panpsichismo
Composto dei termini gr. πάν «tutto» e ψυχή «anima». Ogni concezione che consideri come animata l’intera realtà. Sia nella forma più elementare dell’animismo, sia in quella più evoluta dell’ilozoismo, il p. è agli inizi della speculazione filosofica. Venuto poi a cadere in seguito a una più approfondita delimitazione del concetto di anima (➔), il p. risorge nel Rinascimento. Nel pensiero moderno, il termine si distingue da quello di idealismo, in quanto designa una concezione del mondo come sintesi di infiniti centri di consapevolezza: in tal senso, un sistema panpsichistico è stato considerato la monadologia leibniziana. Su posizioni panpsichiste si sono allineati più o meno apertamente, nel 19° sec., pensatori di varie tendenze, filosofi (spiritualisti e non) e scienziati; in Germania E. von Hartmann, Theodor Gustav Fechner, Lotze, Paulsen, Haeckel; in Inghilterra Clifford e più tardi Schiller; negli Stati Uniti Strong e Montague, mentre si possono ritenere in tutto o in parte aderenti a queste posizioni sia James sia Royce. Nell’ambito della riflessione novecentesca, il pensatore in cui si avverte maggiormente la suggestione dell’ipotesi panpsichista è forse Whitehead.