Palermo
Città della Sicilia, di cui rappresenta la maggiore agglomerazione urbana, oltre che il capoluogo della regione amministrativa. Il nome antico di P. (gr. Pánormos, lat. Panormus) fu dato dai navigatori greci, ma la città è di origine fenicia e forse si chiamava in punico ziz («fiore»). P. fu potente roccaforte fenicia nell’età greca: nel suo porto si raccolsero infatti flotte cartaginesi nel 480, 406, 391. Solo Pirro riuscì a espugnarla nel 276 e a mantenerla per breve tempo. Conquistata dai romani (254-253) durante la prima guerra punica, P., che aveva cominciato a subire l’influsso greco già agli inizi del sec. 5° a.C., continuò a prosperare in età romana, quando la città fu dichiarata libera e immune e poi, sotto Augusto, vi fu dedotta una colonia. Probabilmente il cristianesimo giunse presto a P. dall’Africa cartaginese, ma le prime testimonianze certe sono tarde: il primo vescovo storicamente accertato è s. Mamiliano (sec. 5°). Assediata e conquistata successivamente da Genserico, Odoacre, Teodorico e nel 535 dai greci di Belisario, Panormus romana andò quasi del tutto in rovina. Risorse sotto la plurisecolare dominazione bizantina, che ne plasmò le istituzioni politico-amministrative e, nonostante l’attiva opposizione del papa Gregorio I, quelle religiose; ma cadde senza lasciar tracce nell’831 dopo circa un anno di assedio, travolta dalla irresistibile avanzata musulmana nell’isola. Della Sicilia araba P. fu il centro militare e amministrativo, e divenne (948) la capitale di uno Stato indipendente fra i più fiorenti del tempo. Resistette a lungo agli eserciti normanni del conte Ruggero e di Roberto il Guiscardo venuti alla conquista della Sicilia e cadde in potere dei due Altavilla solo nel 1072. Sotto i normanni P. riprese la sua prevalente fisionomia di città cristiana, in cui convivevano però le sue tre popolazioni, araba, greco-bizantina e latina, e la minoranza ebraica. Nella prima metà del sec. 13° con Federico II di Hohenstaufen P., favorita nei suoi traffici commerciali, divenne uno dei maggiori centri di vita intellettuale europea, punto d’incontro della cultura araba e di quella latina. Con gli angioini (dal 1266), l’asse politico e militare del regno si spostò sul continente, dove Napoli era la nuova capitale, e la città decadde; la rivolta dei Vespri siciliani (31 marzo 1282) contro il malgoverno francese favorì la conquista del potere in Sicilia da parte degli Aragonesi. Nacque, in seguito alla crisi del potere centrale, il comune e dopo il Vespro esso conquistò di fatto la piena autonomia amministrativa. Con l’annessione diretta della Sicilia alla Corona di Aragona (1412) da parte di Ferdinando I, e durante tutta la dominazione spagnola, P. perse in gran parte la sua fiorente prosperità economica. Scarsa traccia lasciarono a P. il mite dominio sabaudo, fra il 1711 e il 1718, e la successiva dominazione austriaca durata fino alla instaurazione della dinastia borbonica, nel 1736. Il perdurare a P. di un forte sentimento indipendentistico fece accogliere con entusiasmo nel 1799 e 1806 la venuta della corte borbonica, in fuga da Napoli dinanzi all’esercito francese, perché con quella la città riassumeva di fatto la sua antica dignità di capitale; la soppressione (1816) della Costituzione concessa alla Sicilia nel 1812 restituì però P. alla condizione di città provinciale, alimentando una ostilità verso i Borboni. Aspirazioni separatiste operarono anche nella sommossa del 1820, piegata poi, conniventi i baroni, dall’esercito costituzionale napoletano (22 sett.). Nel 1848, dopo il fallimento dell’insurrezione messinese dell’anno precedente, la città assunse funzioni di guida della Sicilia contro la dominazione borbonica: insorti il 12 genn. sotto la guida di R. Pilo e G. La Masa, i palermitani sconfissero le truppe napoletane e costituirono un governo provvisorio siciliano. Dopo il fallimento della prima guerra d’Indipendenza essi furono gli ultimi a cedere dinanzi alle truppe borboniche del generale C. Filangieri, il 15 maggio 1849. Il moto palermitano del 4 apr. 1860, guidato dal mazziniano R. Pilo, fu presto represso nel sangue; ma da esso trasse origine quell’agitazione che, estesasi nell’isola, dette l’avvio alla vittoriosa spedizione dei Mille. Vinti i borbonici a Calatafimi, G. Garibaldi muoveva alla conquista di P. che fu occupata dai garibaldini e capitolò il 6 giugno. Divenuta quindi sede del governo provvisorio siciliano di F. Crispi, P. votò anch’essa l’annessione al regno d’Italia (5 nov. 1860). La delusione dopo l’Unità si manifestò violentemente nel 1866: nei giorni dal 16 al 22 sett. alcune migliaia di insorti s’impadronirono di P., mentre le truppe e le autorità si asserragliavano negli edifici pubblici. Più tardi il disagio popolare favorì l’eccezionale sviluppo del primo socialismo nella città e nella provincia. Nel maggio 1892 si svolse a P. il 18° congresso delle Società operaie affratellate, di origine mazziniana; esattamente un anno dopo, vi si tenne il congresso dei Fasci siciliani. Durante la Seconda guerra mondiale la città subì gravissimi danni dai bombardamenti aerei, specialmente dal gennaio al giugno 1943. Nel corso delle operazioni per l’occupazione della Sicilia, gli anglo-americani entrarono nella città il 24 luglio 1943.