Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
Tra il 1853 e il 1869 Haussmann coordina un grande intervento di trasformazione urbana, voluto da Napoleone III, sul tessuto medievale di Parigi. Per adeguare la città alle esigenze della vita moderna si trasforma l’impianto viario, si crea una rete di percorsi verdi e giardini, vengono annessi comuni limitrofi e decentrate le abitazioni e si realizzano infine impianti tecnici.
La sovrappopolazione e l’insalubrità di molti tra i più vecchi quartieri del centro di Parigi costituiscono un oggettivo problema per i governi che si susseguono alla guida della Francia durante tutta la prima metà dell’Ottocento. Dopo il 1848 la necessità di trovare una soluzione ai problemi legati al disagio sociale viene sentita con particolare urgenza. Dopo la sua elezione a presidente e poi con maggiori poteri dal 1852, Luigi Bonaparte affronta il problema su un piano generale; immediatamente vengono poste le basi – sia sul fronte legislativo sia del disegno urbano – per un piano orientato verso la riorganizzazione funzionale di una città in cui nuovi servizi, legati alle esigenze di una civiltà industrializzata, si vanno sovrapponendo alle maglie di un tessuto medievale. Gli obiettivi di modernizzazione e di autorappresentazione inducono a un complessivo ridisegno, nel quale tutti gli elementi urbani concorrono a concretizzare un’idea di città-capitale.
Per realizzare questo programma che prevede trasformazioni della rete stradale, creazioni e trasformazioni di parchi e giardini, dotazione di reti fognarie e sistemi d’adduzione di acqua, Napoleone III si avvale di un prefetto dotato di grande personalità e determinazione: George Eugène Haussmann, il quale a sua volta riorganizza appositamente i corpi di funzionari municipali. Tra i più noti, il Service des Promenades et Plantations fa capo ad Adolphe Alphand, un ingegnere formato all’Ecole des Ponts et Chaussées, assistito da un orticoltore, Jean-Pierre Barillet Deschamps, e da un architetto, Gabriel Davioud.
Il quadro delle trasformazioni è completato dalla costruzione di numerosi edifici pubblici, la cui realizzazione è sottoposta a un rigoroso controllo centrale, espletato attraverso funzionari del Service des Bâtiments Civils, e del Service des Edifices Diocésains. Infine anche l’edilizia privata, che il piano favorisce in larga misura, è sottoposta al controllo municipale attraverso specifici regolamenti edilizi.
L’intervento sulla rete viaria ha come obiettivi il miglioramento della viabilità nei quartieri centrali e il collegamento di questi con i nuovi quartieri periferici, costituiti dall’annessione dei comuni limitrofi. La realizzazione di due grandi assi di attraversamento, rispettivamente in direzione ovest-est e nord-sud, costituisce uno dei più importanti interventi sulla viabilità. L’asse ovest-est è realizzato mediante il prolungamento della Rue de Rivoli, realizzata sotto Napoleone Bonaparte: dalla Place des Pyramides, dove si era arrestato l’intervento del primo Impero, Haussmann prosegue i lavori fino a raccordare questo tronco stradale con la Rue Saint-Antoine che conduce direttamente alla Place de la Bastille. L’attraversamento della città in direzione nord-sud, costituito fino a quel momento da una strada tortuosa, rappresenta uno dei più antichi percorsi su cui si è organizzata la città: a sud Rue Saint-Jacques, a nord Rue Saint-Martin. Il nuovo asse che lo sostituisce è costituito a nord dai Boulevards du Strasbourg e Sébastopol, a sud dal Boulevard Saint-Michel, raccordati sull’Île de la Cité dal Boulevard du Palais.
Place du Châtelet, luogo di intersezione tra i due assi perpendicolari, diventa un grosso centro di snodo urbano e Haussmann la mette in diretta comunicazione sia col fulcro civile sia con quello commerciale della città: l’Hôtel de Ville (il comune) e Les Halles.
Inoltre, seguendo la politica del decentramento della funzione abitativa, l’Île de la Cité – cuore della città antica – è interessata da radicali demolizioni: sono lasciati in piedi soltanto gli edifici pubblici e la chiesa di Notre-Dame si trova così preceduta da un sagrato di dimensioni eccezionalmente ampie.
Un altro importante intervento è quello per la realizzazione di percorsi anulari intorno alla città: i Grands-Boulevards e i Boulevards exterièures; i nuovi di Port Royal e Saint-Marcel, collegandosi all’esistente Boulevard de L’Hôpital, completano il semi anello sulla Rive Gauche, mentre sulla stessa riva viene aperto il Boulevard Saint-Germain. Oltre agli interventi di ristrutturazione urbana, il piano di Napoleone III prevede un’estensione del limite amministrativo fino alle fortificazioni di Thiers con l’accorpamento di undici comuni periferici (Auteuil, Passy, Batignolles, Montmartre, La Chapelle, La Villette, Belleville, Charonne, Bercy, Vaugirard e Grenelle). Nuove strade vengono allora aperte, per collegare questi arrondissements periferici. Caratterizza la viabilità nelle aree periferiche l’intersezione a incrocio di più strade, come Rue de la Madeleine, Rue de l’Alma, Rue du Trocadéro, Rue de l’Opéra e de L’Etoile.
Nel programma di Napoleone III e di Haussmann assume grande rilievo il tema del verde pubblico urbano, al centro del corrente dibattito sulla salubrità pubblica. L’imperatore intende dotare tutti i quartieri di spazi verdi “adatti alle passeggiate degli abitanti”, creando parchi e giardini collegati tra loro da percorsi alberati: tutta la città viene così a essere interessata dal fluire di percorsi verdi, lungo i quali si trovano aree per la sosta e la ricreazione.
