CESA BIANCHI, Paolo
Ingegnere architetto, nacque a Milano da Domenico e da Maddalena Bossi il 29 nov. 1840. Apparteneva a una famiglia milanese molto nota, discendente, dal Cinquecento, dal Cesa e dai Bianchi, i cui membri, dal 1850 ad oggi, sono stati importanti professionisti: ingegneri, architetti, medici e avvocati. Anche il fratello Luigi fu un ingegnere assai noto a Milano, ebbe sette figli, fra cui Ettore, il famoso tenore, e Domenico, il grande clinico, primario dell'Ospedale Maggiore di Milano. La figlia del C. sposò l'architetto Cesare Nava.
Il C. studiò a Pavia, dove conseguì nel 1863 il titolo di dottore in matematica, e poi a Milano dove si laureò ingegnere civile nel 1867 al regio istituto tecnico superiore, frequentando anche il corso che Camillo Boito vi teneva per gli allievi ingegneri. Il ritardo con cui conseguì la laurea fu dovuto all'intensa attività patriottica, che lo portò come volontario alla seconda spedizione in Sicilia nel 1860 e alla campagna del 1866.
Prime opere architettoniche furono tre case costruite a Milano, nel decennio 1870-80, per le famiglie Baslini, Motta e Righini, e il Grand Hôtel Nervi a Nervi (per il marchese Groppello). Nel 1882 fu nominato direttore dei restauri della chiesa di S. Babila a Milano, restauri che si protrassero sino al 1905.
Secondo la tendenza del tempo, il restauro cancellò all'interno le tarde strutture decorative, rimettendo in luce l'originaria struttura romanica, integrando, ogni qual volta fosse necessario, con elementi e particolari "in finto antico". Le decorazioni pittoriche furono eseguite da Luigi Cavenaghi, gli arredi e l'altare da Ludovico Pogliaghi. Il C. disegnò pure l'altar maggiore, il pulpito e i plutei. L'intervento dell'architetto tese a ripristinare lo "stile lombardo" più corretto, ottenendo un risultato che noi oggi giudichiamo freddamente accademico. Per rendere "integro" il fianco destro, visibile lungo il corso Monforte, fu distrutta una cappella cinquecentesca di stile bramantesco. La facciata, poi, fu un'autentica "invenzione": distrutta la fronte secentesca (fra l'altro ben conservata), il C. progettò, per ipotesi e senza alcuna documentazione, una soluzione in stile "pseudolombardo". La facciata fu realizzata nel 1905, sotto la direzione dell'architetto Cesare Nava, suo genero, noto artefice di numerosi restauri di chiese romaniche milanesi.
Nel 1890 il C. pose mano anche alla chiesa di S. Raffaele, in via S. Redegonda a Milano, la cui facciata (iniziata dal Pellegrini su precedente progetto di Galeazzo Alessi) si presentava incompiuta. L'architetto vi aggiunse un ordine superiore, senza conoscere il disegno originale (ritrovato solo anni più tardi all'Archivio di Stato: F. Malaguzzi Valeri, in Rassegna d'arte, III[1903], p. 58), e lavorando pertanto secondo le convenzioni della trattatistica. Negli stessi anni il C. costruì, in stile gotico lombardo, l'edicola funeraria per la famiglia Lovati-Chiappa nel cimitero monumentale. Nel 1894 realizzò l'ampliamento della chiesa di Desio, alla quale pose una cupola ispirata a quella del Sangallo per S. Biagio a Montepulciano. Nel 1902 progettò, con il fratello Luigi, la chiesa di S. Antonio da Padova, costruita nel 1906 in via Farini a Milano, presso il cimitero monumentale. Nel 1910 il C. fece un progetto per il palazzo della posta da edificarsi sull'area demaniale dell'ex convento del Bocchetto, in prossimità della chiesa di S. Maria Segreta. Questo edificio, poi realizzato in forme ampliate dall'ingegner Giannino Ferrini, rientrava nel nuovo "quartiere degli affari" previsto nei pressi di piazza Cordusio. Il C. intervenne anche nelle vivaci discussioni che si accesero a Milano tra il 1884 e il 1889 sul piano regolatore dell'ingegner C. Berutto, e in particolare sull'utilizzo dell'area dell'ex piazza d'armi dietro al Castello Sforzesco. Prevalendo in seno alla commissione edilizia (di cui facevano parte Camillo Boito e Luca Beltrami) il criterio di destinare l'area a parco, il C. presentò alle autorità un progetto, così come fecero anche gli architetti L. Broggi, E. Alemagna e G. Ceruti (il parco fu poi realizzato, dopo il 1891, sul progetto di Alemagna).
All'attività di libero professionista affiancò, dal 1877 e per oltre quarant'anni, quella di "ingegnere-architetto della Fabbrica del duomo di Milano", carica prestigiosa in cui si erano succeduti Giuseppe Pestagalli (dal 1813 al 1853), Ambrogio Nava (dal 1853 al 1860) e Giuseppe Vandoni (dal 1860 al 1877). Nel 1912, scaduto da questa carica, fu nominato dal Consiglio della Fabbrica del duomo "membro consigliere e architetto onorario".
