ORTODOSSIA
. La parola greca ὀρϑοδοξία (da ὀρϑός "retto" e δόξα "opinione") deve la sua diffusione soprattutto a scrittori cristiani, a partire dal sec. IV: anche se termini analoghi si ritrovino presso scrittori cristiani più antichi (ὀρϑοδοξαστής: Clemente Alessandrino), e presso filosofi pagani della grecità sia classica (ὀρϑοδοξέω: Aristotele) sia tardiva (ὀρϑοδοξαστικός, e l'avverbio corrispondente: Proclo e Simplicio). Che il concetto del "pensare rettamente" nel senso di un'accettazione totale di determinati principî, e non soltanto di attenersi ai canoni del ben ragionare, sia caratteristico del cristianesimo in confronto del paganesimo, si capisce facilmente, considerando che il secondo non ebbe, come ebbe il primo, una regola di fede, professare la quale fosse necessario per appartenere alla Chiesa; anzi esso non costituì nemmeno una società religiosa distinta dalla politica, cioè una chiesa, in senso lato. Giacché il concetto di ortodossia è nel cristianesimo correlativo a quella di dogma, e presuppone pertanto gli altri di rivelazione, tradizione, successione apostolica.
Appare già da questo che, se il concetto di un'ortodossia si può trovare, anche fuori del cristianesimo, nelle religioni che si presentano come rivelate, esso è d'altra parte più ampio di quello di rivelazione e presuppone altresì uno sviloppo teologico: ortodosso in quanto conforme al dato rivelato; o, in quanto se ne discosti, eterodosso. Si comprende pertanto come si possa parlare di un'ortodossia dell'islamismo, del giudaismo rabbinico, ecc.; e come il termine sia stato dai moderni esteso anche fuori del campo propriamente religioso; e, considerando questo fatto e il prevalere, in epoca moderna, dell'individualismo, ci si spiega come taluno abbia potuto sarcasticamente asserire essere l'ortodossia "la mia doxa" e l'eterodossia "la doxa degli altri". Se ciò può essere vero rispetto a chi sostiene, nel fervore della polemica, una determinata dottrina, è però da osservare storicamente che nel cristianesimo il concetto e il termine di ortodossia cominciano a diffondersi precisamente nell'epoca dei primi concilî ecumenici; e nella legislazione del tardo impero romano ortodossia ha appunto riferimento ai concilî medesimi e alle formule in essi approvate.
È stato osservato che il termine ortodossia comprende soltanto l'aspetto dottrinale della religione e che si potrebbe parlare, oltre che di ortodossia, anche di "ortoprassia", ecc.; e si è additato come caratteristico del diverso carattere delle due chiese, la greca e la latina, il fatto che la prima, sottolineando l'elemento intellettuale, abbia preferito designarsi come "ortodossa", la seconda come cattolica e apostolica. In realtà, l'intimo rapporto esistente tra il dogma, i precetti ecclesiastici d'ogni genere e il rito esclude che vi possa essere vera ortodossia, cioè vera e sincera appartenenza a una società religiosa, che si limiti alla mera accettazione intellettuale di una formula di fede, senza manifestazioni esteriori. E la stessa chiesa greca celebra nella festa dell'ortodossia (la prima domenica della grande quaresima) soprattutto il ristabilimento del culto delle immagini, dopo il concilio costantinopolitano dell'843, sotto l'imperatrice Teodora cui si deve appunto l'istituzione della festa.