Costa, Paolo
Scrittore (Ravenna 1771 - Bologna 1836), studioso di formazione sensista, il membro più autorevole della scuola neoclassica romagnola, fu traduttore, poeta, trattatista. Nei quattro Sermoni dell'arte poetica, pur rivolti contro i romantici, lega insieme Classicismo e Romanticismo. Questa tendenza sincretistica applica anche a D., che in una lettera del 1834 a C. degli Antoni definiva autore non meno classico che romantico. In verità il suo commento alla Commedia, che la Biblioteca Italiana (XXXIX 163) lodava come esemplare contrapponendolo alla critica che " si ferma alle sole parole " del Cesari, riuscì d'indirizzo nettamente purista e classicista; il De Sanctis ascriveva il C. fra i commentatori che vanno in visibilio per la lingua di D., ma perdono di vista l'insieme. Quello del C. non fu più di un lavoro eclettico: " confrontando i vari giudizi dei commentatori e sottoponendoli a un esame rigoroso, giungeva all'interpretazione che gli pareva più attendibile per presentarla come sicura " (Brocchi). Studiò tuttavia molti passi oscuri, sottoponendo emendamenti e opinioni all'approvazione del Marchetti, del Perticari, dello Strocchi. Questi studi sono raccolti nelle appendici di varie edizioni. Lavoro stimatissimo nel suo tempo, il commento del C. ebbe infatti tra la prima (1819-21) e l'ultima (1873) forse una ventina di edizioni, sebbene al Fraticelli ben presto apparisse " in luoghi parecchi manchevole ".
Non meno fortunata fu la sua Vita di D., della quale il Becchi scriveva: " Va ella innanzi a tutte così per l'energia dello stile come per la profondità dei pensieri "; per noi può risultare più significativa per il suo clima prerisorgimentale. Comincia col presentare, in modo sommario per la verità, gli eventi politici sino al 1302, " affinché si vegga che le umane lettere trovano più facile alimento e impulso in quelle varietà e mutazioni di stato, in quei tempi, in quei governi ove gli uomini sono condotti dalla quiete e oscurità domestica nel tumulto dei negozi civili "; passa poi alla famiglia di D. e alla sua vita, non escludendo leggende e amplificazioni. Se le indagini su punti del poema non vanno al di là del sottile esercizio filologico, questo scritto, il più notevole del C. su D., non è più che un capitolo di storia letteraria. A ogni modo è dato discernervi due fondamentali apporti: quello romantico, rivolto a esaltare in D. l'uomo e il patriota, e quello sensista, che ne determina la valutazione estetica in base alla forza della rappresentazione.
Bibl. - F. Mordani, Vite di ravegnani illustri, Ravenna 1837, 243-259; F. Becchi, Elogio di P.C., in Opere complete di P.C., Firenze 1839; V. Brocchi, La scuola classica romagnola, parte I, Venezia 1898; G. Capone-Braga, La filosofia francese e italiana del Settecento, II 2, Arezzo 1920, 82-89.