Per il completamento della cattedrale milanese, il C. realizzò le due torricelle ai fianchi del tiburio, la prima su disegno di Giuseppe Vandoni, la seconda (che attualmente porta il nome di "gugliotto Cesa Bianchi") su progetto proprio. Progettò pure una torre campanaria, isolata, che avrebbe dovuto sorgere nella piazzetta di palazzo Reale, e le porte bronzee, non eseguite, per la facciata (1890).
Partecipò al concorso internazionale bandito il 25 sett. 1886 per una nuova fronte del duomo, che "si voleva si accordasse intimamente con l'ossatura organica costruttiva e con le forme architettoniche dell'edificio" (Boito). I concorrenti, di tutti i paesi d'Europa, furono centoventi; nel 1887 la giuria (di cui facevano parte Cesare Cantù, Camillo Boito, Emilio Alemagna, il tedesco Frederick Schmidt, l'inglese Alfred Waterhouse e il francese Fernand De Dartein) selezionò quindici progetti, fra cui quello del Cesa Bianchi. Al concorso di secondo grado, bandito nel 1888, il C. presentò due soluzioni. Risultò vincitore, com'è noto, Giuseppe Brentano. Il 6 sett. 1890 il C. fu nominato membro (con Luca Beltrami, Giovanni Ceruti, Augusto Guidini e Luigi Tazzini) di una commissione incaricata di affrontare il problema del restauro del rivestimento marmoreo dei piloni del duomo.
Nel 1884 il C.pubblicò, a Milano, un saggio sulle Necessità dello studio di un Piano Regolatore della città in relazione al Duomo e ai proposti nuovi quartieri in piazza d'armi.Il contributo, corredato da un progetto urbanistico, affronta il problema della conservazione integrale del Castello Sforzesco, allora in discussione. Sempre a Milano, nel 1887, pubblicò, con Enrico Peregrini, Relazione del progetto per far venire a Milano le acque potabili dalle sorgenti del fiume Devero nell'alta Val d'Ossola; e nel 1889 Sugli infortuni nelle fabbriche di case. Ma i suoi scritti più noti rientrano nella problematica della conservazione e del restauro della Fabbrica del duomo. Nel 1888 pubblicò Alcune considerazioni unite ai progetti presentati al Concorso di 2º grado per la nuova facciata del Duomo (Milano), che contiene un breve excursus storico degli interventi operati ad monumento dal 1500 al periodo neoclassico, nonché le differenze stilistiche tra il duomo di Milano e i capolavori gotici francesi e tedeschi. Il C. suggerisce per la nuova fronte una soluzione con "due torri con gugliature, in corrispondenza delle due navate laterali estreme; una parte centrale poco elevata, in modo da permettere la vista del tiburio dal fondo dell'antistante piazza mengoniana". Nel 1890 pubblicò, negli Atti del Coll. degli ingegneri ed archit. in Milano, XXIII, 1, pp. 65-77, una Commemorazione di Giuseppe Brentano, in cui ritorna, celebrando il vincitore del concorso (che era prematuramente scomparso), sui problemi della Fabbrica, ancora irrisolti. L'autore vi riprende stralci della relazione del Brentano, e pareri dei grandi studiosi europei del gotico. Del 1892 è il manoscritto Della cava marmi alla Candoglia per la Fabbrica del Duomo di Milano (conservato presso la Biblioteca d'arte del Castello a Milano). Ancora del 1892 è lo scritto inedito (conserv. presso la Fabbrica del duomo a Milano) In morte di Buzzi Leone Francesco Maria,modellatore,disegnatore e capo dei marmisti della Fabbrica del Duomo.
Fu socio onorario dell'Accademia delle Belle Arti di Brera a Milano.
Il C. morì a Milano il 3 genn. 1920.
Fonti e Bibl.: C. Boito, Ilduomo di Milano, Milano 1889, pp. 272, 275;E. Verga-U. Nebbia-E. Marzorati, Milano nella storia,nella vita contemp. e nei monumenti, Milano 1906, pp. 200, 224, 257;A. Annoni, Scienza e arte del restauro archit., Milano 1946, pp. 93, 94; F. Reggiori, Milano 1800-1943..., Milano 1947, pp. 242, 252, 325, 409;C. L. M. Meeks, Ital. Architect. 1750-1914, New Haven-London 1966, p. 232; P. Mezzanotte-G. C. Bascapè, Milano nell'arte e nella storia, Milano 1968, ad Indicem; Il Duomo di Milano, Milano 1973, ad Indicem; L. Patetta, L'arch. dell'eclettismo. Fonti,teorie,modelli. 1750-1900, Milano 1975, p. 304 (con ulteriore bibl.); U. Thieme-F. Becker. Künstlerlexikon, VI, p. 304(con ulter. bibliogr.).