Il modello culturale di riferimento per la loro progettazione è il giardino paesistico inglese, ammirato dall’imperatore durante il suo esilio a Londra. I percorsi interni, costituiti da vialetti tortuosi, si dipanano tra movimenti di terreno artificialmente accidentato da rocce, specchi d’acqua e ruscelli. Gli spazi verdi, che Jean-Charles-Adolphe Alphand realizza con l’assistenza di Barillet-Deschamps, sono poi arricchiti da numerosi elementi di arredo urbano e piccole costruzioni progettate da Davioud, tra cui logge e padiglioni, tutte chiaramente ispirate alla cultura inglese del pittoresco, come il noto tempietto della Gloria, alla sommità di un’altura nel parco delle Buttes-Chaumont.
Alle estremità ovest ed est del nuovo limite urbano vengono rispettivamente sistemati, come grandi parchi extraurbani, il Bois de Boulogne e il Bois de Vincennes.
Per collegare il Bois de Boulogne con gli Champs-Elisées viene realizzata l’Avenue de l’Imperatrice (oggi Avenue Foch), un’ampia strada piantumata su entrambi i lati che attraversa uno dei più lussuosi nuovi quartieri.
Vengono inoltre creati tre parchi urbani: il parco di Monceau, sistemazione di un giardino esistente, mentre di nuovo impianto sono i parchi del Montsouris e delle Buttes-Chaumont. In quest’ultimo la natura accidentata del sito offre lo spunto a soluzioni molto suggestive. Infine, spazi verdi di dimensioni ridotte sono ottenuti con la piantumazione di piazze esistenti.
Verso la fine dei lavori, Alphand pubblica il libro Les promenades de Paris (1867-1873), dove descrive con intento promozionale le operazioni svolte per dare un nuovo volto verde alla città.
Il Secondo Impero costituisce in Francia un periodo di grande fervore costruttivo. Oltre a prevedere la costruzione di numerosi edifici pubblici, il piano di trasformazione urbana favorisce anche lo sviluppo dell’attività edilizia privata. Per costituire i fronti stradali delle nuove strade, che vengono tracciate nel vecchio tessuto urbano, si rende infatti necessaria la costruzione di nuovi edifici o la trasformazione di quelli esistenti. A questi ultimi, tagliati o prolungati per aderire ai nuovi margini stradali, vengono addossati – come fossero quinte – nuovi prospetti.
Alle intersezioni delle strade principali e nei punti focali si erigono grandi edifici pubblici o chiese; mentre molti nodi urbani vengono qualificati attraverso la costruzione di fontane monumentali, come quella di Place Saint-Michel realizzata da Gabriel-Jean-Antoine Davioud.
Vengono intrapresi i lavori per la costruzione di oltre 25 chiese, molte delle quali iniziate già nei primi anni dell’Impero; una delle principali è Saint-Augustin (1860-1871) di Victor Baltard (1805-1874): a sostenerne la copertura collaborano le alte colonne in ghisa, addossate ai pilastri che scandiscono lo spazio interno in tre navate.
Si costruiscono nuovi ponti sulla Senna e se ne ricostruiscono dei vecchi. Si realizzano mercati, tra cui il più noto è quello delle Halles Centrales, progettate da Victor Baltard, opera emblematica per l’impiego delle nuove tecniche costruttive derivanti dall’uso di materiali come il ferro, la ghisa e il vetro.
Fondamentale esempio per l’applicazione delle nuove tecnologie in un edificio rappresentativo è l’ampliamento della Bibliothèque Impériale, a opera di Henri Labrouste. Tra gli edifici amministrativi, costruiti in ciascuno dei nuovi quartieri periferici, emerge la marie (prefettura) del IV Arrondissement (1862-1867) realizzata da Antoine-Nicolas Bailly, autore anche di un Tribunal de Commerce (1858-1864), ispirato al modello architettonico italiano del municipio di Brescia.
Il Palais de Justice di Louis Duc, riconfigura l’immagine architettonica dell’Ile de la Cité; il suo prospetto lungo la Rue Harlay, scandito da un monumentale ordine dorico, si pone come sfondo della Place Dauphine.
Sorgono inoltre numerosi teatri, tra i quali il Théâtre du Châtelet (1860-1862) di Davioud e il teatro de l’Opéra (1825-1858) che Charles Garnier realizza in seguito a un concorso animato da aspre polemiche. Questo edificio, destinato a configurare uno dei principali nodi urbani parigini, è quello che meglio interpreta la monumentalità e la solennità di scala delle prospettive imposte dal nuovo disegno urbano. Influenzando il corso successivo dell’architettura francese, esso diffonde un gusto eclettico, nel quale sono riconoscibili richiami al Rinascimento e al Barocco italiano con accentuazione cromatica e decorativa.
Il programma di Napoleone III e di Haussmann si fonda sui temi di un dibattito – attivo durante tutta la prima metà dell’Ottocento – sui problemi dell’igiene pubblica e della sicurezza sociale compromessa dalle classi povere che affollano le grandi città. La trasformazione, che è stata definita “una sorta di pacificazione sociale ottenuta attraverso la manipolazione dello spazio urbano”, intende dunque imporre una modificazione della vita sociale. Una nuova struttura urbana si inserisce sulla città esistente, scardinando i vecchi equilibri e creandone di nuovi: l’originaria unità di isolati e quartieri viene sostituita, almeno nelle intenzioni, da un’unità che si percepisce nel fluire dei percorsi urbani.
Il ripensamento complessivo della città, reso necessario dal rilevante incremento demografico, si confronta con un’idea di metropoli nella quale la modernità è imperativo morale e, al contempo, strumento di propaganda.
L’esempio francese costituisce un modello di “metropoli del XIX secolo”, imitato in molti Paesi.