PALENCIA
(lat. Palentia, Palantia, Pallantia)
Città della Spagna centrosettentrionale, capoluogo della provincia omonima, situata a E della Tierra de Campos, sulla riva sinistra del fiume Carrión.Città di antica tradizione, dopo la conquista romana (sec. 2° a.C.) si trasformò in un importante centro di comunicazioni nell'area della valle del Duero. Sede vescovile a partire dal sec. 6°, venne distrutta dai musulmani, che fecero del suo territorio una 'terra deserta'. Dopo un primo restauro nel quarto decennio del sec. 10° (Andrés Ordax, 1989) il vero impulso alla rinascita della città venne dato dal re di Navarra Sancio III il Grande (1000 ca.-1035), che la riedificò (1032) e ne ripristinò l'episcopato (1033), assegnandolo a Poncio, vescovo di Oviedo (Serrano, 1935, I; García Guinea, 1961).Nei secc. 12° e 13° P. fu una delle più importanti città della Castiglia, sede di concili ecclesiastici nel 1113, 1124 e 1148 (García Guinea, 1961, pp. 27-28) e, tra il 1208 e il 1262, della prima università spagnola.Per quel che riguarda l'impianto urbano, verso il 1200 due quartieri andarono coagulandosi intorno alla cattedrale (verso N) e alla parrocchiale di San Miguel (verso S), protetti da una cinta muraria nel cui angolo nordoccidentale, prossimo al fiume, si elevava la fortezza vescovile (Castilla y León, 1989). Nel corso del sec. 13° l'insediamento si estese fuori delle mura: a N - nell'area del vecchio mercato - si stabilirono i Domenicani, a E i Francescani, mentre a S si sviluppò un altro mercato contiguo al quartiere di La Puebla. Alla fine del Medioevo venne costruita una seconda cinta di mura destinata a proteggere l'intero agglomerato. Del tessuto urbano medievale si conservano soltanto la rete viaria e i monumenti religiosi (Castilla y León, 1989).Sotto la navata maggiore dell'attuale cattedrale gotica si trova la doppia cripta di San Antolín, di complessa interpretazione e consistente in un recinto di epoca visigota (sec. 7°), ampliato nel sec. 11° con l'aggiunta di un secondo corpo. Per la sua pianta rettangolare e per la sua possente morfologia costruttiva, la parte visigota potrebbe essere la zona inferiore di un recinto martiriale a due piani, il cui modello sarebbe l'edificio paleocristiano di La Alberca (Murcia), del sec. 4° (Fontaine, 1973; Yarza Luaces, 1979; Andrés Ordax, 1989, p. 23). A precedenti di epoca visigota di filiazione bizantina rimandano sia la struttura sia gli elementi decorativi del settore orientale della cripta: se il fondo a triplice vano evoca São Fructuoso di Montelios (Portogallo) e i suoi prototipi ravennati (Fontaine, 1973), i capitelli corinzieggianti riportano a Córdova, Mérida e Toledo (Puig i Cadafalch, 1961; Fontaine, 1973; Arias Páramo, 1993).La cripta venne ampliata a partire dal 1034, come parte della cattedrale edificata da Sancio III, quando le reliquie di s. Antonino di Apamea, molto venerato nella diocesi di Tolosa, sarebbero state traslate a P. (Gómez Moreno, 1934; Serrano, 1935; García Guinea, 1961; Moralejo, 1990). Sebbene la cripta di San Antolín sia stata considerata il monumento più precoce del Romanico occidentale iberico, per la sua struttura e il suo carattere essa si apparenta con precedenti edifici della monarchia asturiana. Infatti la sua struttura quadrangolare allungata, con volta a botte divisa da archi trasversali in quattro campate e poggiante su di una sorta di zoccolo continuo, rinvia alle sale inferiori della Cámara Santa (cappella di Santa Leocadia, dell'810) e di Santa María de Naranco a Oviedo, dell'842-850 (Gómez Moreno, 1934; Whitehill, 1941; García Guinea, 1961; Yarza Luaces, 1979). Assieme alle chiese, peraltro di tipo basilicale (Schlunk, Manzanares, 1951), di San Pedro di Teverga (1069-1076) e di San Juan y San Pelayo di León (1063), quest'ultima eretta sul luogo dell'od. San Isidro, la cripta rappresenta una testimonianza della sopravvivenza dell'architettura asturiana nel sec. 11° (Bonet Correa, 1980).Quanto al primitivo edificio romanico della cattedrale - il cui unico resto conservato è un'imposta, collocata presso la primitiva porta della cripta protoromanica, con decorazione simile a quelle di San Martín di Frómista -, esso si sarebbe elevato sulla cripta, non avrebbe raggiunto grande ampiezza e sarebbe stato completato da una torre e da un chiostro (Andrés Ordax, 1989). A questa chiesa avrebbe fatto seguito una nuova costruzione, iniziata probabilmente sotto il vescovo Raimondo II (1148-1184) e dedicata nel 1219: un edificio a tre navate scandite da pilastri, con copertura lignea e capocroce voltato (Andrés Ordax, 1989).Tra il 1321 e il 1516 venne costruita l'attuale cattedrale gotica, a tre navate con transetto, deambulatorio, volte a crociera stellari e ricca tracery. I lavori avanzarono molto lentamente e verso il 1410 erano state completate solo le cappelle del deambulatorio e l'attuale cappella del Sagrario (Urrea Fernández, Valdivieso González, 1978; Martínez, 1989). La pianta del capocroce, con corona di cappelle radiali di forma esagonale, segue, insieme a quella della cattedrale di Lugo, il progetto finale della cattedrale di Burgos (1270-1280), che a sua volta rimanda a modelli del Gotico rayonnant parigino (Lambert, 1931; Torres Balbás, 1952; Karge, 1995, pp. 105-116, 202). La costruzione delle navate si protrasse lungo il sec. 15° (Torres Balbás, 1952; Urrea Fernández, Valdivieso González, 1978; Martínez, 1989).La città ospita un buon numero di chiese con resti medievali. A un modello cistercense della scuola ispano-linguadocana rimanda la chiesa parrocchiale di San Miguel, realizzata nella prima metà del sec. 13°, con il suo capocroce a tre absidi, un transetto non sporgente e una navata centrale di quattro campate fiancheggiata da navate laterali con pilastri composti da dodici colonne (Lambert, 1931; Castilla y León, 1989). Sulla facciata occidentale si innalza una torre campanaria, di carattere quasi militare e con reminiscenze francesi, portata a termine verso il 1298 e che si può mettere in relazione con quelle di Plasencia e di Laguardia (Navarro García, 1946; Torres Balbás, 1952). Nella parte inferiore si apre un portale strombato con sei archivolti decorati con figure di angeli. A edifici ispano-linguadocani, come il monastero di San Andrés del Arroyo (Palencia; ca. 1230), rinviano anche i resti del primitivo convento di San Francisco, fondato nel 1246, ubicati nel portico della chiesa attuale, dove, sopra uno zoccolo continuo, si innalzano coppie di colonne con semplici basi e sobri capitelli a tema vegetale, coronati da archi a sesto acuto.Infine, tra le costruzioni tardomedievali si distingue la chiesa del convento di Santa Clara, iniziata nel 1395 sotto il patronato di Alonso Enriquez, almirante di Castiglia (m. nel 1429), e di sua moglie donna Juana de Mendoza (m. nel 1421), allo scopo di farne il loro pantheon. Il capocroce fu portato a termine verso il 1431, mentre