RICCI, Paolo
RICCI, Paolo. – Nacque a Fiesole il 23 aprile 1835, da Gregorio e da Massima Boni. Fin da giovane ottenne premi e attestazioni di merito all’Accademia di belle arti di Firenze, presso la quale conseguì il diploma nel 1854 (Brunori, 1906, pp. 34-36; Maffioli, 1988, p. 26 n. 2).
Alessandro Maffei, maestro di Ricci nella scuola di disegno di ornato all’Accademia fiorentina, ne esaltava la velocità di apprendimento e la spiccata «inclinazione nell’arte ornativa», citandolo come esempio per tutti gli allievi sotto il profilo della disciplina e della morale. Analoghe lodi furono espresse dall’architetto Carlo Chirici, suo maestro di disegno geometrico, che ne attestava l’intelligenza e la costanza nello studio (Brunori, 1906, pp. 33 s.).
Nel 1855 divenne «apprendista lavorante» presso la Regia Galleria delle pietre dure di Firenze (Mazzoni, 1978, p. 341). Qui si distinse non solo per le sue opere ma, in particolare, per aver ideato gli utensili adatti a operare con profitto in questo particolare genere scultoreo, poiché non era riuscito a reperire i loro disegni (Brunori, 1906, pp. 35 s.).
Nel 1859 concepì l’opera grazie alla quale iniziò ad affermarsi come artista: Cristo nell’orto, un soggetto che lo costrinse a studiare, solo per realizzare il modello in creta, per ben quattro mesi (L. Di Mucci, in L’Opificio, 2011, p. 106; in La fabbrica, 2015, p. 119). Nel 1861 un medaglione raffigurante Il divin Redentore che prega nell’orto avanti all’angelo, da identificarsi probabilmente con il lavoro sopraccitato, venne lodato dai giurati dell’Esposizione italiana di Firenze, che apprezzarono la sua maestria nell’intagliare cornici lignee e gli consigliarono di aggiungere all’opera una cornice in bronzo e pietre dure (Dei commessi, 1865, pp. 193 s.; Dell’intaglio, 1865, p. 203).
Un medaglione omologo per tecnica, soggetto e materiali venne ricordato da Dionisio Brunori, biografo di Ricci, con il titolo Gesù nell’orto. L’opera, datata però 1865, è racchiusa in una cornice (datata 1866) realizzata da Luigi Corsini, in pietre dure e bronzo dorato, con festoni di frutta e quattro teste di angeli alati. Acquistata dall’arcidiocesi di Firenze, venne donata a Leone XIII in occasione del cinquantenario della sua prima messa, nel 1887, dopo che l’artista l’ebbe personalizzata per il pontefice, inserendone lo stemma all’apice della cornice.
Sembra che Leone XIII fosse talmente contento del dono, da volerlo tenere negli appartamenti pontifici (Brunori, 1906, pp. 40 s., fig. p. 45). Successivamente l’opera venne trasferita nella Floreria apostolica, e fu poi conservata nel magazzino quadri della pinacoteca dei Musei Vaticani, per giungere all’ubicazione attuale (Palazzi apostolici, corridoio di Belvedere est, ala di Giulio III, ufficio Patrons; Città del Vaticano, Musei Vaticani, Inventario generale, scheda dell’opera, MV_44816_0_0).
Nel 1865 Ricci eseguì una statuetta policroma, in pietre dure, raffigurante Dante Alighieri, donata al re Vittorio Emanuele II e presentata all’Esposizione dantesca di Firenze del medesimo anno, come risulta dal relativo catalogo. Nel 1866, per l’apprezzamento che ricevette grazie a quest’opera, oltre che per l’impegno profuso in un decennio di lavoro nell’Opificio, venne nominato con regio decreto «maestro per i lavori di rilievo» in questa istituzione (Brunori, 1906, pp. 36-38).
Nel 1867 partecipò all’Esposizione universale di Parigi con la sopraccitata scultura del poeta fiorentino, concessa in prestito dal re. In questa mostra ottenne una menzione d’onore sia per quest’opera sia per il sopraccitato medaglione intitolato Gesù nell’orto (pp. 37-41).
Nel 1868 prese in moglie Giustina Bindi (p. 51). Nel 1869 la stampa italiana elogiò la rifioritura della tradizione toscana delle statuette e del basso e altorilievo in pietre dure grazie all’opera di Ricci (Barini, 1869, p. 94).
A partire dal 1872 Ricci, avvalendosi di vari aiuti, redasse un progetto di restauro della cattedrale di Fiesole, completo di disegni e perizie a uso dei restauratori (Brunori, 1906, p. 50; Maffioli, 1988, p. 25). Nel 1873 realizzò la statuina di Cimabue, in calcedonio, con elementi in bronzo dorato, e nel 1877 eseguì Dante ambasciatore presso Bonifacio VIII, in diaspro e calcedonio (entrambe a Firenze, nel Museo dell’Opificio delle pietre dure, dove sono ubicati anche vari disegni di Ricci o a lui attribuibili; Mazzoni, 1978, p. 311; L. Di Mucci, in L’Opificio, 2011, p. 118; A. Giusti, ibid., p. 119; P. Cassinelli, ibid., pp. 157 s.).
