panlogismo
Composto dei termini gr. πᾶν «tutto» e λόγος «ragione». Concezione secondo la quale tutto il reale può essere ricondotto, senza residui, a elementi razionali. La visione filosofica che il p. esprime ha una lunga storia: a partire dalla dottrina delle idee di Platone fino alle grandi metafisiche razionaliste del 17° sec., come quelle di Spinoza e di Leibniz. Tuttavia, il termine, coniato nel 19° sec. dall’esponente della destra hegeliana J.E. Erdmann, si riferisce soprattutto a un aspetto fondamentale della filosofia di Hegel, espresso da quest’ultimo in un passo, divenuto canonico nelle discussioni successive, della Prefazione ai Lineamenti di filosofia del diritto (1821): «Ciò che è razionale è reale; e ciò che è reale è razionale». Già le posizioni filosofiche di Schelling successive alla rottura con Hegel hanno come obiettivo polemico tale concezione, rispetto alla quale egli rivendica l’irriducibilità dell’esistenza all’essenza. Anche la rivendicazione dell’irriducibilità del male, che nel secondo Schelling viene visto come un momento interno alla stessa divinità, e l’insistenza da lui posta sul tema della caduta dell’Assoluto o principio primo nel sensibile, vista come un evento che non può essere ricondotto mediante la dialettica alla ragione, hanno di mira proprio il p. hegeliano. Analoghi motivi di polemica contro la razionalizzazione integrale del reale si trovano in Schopenhauer, e anche la divisione della scuola hegeliana in una destra e una sinistra, prodottasi dopo la scomparsa del maestro, ha uno dei motivi principali nell’accettazione, da parte della prima, del principio secondo cui «ogni reale è razionale», che la seconda, con Bauer, Feuerbach, Stirner e Marx, rifiuta. In consonanza con questi ultimi, Kierkegaard farà del p. uno dei principali temi della sua polemica con Hegel, riprendendo con propri termini o alla lettera anche molte posizioni schellinghiane, come per es. il tema del «salto». In Kierkegaard il termine assume anche una particolare accentuazione politica, che peraltro non mancava già in Schelling e in alcuni esponenti della sinistra hegeliana come Stirner: riducendo tutto il reale a razionalità, il p. esclude e reprime gli aspetti irriducibilmente individuali, e in partic. quelli sentimentali, dell’esistenza umana e apre perciò a un mondo meccanizzato, massificato e totalitario. Attraverso Kierkegaard e la sua riscoperta nel 20° sec. da parte della filosofia esistenzialistica e della Scuola di Francoforte, la polemica con il p. arriva ai giorni nostri e si collega strettamente alla critica del totalitarismo, parte essenziale della filosofia politica del secondo Novecento.