alle navate e al portale si lavorò fino alla seconda metà inoltrata del sec. 15° (Navarro García, 1946; Torres Balbás, 1952; Castilla y León, 1989). Una bella immagine della Vergine con il Bambino seduto in posizione inclinata sul ginocchio sinistro, collocata nella cappella di Nuestra Señora de Rocamador, datata poco dopo il 1200 ma con policromia del sec. 14°, è in relazione con analoghe immagini mariane di Nájera (monastero di Santa María) e del gruppo di Burgos (Cook, Gudiol Ricart, 1950; Urrea Fernández, Valivieso González, 1978).Nel Mus. Catedralicio sono degne di nota due sculture tardoromaniche di S. Pietro e S. Paolo, con resti di policromia (Coria, Calvo, 1991), che completano il ricco panorama della scultura romanica palentina dell'ultimo terzo del 12° secolo. Se la raffinatezza del loro intaglio appartiene al linguaggio formale utilizzato dalla bottega che lavorò verso il 1185 nel monastero palentino di Santa María de Lebanza, il carattere statuario di questi apostoli ricorda quello della Cámara Santa di Oviedo. Nel chiostro è inoltre conservato il magnifico portale romanico di San Esteban de Quintanatello, degli inizi del 13° secolo.Nel Mus. Arqueológico Prov. si conservano, tra gli altri, tre pezzi scultorei di straordinaria qualità: un capitello di marmo degli inizi del sec. 10° proveniente dal monastero di Santos Facundo e Primitivo a Sahagún (Noack-Haley, 1993) e due capitelli di arenaria provenienti da San Martín di Frómista, databili intorno al 1090 (Moralejo Alvarez, 1976), e che sono testimonianza della rinascita della scultura monumentale legata al cammino di Santiago de Compostela.
Bibl.:
Fonti. - Viajè de Ambrosio de Morales por orden del Rey Phelipe II a los reynos de León, y Galicia, y principado de Asturias para reconocer las reliquias de Santos sepulcros reales y libros manuscritos de las cathedrales y monasterios, a cura di H. Florez, Madrid 1765 (rist. anast. Oviedo 1977); P. Fernández del Pulgar, Teatro Clerical, apostolico y secular de las iglesias catedrales de España, desde la fundación primitiva y predicación del Evangelio por el Apóstol Santiago y sus discípulos, y preheminencia del Estado eclesiástico secular y regular. Historia secular y eclesiástica del Palencia, desde la reedificación por el rey don Sancho el Mayor hasta el tiempo presente, 3 voll., Madrid 1679-1680 (rist. anast. Palencia 1980); L. Serrano, El obispado de Burgos y Castilla primitiva, 2 voll., Madrid 1935; A. Fernández de Madrid, Silva Palentina, Palencia 1976; T. Abajo Martín, Documentos de la catedral de Palencia (1035-1247), Salamanca 1986.
Letteratura critica. - M. Quadrado, Valladolid, Palencia y Zamora, Barcelona 1885; J. Agapito y Revilla, La catedral de Palencia, Palencia 1896; id., La cueva de San Antolín en la catedral de Palencia. Restos de arte visigodo, Boletín de la Sociedad castellana de excursiones 2, 1905-1906, pp. 193-196; F. Simón y Nieto, Descubrimientos arqueológicos en la catedral de Palencia. Dos iglesias subterráneas, Boletín de la Sociedad española de excursiones 14, 1906, 158, pp. 3-20; E. Camps Cazorla, Arquitectura cristiana primitiva, visigoda y asturiana, Madrid 1929; E. Lambert, L'art gothique en Espagne aux XIIe et XIIIe siècles, Paris 1931; M. Gómez Moreno, El arte románico español, Madrid 1934; W.M. Whitehill, Spanish Romanesque Architecture of the Eleventh Century, Oxford 1941 (19682); R. Navarro García, Catálogo monumental de la provincia de Palencia, Palencia 