Pachino
Cittadina in provincia di Siracusa; domina da una prominenza la zona con la quale termina la parte sud-orientale. della Sicilia. Prende il nome dal " Pachynum Promontorium ", una punta del quale era Capo Passero.
P. è nome che ricorre nei classici, tra cui Ovidio, ad esempio, che lo collega al mito di Tifeo, la cui mano sinistra sarebbe collocata sotto P. (Met. V 350-351 " Dextra sed Ausonio manus est subiecta Peloro, / laeva, Pachyne, tibi "). Isidoro lo nomina come una delle tre punte estreme della Sicilia, lo considera cioè da un punto di vista strettamente geografico (Etym. XIV VI 32 " Prius autem [Sicilia] Trinacria dicta propter tria ἄκρα id est promontoria: Pelorum, Pachinum, Lilybaeum ").
D., che secondo il Casella si rifà alla descrizione della Sicilia fatta da Orosio, delimita la costa orientale della Sicilia con P. e Peloro (v.), in Pd VIII 68 E la bella Trinacria, che caliga / tra Pachino e Peloro, sopra 'l golfo / che riceve da Euro maggior briga...; anche se è accettabile quanto sostiene il Revelli (Italia 68), che cioè nell'antichità e nel Medioevo il termine ‛ promuntorium ' designa, in genere, una penisola più o meno estesa, appare ovvio che D. indica con P. uno dei ‛ luoghi estremi ' della Sicilia, una delle punte cioè, come nel passo di Isidoro già citato.
Per alcuni commentatori antichi (Lana, Ottimo, Pietro, Buti) P. è uno dei tre monti che segnano le tre estremità della Sicilia; corretto, invece, il commento di Benvenuto: " Sicilia... sic [Trinacria] olim dicta a tribus promontoriis magnis, scilicet Lilybaeo, Pachino, Pelloro, unde est triangulata ".
P. ricorre anche in Eg IV 59. È dubbio quale significato simbolico rivesta questo richiamo al paesaggio siciliano. Una congettura possibile è che P. stia per Verona: D. finge di abitare nell'idillico Peloro, cioè Ravenna, e la zona etnea è Bologna; è probabile che P. indichi una località, forse Verona, invidiosa dell'ospitalità di Ravenna.
Se si accetta l'identificazione delle due località siciliane con le due città che ospitarono D., si può pensare che egli abbia scelto P. e Peloro, località geograficamente ‛ opposte ', per simboleggiare la rivalità tra Verona e Ravenna.
Bibl.-M. Casella, Questioni di geografia dantesca, in " Studi d. " XII (1927) 69; G. Reggio, Le Egloghe di D., Firenze 1969, 81-82 nota.