FABBRI, Paolo
Nacque a Conselice, in provincia di Ravenna, il 26 ag. 1889 da Carlo e da Maria Gandolfi. Di famiglia contadina il F. intraprese il lavoro nei campi non appena ebbe ultimata la scuola elementare., Durante la prima guerra mondiale prestò servizio nell'arma aeronautica, ma venne congedato anticipatamente perché ammalato di tifo. Nel dopoguerra si dedicò con passione all'impegno politico e sindacale e nel 1919 si iscrisse al Partito socialista italiano e divenne consigliere comunale a Conselice. Si trasferì quindi a Molinella, dove era già stato chiamato ad assumere la carica di segretario del locale Sindacato operaio agricolo e dove venne poi nominato presidente dell'Opera pia Valeriani.
A Molinella il F. fu discepolo e collaboratore di Giuseppe Massarenti e si segnalò come uno dei più capaci dirigenti del movimento contadino. Insieme con Giuseppe Bentivogli, Luigi Fabbri, Renato Tega e Mario Piazza, il F. fu componente del comitato di agitazione che diresse le grandi lotte agrarie sviluppatesi nelle campagne bolognesi tra il marzo e l'ottobre 1920 con l'obiettivo della socializzazione delle terre.
Dopo l'avvento al potere del fascismo il F. venne perseguitato e fu quindi colpito da un mandato di cattura in relazione a fatti risalenti alle lotte contadine del 1920. Si rese latitante e il 16 nov. 1926 gli fu comminata la pena di tre anni di confino. Arrestato a Bologna il 4 maggio 1927. fu inviato nell'isola di Lampedusa e da qui venne poi trasferito nell'isola di Lipari, dove incontrò alcuni noti esponenti dell'antifascismo come Emilio Lussu, Carlo Rosselli, Francesco Fausto Nitti.
E sono proprio le testimonianze di costoro a tratteggiare un vivido ritratto del F. durante quel periodo. "Fabbri è la riprova della vitalità del socialismo ... è un grande organizzatore - ha scritto Carlo Rosselli - a Lipari si accontentava di fare il lavandaio. Ma un lavandaio autoritario. Quando veniva a prendere la biancheria il servo eri tu, non lui. Terminato il bucato, Fabbri studiava il francese e leggeva con la stessa energia con cui per tanti anni aveva maneggiato la vanga" (Rosselli, Scritti politici, p. 41). E Francesco Fausto Nitti ha così ricordato Fabbri: "Era un carattere adamantino, un'intelligenza vivace, una tempra di lottatore ... figura di combattente puro e sincero" (Nitti, Le nostre prigioni..., p. 284).
Il F. fu partecipe del tentativo di fuga da Lipari messo in atto da Lussu, Rosselli e Nitti. La notte del 27 luglio 1929 avrebbe dovuto fuggire anche il F., ma all'ultimo momento venne intercettato da una pattuglia di sorveglianza e allora si finse ubriaco e trattenne i militi, dando così modo ai suoi compagni di allontanarsi in motoscafo. Il giorno successivo, allorché fu scoperta l'evasione, il F. venne subito arrestato. Il 23 genn. 1930 il tribunale di Messina lo riconobbe colpevole di complicità nella fuga e gli inflisse una condanna a tre anni e tre mesi di carcere. Il F. trascorse il periodo di detenzione negli istituti di pena di Milazzo, Saluzzo e Castelfranco Emilia, da dove fu infine liberato il 24 nov. 1932. Tornato a Lipari, il 3 genn. 1933 venne trasferito nell'isola di Ponza, dove trascorse gli ultimi otto mesi di confino. Liberato il 4 settembre, il F. fece ritorno a Bologna e qui, utilizzando come copertura un'attività di commercio in detersivi, riprese i contatti con altri esponenti socialisti, tra cui G. Bentivogli, per organizzare una rete clandestina.
Tra la fine del 1942 e l'inizio del 1943 il F. promosse a Bologna la costituzione del Movimento di unità proletaria (MUP) che a Milano sorse su iniziativa di Lelio Basso, Corrado Bonfantini, Carlo Andreoni e Domenico Viotto. Dopo il convegno, tenutosi a Roma il 22 e 23 ag. 1943, al termine del quale venne ufficialmente ricostituito il Partito socialista italiano di unità proletaria, il F. fu chiamato a far parte della direzione del partito nel quale era confluito il MUP e divenne segretario della federazione bolognese.