1946; W.W.S. Cook, J. Gudiol Ricart, Pintura e imaginería románicas (Ars Hispaniae, 6), Madrid 1950 (19802); H. Schlunk, J. Manzanares, La iglesia de San Pedro de Teverga y los comienzos del arte románico en el reino de Asturias y León, AEA 24, 1951, 96, pp. 277-305; L. Torres Balbás, Arquitectura gótica (Ars Hispaniae, 7), Madrid 1952; T. García Cuesta, La catedral de Palencia según los protocolos, Boletín del seminario de arte y arqueología 20, 1954, pp. 115-125; M.A. García Guinea, El arte románico en Palencia, Palencia 1961; J. Puig i Cadafalch, L'art wisigothique et ses survivances. Recherches sur les origines et le développement de l'art en France et en Espagne du IVe au XIIe siècle, Paris 1961; C.J. Bishko, Fernando I and the Origins of the Leonese-Castilian Alliance with Cluny, Cuadernos de historia de España 47, 1968, pp. 31-135; 49-50, 1969, pp. 50-116; J. Fontaine, L'art préroman hispanique (La nuit des temps, 48), La Pierre-qui-Vire 1973; S. Moralejo Alvarez, Sobre la formación del estilo escultórico de Frómista y Jaca, in España entre el Mediterraneo y el Atlantico, "Actas del XXIII Congreso internacional de historia del arte, Granada 1973", I, Granada 1976, pp. 427-434; J. Urrea Fernández, E. Valdivieso González, Ciudad de Palencia, in Inventario artístico de Palencia y su provincia, a cura di J.J. Martín González, Madrid 1978, I, pp. 11-48; J. Yarza Luaces, Arte y arquitectura en España (500-1250), Madrid 1979 (19872), pp. 18, 160; A. Bonet Correa, Arte pre-románico asturiano, Barcelona 1980; M. de Castro, El Real Monasterio de Santa Clara de Palencia y los Enríquez, Almirantes de Castilla, Palencia 1982; C.J. Ara Gil, J.J. Martín González, El arte gótico en Palencia, in Historia de Palencia, I, Edades antigua y media, Madrid 1984, p. 318ss.; C.J. Ara Gil, J. Castán, La puerta del Obispo. Obra escultórica, Palencia 1986; R.A. Martínez González, La iglesia de San Miguel de Palencia, Palencia 1986; J. Agapito y Revilla, La catedral de Palencia, Palencia 1987; J. Yarza Luaces, Definición y ambigüedad del tardogótico palentino: escultura, "Actas del I Congreso de historia de Palencia, Palencia 1985", Palencia 1987, I, pp. 23-59; C.J. Ara Gil, Imaginería gótica palentina, "Jornadas sobre el gótico en la Provincia de Palencia, Palencia 1988", Palencia 1988, pp. 44-56; R. Martínez González, La catedral de Palencia, Palencia 1988; S. Andrés Ordax, La catedral de Palencia y los obispos de la Alta Edad Media (ss. VI-1247), "Jornadas sobre la catedral de Palencia, Palencia 1988", Palencia 1989, pp. 13-42; R. Martínez, La catedral y los obispos de la Baja Edad Media (1247-1469), ivi, pp. 43-66; Castilla y León, I, Burgos, Palencia, Valladolid, Soria, Segovia y Avila, a cura di S. Andrés Ordax (La España gótica, 9), Madrid 1989, pp. 219-243; S. Moralejo, Cluny y los orígenes del románico palentino, el contexto de San Martín de Frómista, "Jornadas sobre el arte de las ordenes religiosas en Palencia, Palencia 1989", Palencia 1990, pp. 9-27; J. Coria, P. Calvo, Guía de la catedral de Palencia, Palencia 1991; R. Martínez González, La catedral de Palencia, Palencia 1992; L. Arias Páramo, Prerrománico asturiano. El arte de la monarquía asturiana, Gijón 1993; S. Noack-Haley, Capital, in The Art of Medieval Spain a.d. 500-1200, New York 1993, pp. 133-134 nr. 62; H. Karge, La catedral de Burgos y la arquitectura del siglo XIII en Francia y España, Valladolid 1995.M.A. Castiñeiras González