alle scienze naturali, la R. Accademia delle scienze e la R. Accademia Pontaniana di Napoli lo ebbero tra i soci ed anzi, per conto di questa ultima, il C. fra il 1827 e il 1839 compì molti viaggi scientifici nell'Italia meridionale. Con L. Petagna e F. Cassola, nel 1831 fu inviato a Vienna quale membro di una commissione sanitaria per uno studio del colera che allora infieriva in Austria; al suo rientro in Italia, nel 1836, il governo inglese gli offrì la cattedra di scienze naturali nell'università di Corfù; ma nel frattempo, morto il Petagna, anche dall'università di Napoli gli venne uguale offerta, ed egli di buon grado accettò.
Convinto della opportunità della divulgazione scientifica, dal 1838 cominciò a raccogliere a casa sua un gruppo di studenti, fra i quali anche il figlio Achille, nucleo iniziale di quella che poi divenne l'Accademia degli aspiranti naturalisti; mise a disposizione dei giovani il suo museo privato sempre più ricco di materiale zoologico, organizzò e finanziò per loro alcuni viaggi di istruzione in Francia e in Svizzera. Ebbe un altro figlio naturalista, Giuseppe, che illustrò la fauna salentina, colmando così la lacuna esistente nella Fauna del Regno di Napoli del padre. Una nuova coscienza politica e civile maturava, intanto, nel quadro delle battaglie risorgimentali anche a Napoli. Nel 1845 per il VII congresso scientifico a Napoli il C. fu nominato vicepresidente della sezione di zoologia, anatomia comparata e fisiologia, alla cui presidenza era C. L. Bonaparte. Tra gli uomini aperti, colti, illuminati che non facevano più mistero delle loro idee liberali e moderne c'era anche il C. con i suoi allievi aspiranti naturalisti. Per questo, dal locale governo borbonico fu invitato a sciogliere la sua Accademia ed egli stesso fu destituito dalla cattedra universitaria nel 1849.
Ritiratosi a vita privata, ampliò gli studi naturalistici interessandosi anche attivamente di paleontologia. Gli avvenimenti politici che andavano maturando lo persuasero, insieme ad altri intellettuali napoletani, a collaborare per la parte scientifica nel 1857 alla rivista Giambattista Vico, nata sotto gli auspici del liberale conte di Siracusa. Il giornale ebbe vita breve ma i principî che vi erano espressi, avendo l'appoggio morale al di fuori di Napoli di personalità come Gioberti, Mamiani, Massimo d'Azeglio, erano ormai irrinunciabili e quando Napoli fu liberata ed annessa al Regno d'Italia, al C. furono riconosciuti i meriti scientifici: fu restituito all'università come emerito per l'avanzata età e nominato presidente del R. Istituto d'incoraggiamento. Nel 1861 fu eletto deputato dell'VIII collegio di Napoli alla VIII legislatura (prima del Regno d'Italia).
Morì a Napoli il 7 nov. 1867.
La sua produzione scientifica è stata molto ricca: le pubblicazioni riguardanti la botanica, l'agronomia, la geologia, la mineralogia, l'anatomia comparata, ma soprattutto la zoologia e la paleontologia furono ben centoventisei e comprendono, oltre alla Fauna del Regno di Napoli e alla Paleontologia del Regno di Napoli, monografie, articoli, memorie, relazioni, lezioni. La sua Fauna del Regno di Napoli ossia enumerazione di tutti gli animali che abitano le diverse regioni di questo regno e le acque che lo bagnano contenente la descrizione dei nuovi o poco esattamente conosciuti, fu pubblicata a Napoli fra il 1829 e il 1850.
Divisa in monografie pubblicate periodicamente e poi raccolte in volumi, l'opera si compone di centoquattordici fascicoli e trecentocinquantanove tavole a colori di cui alcune in rame ed è completa per le classi dei Mammiferi, Uccelli, Pesci (questi ultimi due curati dal figlio Achille). Sono volumi incompleti quelli relativi agli Ortotteri (1836), ai Medusari (1836), ai Crostacei (1838), agli Zoofiti (Gorgonie, Obelie, Madrepore, Fungie, [1838]). Per il trattato, l'autore si era servito ampiamente dei campioni raccolti nel suo museo e che aveva potuto osservare e disegnare molto spesso ancora viventi. Molte specie erano considerate nuove per le province dell'Italia meridionale in quanto fino ad allora solo pochi naturalisti, come Nestore, Macrì, Nicodemo, Candida e D'Andrea si erano interessati di zoologia ed anche questi avevano limitato le ricerche ad aree molto ristrette. Seguendo Cuvier per il criterio sistematico generale, le monografie sono precedute dall'enunciazione dei caratteri della classe, dell'ordine e della famiglia per agevolare il lettore nella individuazione della specie di cui è dato il nome latino e quello volgare. La morfologia esterna, più estesa per le specie nuove o poco conosciute nell'Italia meridionale, è descritta insieme a quella interna ed all'habitat usuale specie per quel che concerne i Vertebrati. Il C. si inseriva così in quella corrente naturalistica ottocentesca, che ampliava l'interesse strettamente sistematico ad una ricerca più propriamente biologica. Particolarmente notevole è la descrizione e la collocazione che nel 1834 il C. fece dell'anfiosso da lui chiamato Branchiostoma lubricum Cost. Considerata la presenza di archi branchiali, di una "spina vertebrale", di gangli nervosi che gli facevano supporre l'esistenza di un "cerebro" e di una muscolatura simile a quella dei pesci, il C. collocò il suo Branchiostoma fra i Condrotterigi a branchie esterne (Squalidei). L'anfiosso era stato scoperto nel 1778 da P. S. Pallas che lo aveva descritto e collocato tra i Gasteropodi.
