PANTICAPEO (Παντικάπαιον)
Città greca sulla sponda occidentale degli stretti di Azov (Bosporo Cimmerico), oggi Kerč′ nella Crimea. Panticapeo fu una delle colonie greche fondate dagli Ioni ed Eoli nella Crimea, sul litorale degli stretti di Azov e del Mare Nero, e sulla riva opposta degli stretti, che gli antichi chiamavano Asiatica, cioè sulla spiaggia dell'odierna penisola di Taman, regioni che in tempi protostorici erano occupate da Cimmerî e dal sec. VIII a. C. da Sciti. La data della fondazione di Panticapeo è sconosciuta, ma è molto probabile che essa fosse fondata dai Milesî dopo il periodo delle guerre civili a Mileto, che ha avuto fine nel 540 a. C.
Diodoro dice che dal 480-79 fino al 438-437 a Panticapeo "regnavano" gli Archeanattidi. Questa dinastia da molti è stata creduta fittizia, come anche la data del suo governo. La scoperta recente del nome Archaeanax fra i nomi dei membri delle famiglie aristocratiche di Mileto nel sec. VI e l'analogia di altre colonie greche governate nel primo tempo dai "re" discendenti dallo ctiste (pe es. Cirene e i Battiadi) fa pensare che la dinastia degli Archeanattidi sia storica, mentre le date forse furono rimaneggiate da Diodoro.
Probabilmente nello stesso tempo s'iniziò lo sviluppo del "regno" bosporano, una creazione politica e commerciale determinata dalle condizioni di vita delle colonie greche in quelle lontane regioni scitiche. Ebbe il suo punto di partenza da Panticapeo che divenne il centro dello stato Bosporano.
Nel 438-437 incomincia una nuova dinastia di ἄρχοντες, ossia tiranni di Panticapeo: quella degli Spartocidi. Il primo rappresentante della dinastia fu Spartoco I (438-433), seguito da Satiro (433-389), Leucone (389-349), Spartoco II (349-344) e Perisade (349-310). Forse la nuova dinastia fu fondata da capitani di truppe mercenarie tracie al servizio della città di Panticapeo. I primi Spartocidi hanno consolidato il regno Bosporano e hanno esteso i suoi confini facendone uno degli stati più importanti del mondo greco nella seconda metà del sec. V e nel secolo IV a. C. Gradualmente incorporarono nel loro stato tutte le città greche della Crimea orientale e della penisola di Taman, fondarono nuove colonie greche, resero dipendenti da loro molte tribù indigene vicine alle città greche, riuscirono a fare riconoscere la loro indipendenza di fatto dai re sciti e seppero organizzare una produzione razionale e un commercio importante specialmente di grano e di pesce fra le città greche dell'Egeo da una parte e i re scitici padroni delle praterie fertili e dei fiumi della Russia Meridionale dall'altra. Nei primi anni del loro governo dipendevano nella vita politica e commerciale da Atene, ma nel secolo IV emancipatisi da questo dominio compaiono come membri liberi e importanti della grande famiglia degli stati greci. Il "tiranno" del Bosporo meglio conosciuto a tutti i Greci fu Leucone I, che nella tradizione storica appare come un principe ideale di uno stato greco. Gli ultimi Spartocidi che noi conosciamo bene sono Eumelo (310-304) e suo figlio Spartoco III (304-284). Al tempo loro il Bosporo era ancora uno stato ricco e forte. E così era anche al tempo di Perisade II (284-dopo 250), successore di Spartoco III, che fu in relazioni politiche con Delo, Rodi e l'Egitto. Ma dopo Perisade II incomincia la decadenza che dura per più di cento anni e finisce con l'incorporazione del regno Bosporano nell'impero di Mitridate il Grande (circa 120 a. C.).
