BONAPARTE, Paolina (Maria Paola)
Nacque ad Ajaccio il 20 ott. 1780, da Carlo e da Letizia Ramolino. Era la più bella e la più gaia della famiglia e crebbe prediletta e viziata; particolarmente buona, però, e docile nei momenti della necessità, singolarmente forte in quelli della disgrazia. Molti anni dopo Napoleone la ricorderà con rimpianto: "la plus belle femme de son temps peut-être, a été et demeurera jusqu'à la fin la meilleure créature vivante" (E. Las Cases, Le Mémorial de Sainte-Hélène, IV, Paris 1926, p. 106).
Con un piccolo spunto di ribellione, subito soffocato, la B. si rassegnò alla volontà del fratello che troncò il suo idillio con il deputato della Convenzione Stanislas Fréron, sull'orlo della disgrazia politica, e la fece sposare il 14 giugno 1797, a Mombello, con uno dei suoi migliori amici, il generale Charles-Victor-Emmanuel Leclerc. La B. seguì il marito nei successivi spostamenti, a Milano, dove il 20 apr. 1798 nacque il figlio Dermide, a Parigi, a Rennes, e infine a San Domingo, dove Leclerc, comandante in capo della spedizione che doveva domare la rivolta scoppiata nell'isola, morì di colera nella notte tra il 2 e il 3 nov. 1802.
Sinceramente desolata, in vesti abbrunate, Paolina tornò a Parigi, con il figlioletto (che morirà nel 1804 nei pressi di Roma); ben presto, però, cominciarono ad apparire i primi sintomi della sua insofferenza per i vincoli e i sacrifici della vedovanza: un complotto familiare e politico, che vide in primo piano il fratello Giuseppe, il rappresentante toscano L. Angiolini e il legato pontificio G. B. Caprara, fece apparire al suo fianco un brillante pretendente, il principe Camillo Borghese. Napoleone approvò il matrimonio e non fece mancare la sua protezione agli sposi, anche se, irritato da una cerimonia religiosa segreta, avvenuta a sua insaputa nel castello di Mortefontaine il 28 ag. 1803, che non aveva rispettato il termine del lutto ufficiale, non presenziò personalmente al rito civile del 6 novembre successivo nella stessa località.
"Vous devez être actuellement mûre et sensée" egli ammoniva la sorella (Fleuriot, p. 87), e con l'intenzione sincera di compiacerlo, munita di fastosi abiti e di ricchi gioielli, Paolina si avviò con il marito verso Roma. Splendida fu l'accoglienza del papa, del card. Consalvi, dei nobili, lieti di dare ospitalità alla sorella prediletta del Bonaparte. Ma nonostante gli altri consigli da questo avuti ("ne méprisez jamais rien, trouvez tout beau, et ne dites pas: à Paris il y a mieux que cela": ibid., p. 92), presto Paolina si accorse che la fastosità e la ricchezza dei palazzi romani nascondevano la noiosa monotonia di un'esistenza ritmata solo dal conformismo sociale e dallo zelo religioso. E presto cominciò la lotta con il potente fratello per poter tornare definitivamente in Francia, per poter essere più libera dai legami della vita familiare, lotta che durò a lungo, ebbe varie riprese tutte le volte che essa si rifiutò di seguire il principe Borghese nelle sue missioni, o si scontrò con l'imperatrice, ma che finì sempre con la sua vittoria. Nella cerimonia dell'incoronazione brillava in primo piano, completamente inserita nella cerchia imperiale; seguì ancora il marito, nominato governatore dei dipartimenti transalpini, nel suo solenne ingresso a Torino il 23 apr. 1808, ma poco dopo abbandonò anche il Piemonte: era l'inizio della separazione definitiva. Dopo di allora, la B. trascorse la sua vita nella splendida casa di Neuilly, presso Parigi, a Nizza e in altre note località di cura e di soggiorno.
A differenza delle sorelle Elisa e Carolina, Paolina, che aveva ricevuto il 30 marzo 1806 il titolo di duchessa di Guastalla, si curava poco dei problemi politici del momento e della sua personale affermazione, mostrandosi ambiziosa solo in alcuni casi di prestigio formale e di interesse finanziario. Avida di libertà e di piaceri, era incoraggiata nella sua vita di fastosa mondanità dalla tolleranza dello stesso imperatore, che sembrava voler far dimenticare all'alta società francese la preoccupazione della guerra, il rombo sempre più vicino del cannone. E nelle vicende del primo Impero Paolina ha una parte e un significato che meritano di essere approfonditi, se non dallo studioso di storia politica, da quello del costume.
Con molta facilità si appuntarono sulla B. le critiche degli oppositori al regime napoleonico, poi maggiormente appesantite nel clima della Restaurazione. Certo, pur in una epoca e in un ambiente caratterizzati da una grande libertà di vita, ella fu eccezionalmente prodiga dei propri favori, ma la lista che è stata spesso tentata, con serietà quasi scientifica, delle sue avventure galanti, è impresa inutile, oltre che difficile. Basti ricordare il nome degli uomini che più a lungo durarono al suo fianco, o più grande influenza ebbero su di lei, o furono i più (noti come il conte di Fourbin, il musicista F. Blangini, l'ufficiale Jules de Canouville, l'attore Talma), e la bellissima statua del Canova, che la raffigurò, tra il 1804 e il 1805, come "Venere vincitrice", statua che contribuì a mantenere vivo nel tempo il mito della sua bellezza e della sua galanteria.