Tra i lavori di minor rilievo riguardanti la zoologia c'è da ricordare il Catalogo sistematico e ragionato dei Testacei delle due Sicilie (Napoli 1829) per la cui classificazione si attenne ai sistemi adottati da Linneo e da Lamarck, il Vocabolario zoologico (ibid. 1846), nel quale il nome volgare dell'animale era seguito da quello scientifico, che il C. pubblicò nell'intento di diffondere la cultura scientifica fra i profani; La Fauna vesuviana (in Atti d. Accademia d. scienze. IV [1839], pp. 21-53, 55-60).
In essa il C. riportava le sue osservazioni, fatte durante le escursioni sul Vesuvio del 1827, sul comportamento di alcuni Coleotteri fra cui gli Stafilinoidi, i Carabidi, gli Scarabeidi e, dei Chilopodi, la Scutigera: li considerava carnivori per l'assoluta mancanza fra i "fumaroli vulcanici" di tracce vegetali e stabiliva che essi riescono a vivere anche a temperature fra i 49 e i 70 gradi Réaumur. Nonostante il suo interesse scientifico fosse prevalentemente rivolto, nell'ambito della fauna marina, allo studio dei Crostacei, Molluschi, Tunicati del golfo di Napoli, di Taranto, della Sicilia e di Pantelleria, descrisse anche alcune nuove specie di Ditteri, e di Lepidotteri oltre alle malattie da cui possono essere colpiti questi ultimi. A tale proposito descrisse la larva della Falena mori (Descrizione e cura delle malattie cui varino soggetti i bachi da seta, in Atti del R. Istituto di incoraggiamento, III[1822], pp. 206-248) le cui funzioni digestive, escretorie, di traspirazione ed assorbimento possono venire alterate da stimoli particolari (quali le variazioni di moto, di cibo, di aria) fino all'instaurarsi di malattie che danneggiano la formazione delle crisalide e la tessitura del bozzolo.
Negli anni della maturità il C. si occupò anche di geologia e di paleontologia pubblicando fra il 1850 e il 1854 la sua Paleontologia del Regno di Napoli, divisa in tre volumi, corredati di cinquantanove tavole esplicative e di un lavoro supplementare, pubblicato nel 1864 riguardante i Mammiferi. Oltre ad uno studio paleontologico per la preparazione della carta geologica delle province meridionali d'Italia (per la quale il C. metteva a disposizione il lavoro dei suoi allievi aspiranti naturalisti, i suoi fossili, i suoi rilievi geologici, impegnandosi per un periodo di tre anni previsto per la sua redazione, come risulta da una lettera da lui inviata nell'agosto del 1861 alle locali autorità napoletane) si dedicò ai rilievi geologici della zona di Lecce i cui terreni calcarei per un reperto fossile di coccodrillo nella "calcarea tenera", pensava dovessero attribuirsi all'era terziaria. Gli studi sui terreni ad Ittioliti delle province di Salerno, Napoli, Benevento; alcune considerazioni sui rapporti tra gli squali fossili americani (U.S.A.) e quelli del Regno di Napoli, alcuni altri studi comparativi fra i terreni a Foraminiferi dell'Italia meridionale e quelli dei bacini di Parigi, Vienna e del Giura di Svevia, e una relazione su alcuni pesci fossili delle marne di Bra, danno la misura di quanto profondo e vasto fosse il suo interesse scientifico.