L'importanza del Bosporo nel primo periodo della sua vita non consiste solamente nell'aspetto economico della vita dello stato Bosporano, nella parte che ha avuto nell'approvvigionamento del mondo antico e nello sviluppo del suo commercio. Non è da dimenticare che gli "archontes" bosporani hanno fatto sentire il loro genio creativo anche in altri campi della propria attività. Furono tra i primi a trovare il modo di conciliare la struttura della polis greca con un regime monarchico regolarmente costituito e in questo, come nell'organizmzione delle forze armate e del culto reale, furono i predecessori dei re ellenistici. È interessante vedere come i "tiranni" di Panticapeo per i loro sudditi greci sono sempre rimasti "archontes" mentre per le tribù barbare che dominavano erano "re (βασιλεῖς). Ma il merito più grande dei sovrani bosporani fu nel campo della cultura e civiltà. In questi paesi lontani non solo serbarono intatte la vita e la civiltà greche, ma le fecero irradiare intorno associando alla civiltà greca sia i loro padroni Sciti sia i loro sudditi (parecchie tribù indigene). Grazie alla duttilità del genio greco i Bosporani hanno saputo creare per i loro padroni e clienti sciti un'arte originale e forte, mezzo greca mezzo iranica, che si è sviluppata più tardi nell'ambiente iranico e ha creato l'arte partica e sassanidica. Quest'arte realistica ci ha tra l'altro conservato vividi quadri della religione e della vita sociale e militare degli Sciti e Sarmati dell'attuale Russia meridionale.
Durante il governo degli ultimi Spartocidi le città del regno bosporano si fecero sempre meno greche. I principi bosporani della fine del sec. II erano in strette relazioni coi loro vicini - re e principi sciti e sarmati -, e l'elemento iranico stava per predominare nella popolazione delle città greche. Dopo la conquista del regno bosporano da parte di Mitridate l'iranizzazione delle città greche divenne sempre più accentuata. Quando dunque dopo Mitridate il regno bosporano fu entrato nell'orbita degl'interessi politici ed economici dei Romani, i nuovi padroni trovarono la grecità pontica in decadenza e l'iranismo in ascensione. Per i Romani il Bosporo e le altre città greche del Mar Nero hanno sempre avuta una doppia importanza. Erano città greche e lo stato romano riguardava la protezione della grecità nel Ponto come uno dei suoi doveri. D'altra parte il pericolo iranico era sempre una delle più gravi preoccupazioni del governo romano, specialmente dopo la fine delle guerre civili. Per lo stato romano mantenere l'indipendenza delle città greche sul litorale nord del Mar Nero e specialmente il ricco e bene organizzato stato bosporano era anche questione di prudenza e di difesa. D'altra parte i prodotti del regno bosporano servivano per approvvigionare gli eserciti romani concentrati nella Cappadocia, nel Ponto e nell'Armenia.
Le vicende dello stato bosporano, dopo la morte di Mitridate e del suo successore ed erede Farnace, sono poco e male conosciute. Lo stato romano nel periodo delle guerre civili intendeva da una parte di mantenere per quanto fosse possibile la libertà delle città greche, dall'altra di avere sul trono bosporano un suo fedele cliente. In questa maniera si comportarono Pompeo e, dopo di lui, Cesare nelle loro relazioni col Chersoneso e il regno bosporano. Si sa che Pompeo riconobbe Farnace re del Bosporo, ma allo stesso tempo conferì la libertà alle città del suo regno. Dopo la rivolta e la morte di Farnace Cesare mandò a Panticapeo Mitridate di Pergamo che doveva occupare il posto tenuto da Asandro, l'uccisore di Farnace. Con lo stesso scopo Augusto, appena ebbe tempo di occuparsi delle cose pontiche, sostenne contro Asandro dei pretendenti e riconobbe principe legittimo del Bosporo la moglie traditrice di Asandro, Dynamis: Asandro era troppo forte e indipendente per il governo romano. Più tardi Dynamis fu sacrificata a Polemone, cliente d'Augusto. Gli ultimi anni d'Augusto e i primi di Tiberio costituiscono il periodo più oscuro nella storia del Bosporo. Non sappiamo quali siano state