Dopo l'8 settembre il F. fu tra i più decisi animatori della resistenza nel Bolognese e contribuì alla formazione delle brigate partigiane "Matteotti". Con il nome di battaglia di "Palita" si rese protagonista di temerarie imprese, l'ultima delle quali gli fu fatale. Su incarico del Comando unico militare Emilia-Romagna, il 17 dic. 1944 si recò a Roma insieme con M. Guermadi per avere uno scambio di informazioni militari con gli Alleati. Dopo aver svolto la missione i due si accingevano a riattraversare le linee del fronte, ma a causa del maltempo il viaggio di ritorno dovette interrompersi nei pressi di Porretta Terme. Qui era la linea del fronte alleato e non potendo oltrepassarla il F. e Guermani rimasero fermi per un mese, dal 12 gennaio al 14 febbr. 1945, presso la brigata "Matteotti". Il giorno 14 i due decisero infine di tentare l'attraversamento delle linee tedesche a Bombiana di Gaggio, sull'Appennino tosco-emiliano, facendosi accompagnare da una guida locale, Adelmo Degli Esposti. Questi, alcune ore dopo la partenza, ritornò indietro raccontando di essere scampato ad un attacco nemico che era costato la morte a Guermani e Fabbri. Sul capo di Degli Esposti si addensarono sospetti e, dopo che il recupero dei corpi dei due caduti rese possibile l'autopsia, egli venne arrestato come presunto correspobsabile dell'omicidio. Vennero infatti rilevate ferite prodotte da colpi sparati a bruciapelo, il che smentiva l'ipotesi di una sparatoria a distanza. Le successive indagini non approdarono a conclusioni certe e le circostanze della morte di F. rimasero oscure. La motivazione con cui il F. fu insignito della medaglia d'oro al valor partigiano non accennava ai particolari della sua uccisione: "Addentrandosi tra i nevosi valichi dell'Appennino - concludeva il tributo alla memoria del F. - stremato di forze, perdeva la vita (Appennino tosco-emiliano, 14 febbr. 1945)".
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio centrale dello Stato, Casellario politico centrale, b. 1907, fasc. 12862; C. Rosselli, Scritti politici e autobiografici, Napoli 1944, pp. 40 s.; F. F. Nitti, Le nostre prigioni e la nostra evasione, Napoli 1946, pp. 284 s.; La Resistenza a Bologna. Testimonianze e documenti, a cura di L. Bergonzini - L. Arbizzani, I-III, Bologna 1967-70, ad Indices; G. Bentivogli e P. F., a cura della Federazione socialista bolognese, Bologna 1946; V. Grazia, Palita, in Epopea partigiana, a cura di A. Meluschi, Bologna 1948, pp. 71 ss.; R. Battaglia, Storia della Resistenza italiana, Torino 1953, ad Indicem; L. Arbizzani, Lotte agrarie in provincia di Bologna nel primo dopoguerra, in Le campagne emiliane nell'epoca moderna. Saggi e testimonianze, a cura di R. Zangheri, Milano 1957, ad Indicem; V. Grazia, P. F. non è tornato, in Brigata Matteotti nel ventennale della Resistenza, Roma 1964, pp. 145-149; N. S. Onofri, I socialisti bolognesi nella Resistenza, Bologna 1965, ad Indicem; E. Lussu, Sul Partito d'azione e gli altri, Milano 1968, ad Indicem; M. Salvadori, Breve storia della Resistenza italiana, Firenze 1974, ad Indicem; N. S. Onofri, Documenti dei socialisti bolognesi sulla Resistenza. I diari delle 3 brigate Matteotti, Bologna 1975, ad Indicem; Storia del socialismo italiano, diretta da G. Sabbatucci, IV, Gli anni del fascismo (1926-1943), Roma 1981, ad Indicem; V, Il secondo dopoguerra (1943-1955), Roma 1981, ad Indicem; N. S. Onofri, La strage di palazzo d'Accursio. Origine e nascita del fascismo bolognese, Milano 1980, ad Indicem; A. Dal Pont-S. Carolini, L'Italia dissidente e antifascista, I, 1927-1931, Milano 1980, p. 193; Id.-Id., L'Italia al confino 1926-1943, III, Milano 1983, p. 846; G. Fiori, Ilcavaliere dei rossomori, Torino 1985, ad Indicem; Il Partito socialista nella Resistenza. I documenti e la stampa clandestina (1943-1945), a cura di S. Neri Serneri, ad Indicem; Enc. dell'antifascismo e della Resistenza, II, ad vocem; Dizionario biografico del movimento operaio, a cura di F. Andreucci - T. Detti, II, Roma 1976, ad vocem.