Oltre alle opere già ricordate egli pubblicò: Catalogo dell'Orto botanico della Società economica di Terra d'Otranto, Lecce 1822; Osservazioni sui Testacei di Pantelleria, Napoli 1829; Monografia degli Acridi e Podismi del Regno di Napoli, ibid. 1833; Annuario zoologico per l'anno 1834, ibid. 1834; Lezioni di zoologia comprendenti l'anatomia e la fisiologia comparata (incompiuta), ibid. 1838; Descrizione di alcune specie nuove di Testacei freschi e fossili del Regno delle Due Sicilie, in Atti d. R. Accad. d. scienze [sez. d. Società Reale Borbonica], IV (1839), pp. 175-192; Fauna dell'Aspromonte, ibid., pp. 611-75; Descrizione di 12nuove specie dell'ordine dei Ditteri raccolte nella "state" 1834, ibid., V (1844), 2, pp. 81-107; Catalogo dei Testacei viventi nel piccolo e grande Mare di Taranto, ibid., pp. 14-66; Di un nuovo pesce della famiglia dei "Gadini", in Atti d. Acc. Pontan., IV (1845), pp. 171-182; Nuovo genere di Entomostraci dell'ordine degli Ostracodi, ibid., pp. 183-188; I Mammiferi, ibid., pp. 242-277; Specchio comparativo degli Squalidei fossili scoperti negli U.S.A. e nel Regno di Napoli, in Rend. d. Acc. d. scienze, n. s., I (1852), pp. 128-133; Descrizione della "Saturnia Cynthia" (Bombice del gelso) e relative osservazioni critiche, Napoli 1854; Specchio comparativo della ornitologia di Roma, Napoli ed Africa, ibid. 1854; Specchio comparativo dei Foraminiferi fossili del bacino di Parigi, Vienna e terreni terziari delle provincie napoletane, di Messina, delle marne bleu dei Vaticano e dei contorni di Lemberg, ibid. 1854; Descrizione di alcune "Tremelle" (Basidiomiceti) osservate nel Regno di Napoli, in G. B. Vico, I (1857); Della "calcarea tenera" di Lecce, ibid.; Descriz. di alcuni pesci fossili del Libano, in Memorie d. R. Accad. d. sc. nat., II (1857), pp. 97-112; Descrizione di alcuni fossili dell'isola di Pianosa, in Atti d. Istituto di incoraggiamento alle sc. nat. econ. e tecnol., XI (1863), pp. 1-46; Rapporto sulle miniere delle provincie meridionali, ibid., pp. 369-384; Note geologiche e paleontologiche sui Monti Piceni nel Principato Citeriore, ibid., s. 2, I (1864), pp. 97-112, 207-254; Studi sopra i terreni ad Ittioliti delle provincie napoletane diretti a stabilire l'età geologica dei medesimi, in Atti d. Accad. d. scienze fis. e natur., II (1865), mem. 22, pp. 1-12; Memoria da servire alla formulazione della carta geologica delle provincie napoletane, in Atti d. Istit. di incoraggiam. alle sc. nat. econ. e tecnol., s. 2, I (1864), pp. 17-35; II (1865), pp. 113-125; Studi sul terreno ad Ittioliti del già Regno di Napoli, in Rend. d. Accad. d. sc. fis. e mat., IV (1865), 1, pp. 127-143; Studi su alcuni pesci fossili della marna di Bra, Napoli 1866; Note geo e paleontologiche su taluni degli Appennini della Campania, in Atti d. Istituto di incoragg. alle sc. nat. econ. e tecnol., s. 2, III (1866), pp. 43-80.
Fonti e Bibl.: Necr. in Rend. d. Accad. d. scienze, VI (1867), p. 373; in Atti d. Istituto di incoraggiamento alle scienze natur., econom. e tecnol., s. 2, VI (1868), pp. 21-36; G. Piazzi, Relazione sul "Giornale meteorologico di O. G. C., in Atti d. Accad. delle scienze fis. e mat., III (1825), pp. 19-24; G. Giucci, Degli scienziati ital. formanti parte del VII congresso in Napoli nell'autunno 1845, Napoli 1845, p. 475; S. De Renzi, Della vita e delle opere di O. G. C., Napoli 1868; P. Martorana, Notizie bio- e bibliografiche degli scrittori del dialetto napol., Napoli 1874, pp. 175- 413; G. Mira, Bibliografia siciliana, Palermo 1875, I, p. 272; F. Casotti, Cenni biogr. di O. G. C., Lecce 1890; D. Giusto, Dizionario bio e bibliogr. degli scrittori pugliesi viventi e morti nel presente secolo, Napoli 1893, p. 57; P. A. Saccardo, La botanica in Italia, Venezia 1895, I, p. 58; II, p. 36; C. Fornasini, I foraminiferi delle marne messinesi che fanno parte della collezione O. G. C. nel museo geologico della università di Napoli, Bologna 1995; C. Villani, Sopra la data di pubblicaz. della Paleontologia del Regno di Napoli, di O. G. C., Bologna 1901; Id., Scrittori ed artisti pugliesi, Trani 1904, p. 293; Id., Sopra la data della pubblicaz. di alcuni lavori di O. G. C., Bologna 1913; Catalogo bibliogr. delle opere di scrittori salentini, Lecce 1929, pp. 48 ss.