le relazioni tra Dynamis, che probabilmente viveva ancora dopo la morte di Polemone, e Aspurgo che regnò certamente dal 10 al 37 d. C.; è noto soltanto che Aspurgo finalmente governò nel Bosporo per parecchi anni, come re cliente di Roma. Al tempo di Claudio il figlio di Aspurgo, Mitridate, tentò di liberarsi dal patronato romano, ma fallì dopo un intervento militare di Roma. Suo fratello Coti occupò il trono come fedele cliente di Roma e la dinastia da lui fondata servì fedelmente gl'interessi romani fino al sec. III d. C. Dal 45-46 d. C. fino alla seconda metà del sec. III conosciamo più di dieci re del Bosporo con le loro date, tutti vassalli di Roma. I nomi più frequenti sono da una parte traci: Coti, Rescuporide, Remetalce, dall'altra riflettono le relazioni sarmatiche dei re. Molto popolare era il nome classico Sauromates. Delle loro guerre contro i Sarmati conosciamo poco. Pare che di fronte ai Sarmati servissero da informatori e mediatori per il governo romano. I loro nemici principali erano gli Sciti della Crimea e i pirati del Mar Nero. Producevano grano che vendevano alle città di Grecia e d'Asia Minore e specialmente agli eserciti romani stanziati dall'altra parte del Mar Nero e mandavano coorti e ali ausiliarie all'esercito romano. Dal punto di vista amministrativo dipendevano dalla provincia del Ponto.
La storia del regno bosporano nella seconda metà del sec. III è molto oscura. Certo è che i re di quest'epoca non erano più vassalli di Roma, ma sudditi e clienti di Goti, Alani e Borani che avevano fondato un potente stato nella Russia meridionale e facevano uso del porto di Panticapeo per le loro spedizioni marittime contro l'impero romano. Quali fossero le relazioni degli Unni col Bosporo non sappiamo. Ma è certo che la città di Panticapeo non era perita né per consunzione né per distruzione. Nel 362 d. C. al tempo di Giuliano, lottava ancora contro i barbari come città dell'impero romano e nel 518-527 Giustino I riconobbe i Bosporani come suoi sudditi. Giustiniano finalmente fece l'ultimo sforzo per mantenere Panticapeo come città dell'impero e come centro della civiltà bizantina. Dopo il suo regno, Panticapeo non ebbe più esistenza indipendente, benché certamente il sito non rimanesse mai disabitato fino ai tempi nostri.
Lo stato bosporano del periodo dell'impero romano non era più lo stato degli Spartocidi. La vera essenza dello stato degli Spartocidi era greca, quella dello stato dei discendenti di Mitridate iranica. È vero che i cittadini di Panticapeo e d'altre città del regno parlavano e scrivevano in greco e non dimenticarono mai la loro lingua materna e la loro patria egea. La scuola rimase greca sino alla fine della città. Ma il regime, la vita sociale ed economica e la religione diventarono sempre più iranizzati. Il regno bosporano somigliava a un regno partico in miniatura piuttosto che a un piccolo impero romano. Era più ellenizzato del regno armeno, ma probabilmente meno del regno di Commagene. Il re portava il titolo orientale "re dei re" e la sua corte e l'amministrazione erano del tutto simili a quelle dei regni irano-ellenistici. Le divinità principali portavano nomi greci, ma l'essenza del loro culto e delle idee religiose era orientale. La struttura sociale trova il suo paragone non nelle città greche ma nei regni feudali del prossimo Oriente: templi e signori feudali per cui lavoravano migliaia di servi indigeni. Cambiano anche il modo di vita e il vestito. Sulle stele e gli affreschi di Panticapeo i cittadini di questa città sono vestiti in un costume semi-orientale e combattono con armi e alla maniera dei Parti: pesanti guerrieri catafratti con elmo e corazza orientali e con la lancia lunga e pesante montati su cavalli coperti anch'essi di una corazza di metallo. L'arte locale, specialmente la pittura nelle tombe, non è più l'arte greca. Il sistema decorativo, gli ornamenti, la composizione e lo stile trovano paralleli non in Grecia e nel mondo latino, ma solo nel prossimo Oriente, nei paesi iranici e semi-iranici come Palmira, la Mesopotamia, la Partia.
