Virzì, Paolo
Regista e sceneggiatore cinematografico, nato a Livorno il 4 marzo 1964. Impostosi all'attenzione di pubblico e critica alla metà degli anni Novanta, V. fa parte di quella generazione di giovani registi protagonisti della rinascita del cinema italiano. Autore di opere dai toni agrodolci, è partito da temi e luoghi a lui vicini per poi sviluppare un'analisi ironica e impietosa della società contemporanea, facendo propria la lezione della commedia italiana. Dotato di un'indubbia abilità narrativa, ha mostrato con il tempo una sempre maggiore abilità nel dirigere gli attori. Ha ottenuto un David di Donatello e un Nastro d'argento come migliore regista esordiente per La bella vita (1994), un altro David di Donatello per il miglior film con Ferie d'agosto (1995) e il Gran premio speciale della giuria alla Mostra del cinema di Venezia per Ovosodo (1997).
Dopo aver studiato lettere e filosofia all'Università di Pisa, V. si è trasferito a Roma per poter frequentare il corso di sceneggiatura del Centro sperimentale di cinematografia dove si è diplomato nel 1987. Ha quindi esordito nel cinema sia collaborando con Giacomo e Furio Scarpelli per il dramma Tempo di uccidere (1989) di Giuliano Montaldo, tratto da un romanzo di E. Flaiano, sia dando il proprio contributo alla sceneggiatura di Turné (1990) di Gabriele Salvatores. Ha poi continuato con la commedia realizzando lo script di Condominio (1991) di Felice Farina, riuscito affresco di un 'microcosmo condominiale', e quello del 'teatrale' Centro storico (1992) di Roberto Giannarelli. Il successo è però giunto con La bella vita, esordio nella regia di notevole impatto. Amara riflessione sulla progressiva perdita d'identità della classe operaia, costruita intorno alla dolorosa fine di un amore, il film ha subito messo in evidenza l'intensità e la scorrevolezza narrativa del regista livornese. Analisi divertita di due gruppi di romani in vacanza, profondamente diversi tra loro, Ferie d'agosto è una commedia vivace, sostenuta dalla recitazione di un affiatato cast di interpreti (Silvio Orlando, Ennio Fantastichini, Laura Morante, Sabrina Ferilli e Piero Natoli). È stato però con la freschezza di Ovosodo, romanzo di formazione di un giovane livornese dai toni amari e grotteschi, che V. ha raggiunto unanime consenso di critica e pubblico. Il successivo, sfortunato Baci e abbracci (1999) è invece un interessante tentativo di raccontare nuovamente, attraverso la storia di un gruppo di ex operai intenzionati ad aprire un allevamento di struzzi, la difficile situazione della società postindustriale italiana. Di particolare pregio si è rivelato il lavoro compiuto da V. con gli attori, in larga parte non professionisti. Nella commedia My name is Tanino (2002) il regista ha ritrovato struttura e ritmo del fortunato Ovosodo; il film è stato però danneggiato a livello distributivo dalla crisi che ha investito nel 2001 il gruppo Cecchi Gori. Con Caterina va in città (2003), V. ha aggiornato e ricontestualizzato il discorso sui due 'mondi' inconciliabili già sviluppato in Ferie d'agosto, ottenendo grande successo di pubblico.