Tanta gioia e tanta spensieratezza di vita sarebbero state duramente e nobilmente pagate: Paolina fu l'unica, fra i fratelli di Napoleone, che divise con lui la vita di esilio all'Elba e che tentò invano di raggiungerlo a Sant'Elena, l'unica che fu prodiga di soccorsi materiali e morali. Sorvegliata strettamente dagli alleati durante l'avventura dei Cento giorni nella villa di Compignano in Lucchesia, poté poi raggiungere Roma. "Tout est dans un désordre affreux, je n'ai plus rien à me mettre" aveva scritto desolata (Fleuriot, p. 239), ma non si trattava di affrontare solo un problema di guardaroba: se ne erano andate, insieme con la potenza, anche la bellezza, la ricchezza e la salute (che non era mai stata fiorente). Tentò di riavvicinarsi al marito, il quale la respinse, memore dei torti ricevuti, e che, solo dopo la mediazione dei cardinali Albani e Consalvi, acconsentì nel 1816 a firmare una transazione finanziaria. La B. visse da allora a villa Sciarra, ribattezzata villa Paolina, nei pressi di Porta Pia, facendo lunghi soggiorni in Toscana, ai Bagni di Lucca e a Pisa, dove l'allietò l'ultima tenera amicizia con il musicista G. Pacini.
Nel 1824 si rivolse con umili, commoventi lettere al marito, che, sebbene fosse uscito vittorioso da una causa discussa al tribunale della Sacra Rota, le riaprì a Firenze le porte della sua casa: a palazzo Salviati entrò l'ombra della splendida creatura di un tempo. Pochi mesi dopo la B. moriva, il 9 giugno 1825, in una villa sulla collina di Montughi; il suo corpo, trasportato a Roma, venne sepolto nella cappella della famiglia Borghese a Santa Maria Maggiore.
Bibl.: La bibliografia è vastissima: la B. è uno dei personaggi dell'epoca napoleonica su cui maggiormente il favore dei biografi si è incontrato con l'interesse dei lettori, il problema storico e la ricerca erudita con il gusto della caratterizzazione psicologica e della ricostruzione ambientale. Numerose anche le opere di tono esclusivamente letterario e romanzesco. Fra le biografie: F. Masson, Napoléon et sa famille, Paris 1897-1919, I, pp. 150-164, 183 ss.; II, pp. 27 ss., 220 ss., 403 ss., 418 ss.; III, pp. 118 ss., 330 ss.; IV, pp. 423 ss.; VI, pp. 239 ss., 350 ss.; VII, pp. 73 ss., 360 ss.; VIII, pp. 327 ss.; X, pp. 71 ss., 306 ss., 366 ss., 419 ss.; XII, pp. 74 ss., 279 ss.; XIII, pp. 265 ss., 381 ss.; H. d'Alméras, Une amoureuse: P. B., Paris 1907; H. Fleischinann, P. B. et sesamants, Paris 1910; J. Turquan, Les soeurs de Napoléon, I, Paris s.d., pp. 221-321; B. Giovannetti, P. B., Roma 1926; W. A. Chattin Carlton, Pauline,favourite sister of Napoleon, London 1931; E. Lazzareschi, Le sorelle di Napoleone: Paolina, Firenze 1932; P. Luzzatto Guerrini, Paolina, Firenze 1932; A. Lancellotti, I Napoleonidi, Roma 1936, pp. 77-123; J. Kühn, Pauline Bonaparte, Paris 1937 (trad.; è la biografia più completa); P. Fleuriot de Langle, La Paolina soeur de Napoléon, 2 ediz., Paris 1946; P. Nabonne, Pauline Bonaparte, Paris 1949; P. Dixon, Paoline, London 1964. Fra i saggi, frutto per lo più di locali ricerche di archivio: D. Silvagni. Madama Letizia e PaolinaBorghese, in Nuova Antol., 1º ott. 1884, pp. 401-429; G. Sforza, Il soggiorno... della princ. P. B. ai Bagni di Lucca, in Revue napoléonienne, I (1901), pp. 1-7; Id., P. B. aCompignano ea Lucca,ibid., I (1902), pp. 144-183; Id., La princ. P. B. inesilio,ibid., II (1902), pp. 62-75; Id., Ricordi e biografie lucchesi, Lucca 1916, pp. 126-240; H. Fleischmann-P. Bart, Lettres d'amourinédites de Talmaà la princesse Pauline Borghèse, Paris 1912; P. Parducci, Il matrimonio di Camillo Borghese con P. B. nelcarteggio di L. Angiolini, in Vita ital., XX (1932), pp. 300-332, 699-719; G. Borghetti, P. B. davanti alla Sacra Rota, in Nuova Antol., 1º sett. 1932, pp. 102-113; P. Pecchiai, I soggiorni romanidi P. B., in Strenna dei romanisti, VII (1946), pp. 205-215; P. Torriani, Il figlio di P. B., in Nuova Antol., luglio 1956, pp. 385-390; B. Rouppert, I matrimoni religiosi di Paolina ed Elisa Bonaparte, in Riv. ital. di studi napol., VII (1958), pp. 105-120; G. Lera, La villa di Compignano e i "Cento giorni" di P. B., Lucca 1962. Fra le opere di carattere più generale: D. Angeli, I Bonaparte a Roma, Milano 1938, pp. 111-134; F. Charles-Roux, Rome asile des Bonaparte, Paris 1952, pp. 22 s., 26, 66, 87 s., 108, 115 s.; A. Corsini, I Bonaparte a Firenze, Firenze 1961, ad Indicem; per la statua del Canova, P. Della Pergola, P. BorgheseBonaparte di A. Canova, Roma 1953.