È importante notare che quest'aspetto orientale della civiltà e dell'arte è rimasto tal quale anche dopo la fondazione del regno gotico. È noto che un nuovo stile ornamentale si formò qui per l'uso dei nuovi padroni della-Russia meridionale, lo stile policromo della gioielleria, che porta nella storia d'arte il nome gotico, ma la cui essenza è iranica. Questo stile coi Goti e gli Alani si sparse per tutta l'Europa centrale e fu lo stile ornamentale del periodo delle migrazioni.
Il sito di Panticapeo è stato esplorato sistematicamente da archeologi russi per più di cento anni. Della topografia della città conosciamo poco. La città moderna di Kerč′. impedisce un'esplorazione sistematica. La città era fortificata, aveva un porto grande e bene organizzato, parecchi templi, una piazza del mercato grande e bella, e sulla cima della collina, probabilmente il palazzo dei re. Ricchissima è la necropoli. Le tombe più antiche appartengono alla seconda metà del sec. VI a. C. Fino al sec. IV mantengono un carattere greco e sono piene di oggetti importati. Alla fine del secolo V e specialmente al secolo IV e III a. C. appartengono le tombe monumentali in forma di tumuli così caratteristiche per la città di Panticapeo e per le altre città del regno bosporano. Nelle numerose camere di pietra tagliata di questi tumuli di una architettura originale, si sono trovate ricchezze enormi seppellite con il defunto, che costituiscono la più bella parte delle raccolte dell'Ermitage.
Un'altra specialità di Panticapeo sono le tombe a camera scavate nella roccia e spesso dipinte, che ci dànno una idea dello sviluppo della pittura decorativa murale greca e greco-iranica per parecchi secoli. In vicinanza di P. e d'altre città del regno si sono trovati anche ricchissimi tumuli sciti con notevoli prodotti degli artisti e artefici locali, che lavoravano specialmente per i loro clienti sciti. Un'altra peculiarità di queste tombe ricchissime sono gli oggetti in legno, specialmente sarcofagi, ben conservati, e varî tessuti importati dalla Grecia, dall'Asia Minore e anche dalla lontana Cina.
Bibl.: Fonti letterarie, epigrafiche e numismatiche: V. V. Latyšev, Scythica et Caucasica, I-II, Pietroburgo 1890-1904; id., Inscriptiones Antiquae orae Septentrionalis Ponti Euxini Graecae et Latinae, ivi, I, 2ª ed., 1916, II, 1809; III (in preparazione); IV, supplemento ai voll. I e II, 1901; E. H. Minns, Scythians and Greeks, Cambridge 1913, p. 639 (iscrizioni scelte che si riferiscono alla storia del Bosporo); P. O. Buračhov, Catalogo generale delle monete delle colonie greche del littorale settentrionale dell'Eussino, Odessa 1881 (correzioni in un volume di Berthier de la Garde, Mosca 1907); E. H. Minns, loc. cit., tav. V-VIII (monete scelte); M. Rostovtzeff, Skythien und der Bosporus, Berlino 1933.
Storia: E. H. Minns, Scythians and Greeks in South Russia, 1913, p. 563 segg.; M. Rostovtzeff, Iranians and Greeks in South Russia, Oxford 1922, p. 61 segg.; id., in Cambridge Anc. Hist., VIII, p. 561 segg. (in questi libri un elenco completo delle pubblicazioni anteriori). S. A. Žebelev, Le origini dello Stato Bosporano, in Bull. de l'Acad. des Sciences de l'U. R. S. S., 1933, p. 799 segg.; id., L'ultimo Perisade e la rivoluzione scita nel Bosporo, nelle Notizie dell'Accademia della storia d. cultura materiale, n. 70 (1933).