ottava rima
L’ottava rima (o semplicemente ottava) costituisce, con la ➔ terza rima, la forma ‘discorsiva’ (cioè non lirica) più diffusa della tradizione italiana, tipica in particolare della poesia narrativa (Beltrami 20024: 109-112, 321-324). In ottave sono composti, tra l’altro, i grandi poemi della tradizione cavalleresca (Praloran & Tizi 1988; Praloran 2003), dall’Orlando innamorato (o Inamoramento de Orlando) di ➔ Matteo Maria Boiardo, all’Orlando furioso di ➔ Ludovico Ariosto, alla Gerusalemme liberata di ➔ Torquato Tasso. Sono in ottave i cantari (di vario argomento) tre-quattrocenteschi, le sacre rappresentazioni (per es., quelle di Feo Belcari), e anche i poemi eroicomici, dalla Secchia rapita di Alessandro Tassoni ai Paralipomeni della Batracomiomachia di ➔ Giacomo Leopardi.
L’ottava (anche ottava toscana) è una strofe, o stanza, di otto endecasillabi (➔ endecasillabo) rimati secondo lo schema ABABABCC (tre distici di endecasillabi a rima alternata e un distico finale a rima baciata). L’ottava siciliana, molto meno diffusa, è caratterizzata invece dal susseguirsi di quattro distici a rima alternata (ABABABAB): risulta perciò identica a uno dei due schemi principali (il più arcaico) della prima parte del ➔ sonetto (ottetto o ottava).
L’origine dell’ottava rima è controversa. I primi testi datati nei quali fu adottata sono il Filostrato di ➔ Giovanni Boccaccio (1336) e l’anonimo Cantare di Fiorio e Biancifiore (trascritto dopo il 1343).
Gli studiosi si sono divisi tra quanti hanno sostenuto che l’ottava sia invenzione di Boccaccio (il quale la riprese nel Teseida e nel Ninfale fiesolano), e che in seguito si sia propagata agli autori (quasi tutti anonimi e popolareggianti) dei cantari (i cosiddetti canterini); e quanti hanno sostenuto invece che sia stato Boccaccio a ispirarsi alla tradizione canterina (a lui peraltro posteriore, almeno per quanto sia dato al momento sapere). Altri ancora hanno sostenuto che tanto Boccaccio quanto gli autori di cantari avrebbero indipendentemente attinto a un modello metrico antecedente. Tra i sostenitori della prima tesi deve citarsi in particolare Carlo Dionisotti (Dionisotti 1964: 99-131). C’è chi ha richiamato – anche in ragione dell’omogeneità di alcuni tratti della versificazione popolareggiante comune ai cantari e alle laude – all’eventualità che l’origine dell’ottava possa ricondursi, anche dal punto di vista formale (come elaborazione di un tipo di lauda-ballata), all’ambiente dei laudesi (Balduino 1982).
A differenza di quello della terza rima, caratterizzato da un meccanismo ‘propulsivo’ incessantemente aperto, lo schema dell’ottava – iterabile indefinitamente – è per sua natura chiuso, e determina perciò il possibile ‘isolamento’, anche sintattico, di ciascuna stanza, sottolineato dalla rima baciata del distico conclusivo. È comunque possibile che il discorso sintattico non si esaurisca nell’ambito dell’ottava, e abbracci due o anche tre ottave consecutive. Ottave singole di genere lirico (generalmente nel metro dell’ottava toscana, meno spesso nel metro dell’ottava siciliana) si riscontrano nella poesia musicale tre-quattrocentesca, e prendono il nome di strambotti (autori rinomati di tale forma furono Leonardo Giustinian e Serafino Aquilano) o rispetti (Beltrami 20024: 119-120, 331-336), e si continuano nella poesia popolare anche di tradizione orale. Al genere fanno riferimento le canzuni della tradizione dialettale siciliana colta (cinquecentesca e posteriore), sempre nel metro dell’ottava siciliana. I rispetti continuati (prevalentemente nel metro dell’ottava toscana) sono serie collegate di ottave liriche di tema generalmente amoroso; non sono collegati, per quanto in serie, i rispetti spicciolati (ne scrisse ➔ Poliziano). Rielaborazioni colte della tradizione popolare del rispetto (che può variare l’ottava toscana nello schema ABABCCDD) offre, in alcune Myricae, ➔ Giovanni Pascoli.
Balduino, Armando (1982), “Pater semper incertus”. Ancora sulle origini dell’ottava rima, «Metrica» 3, pp. 107-158.
Beltrami, Pietro G. (20024), La metrica italiana, Bologna, il Mulino (1a ed. 1991).
Dionisotti, Carlo (1964), Appunti su antichi testi, «Italia medioevale e umanistica» 8, pp. 78-131.
Praloran, Marco (2003), Il poema in ottava. Storia linguistica italiana, Roma, Carocci.
Praloran, Marco & Tizi, Marco (1988), Narrare in ottave. Metrica e stile dell’“Innamorato”, Pisa, Nistri-Lischi.