Nel 1879 realizzò un’acquasantiera in marmo e pietre dure, raffigurante la Trinità evocata nel segno della croce, con l’iscrizione «In nomine patris et filii et spiritus sancti», che venne donata nel 1891 al santuario di Pompei (attualmente murata nel corridoio di accesso dalla vecchia sacrestia; Brunori, 1906, pp. 47 s.).
Sempre nel 1879 portò a termine il busto in marmo di padre Luigi Bianchi (Fiesole, Collegio della Badia; Borsi et al., 1976, fig. 206). Nel 1880 eseguì in marmo un busto di papa Leone XIII, presentato all’Esposizione di Milano del 1881 e lodato da Giovanni Dupré (opera donata al pontefice, ma attualmente non rintracciata; Brunori, 1906, pp. 46 s.). Fra il 1880 e il 1885 circa viene datata L’Italia liberata, statua policroma in diaspro, calcedonio, pietre dure e bronzo dorato, in cui il leone è rimasto però allo stato di abbozzo e della quale si conserva anche un gesso dipinto (Firenze, Museo dell’Opificio delle pietre dure; Mazzoni, 1978, p. 311; L. Di Mucci, in L’Opificio, 2011, pp. 116 s.).
Nel 1882 subì la perdita della moglie (Brunori, 1906, p. 51). Nella seconda metà degli anni Ottanta diresse i lavori della cappella del Sacramento, da lui progettata, nella cattedrale di Fiesole, rifacendosi allo stile gotico toscano (pp. 44 s.).
A Fiesole ricoprì varie cariche, fra le quali si ricorda il ruolo di tesoriere dell’Opera secolare della chiesa di S. Maria Primerana, della quale seguì i restauri fra il 1888 e il 1890, promuovendo presso la popolazione locale una raccolta per i fondi necessari (Maffioli, 1988, pp. 25, 26 n. 4, figg. 1, 3, 4).
Per la festa di inaugurazione del restauro della chiesa fra il 6 e l’8 settembre 1890, come si evince dalla documentazione presente nell’archivio dell’Opera di S. Maria Primerana, Ricci progettò personalmente gli addobbi, fra i quali spicca il tabernacolo ligneo portato in processione, eseguito da Mariano Ranfagni (Fiesole, locale annesso alla chiesa di S. Maria Primerana; ibid., p. 26, nn. 6-8, fig. 7).
A favore di questa istituzione, pochi giorni prima di morire effettuò un lascito in segno della sua devozione mariana (Brunori, 1906, p. 50).
Morì a Fiesole il 16 dicembre 1892 (p. 51).
Fonti e Bibl.: Città del Vaticano, Musei Vaticani, Inventario generale, R., P. - Corsini, Luigi, Cristo nell’orto, scheda dell’opera, MV_44816_0_0; Dei commessi in pietre dure e del mosaico di Firenze, in Esposizione italiana tenuta in Firenze nel 1861, III, Relazioni dei giurati, classi XIII a XXIV, Firenze 1865, pp. 193 s.; Dell’intaglio in legno e avorio, ibid., p. 203; Relazioni dei Giurati italiani sulla esposizione universale del 1867, Firenze 1868, pp. 324 s., 328, 330, 366, 369, 395, 486; G. Barini, Il Mosaico di Firenze, in Arte in Italia. Rivista mensile di belle arti, I (1869), p. 94; D. Brunori, Giovanni Bastianini e P. R., scultori fiesolani. Cenni biografici, Firenze 1906, pp. 5, 30-51; F. Borsi et al., La Badia fiesolana, Firenze 1976, fig. 206; P. Mazzoni, P. R., schede delle opere, in A. Giusti, Il Museo dell’Opificio delle pietre dure a Firenze, Milano 1978, pp. 274, 310 s., 315 s., 341 (con bibliografia e documenti), tavv. 345-347; M. Maffioli, Lo scultore fiesolano P. R. camarlingo dell’Opera di S. Maria Primerana, in Santa Maria Primerana, chiesa del popolo fiesolano. Le opere d’arte, Fiesole 1988, pp. 25 s. (con documenti); A.M. Massinelli, in Splendori di pietre dure. L’arte di corte nella Firenze dei granduchi (catal.), Firenze 1988, p. 228 n. 69; A.P. Torresi, Tito Giorgi, in Id., Neo-medicei: pittori, restauratori e copisti dell’Ottocento in Toscana. Dizionario biografico, Ferrara 1996, p. 124; M.D. Martini, P. R. scultore fiesolano. Ricordo di un insigne artista diocesano [che ripropone il testo di Brunori, 1906], in Corrispondenza, XXIII (2003), 43, pp. 15 s.; L’Opificio delle Pietre dure nell’Italia unita... (catal.), a cura di A. Giusti, Firenze 2011 (in partic. A. Giusti, p. 15; L. Di Mucci, pp. 106 s., 116-118; A. Giusti, pp. 119, 168 s.; P. Cassinelli, pp. 156 s., con bibliografia); L. Di Mucci, in Una capitale e il suo architetto... (catal.), a cura di L. Maccabruni - P. Marchi, Firenze 2015, pp. 74-76 (con biliografia e documenti); La fabbrica delle meraviglie..., a cura di A. Giusti, Firenze 2015 (in partic. A. Giusti, pp. 85-89, 92 s.; L. Di Mucci, pp. 118 s.; F. Toso, pp. 275 s., con bibliografia e documenti).