Poeta (Roma 1687 - Todi 1765). Scolaro e protetto, come Metastasio, di G. V. Gravina, fu in Arcadia col nome di Eulibio Brentiatico. Nel 1715 si recò a Parigi e poi a Londra, dove rimase fino al 1744; qui fu precettore dei figli di Giorgio II e affascinò la società elegante con le sue odi e le sue canzonette di sapiente semplicità, tutte composte per la musica e in parte musicate da lui stesso. Assai efficacemente lavorò a divulgare, in edizioni londinesi, opere di scrittori italiani (Boccaccio, Ariosto, Guarini); difese Dante, Tasso e Milton contro Voltaire nello scritto Remarks upon Voltaire's Essay on the epic poetry of the European nations (1728); tradusse in italiano il Paradise Lost di Milton (1729) e le Odi di Anacreonte (1739). Come librettista collaborò tra gli altri con G. F. Händel, N. A. Porpora e B. Galuppi, e raccolse parte della sua produzione melodrammatica in Componimenti poetici in vario genere (1744). Dopo una raccolta di Rime (1717), che comprende gli squisiti Endecasillabi d'ispirazione catulliana, e un'altra di Canzonette e cantate (1727), riunì la sua produzione lirica in De' poetici componimenti (3 voll., 1753); postumo uscì il volume di epigrammi satirici Marziale in Albion (1776). L'elegante classicità dei suoi versi fa di R. il maggior poeta dell'Arcadia accanto a Metastasio.