Parotide
Le parotidi (dal greco παρωτίς, composto di παρά, "presso", e οὖς, ὠτός, "orecchio") sono le più importanti ghiandole salivari. Costituiscono una coppia simmetrica, e ognuna è localizzata fra il meato acustico esterno e il ramo montante della mandibola in una profonda escavazione, detta loggia parotidea, sulle cui anfrattuosità si modella, assumendo una forma che può essere paragonata a un prisma triangolare (v. il capitolo Testa, Cavità orale).
1. Funzione
Le parotidi sono ghiandole acinose: dai vari acini il secreto (saliva parotidea) è raccolto in un sistema di canalicoli che mettono capo a un dotto escretore (dotto parotideo o di Stenone), che sbocca nel vestibolo orale, all'altezza del secondo molare superiore. Insieme con le ghiandole sottolinguali e quelle sottomandibolari, le parotidi sono adibite alla produzione della saliva, costituita essenzialmente da acqua, ioni, tamponi ed enzimi. La secrezione salivare prodotta specificamente dalle ghiandole parotidee è particolarmente densa e ricca di amilasi salivare (α-amilasi), un enzima che inizia la demolizione dei polisaccaridi, quali amido e glicogeno, scindendoli in carboidrati più piccoli. A riposo, le parotidi contribuiscono solo per il 25% alla secrezione salivare totale, formata per il 70% dal secreto delle ghiandole sottomandibolari e per il 5% dal secreto delle ghiandole sottolinguali. Al momento del pasto, invece, quando tutte le ghiandole salivari aumentano la loro attività arrivando a una produzione di circa 6-7 ml/min, il contributo del secreto parotideo sale al 50% del totale. Come le altre ghiandole salivari, le parotidi hanno innervazione parasimpatica e ortosimpatica. Di conseguenza, la produzione di saliva può avvenire sia in risposta all'introduzione di qualsiasi cosa all'interno della cavità orale, sia in seguito ad altri stimoli, come la masticazione a bocca vuota, l'odore o il solo pensiero del cibo. La secrezione è influenzata anche da stimoli irritativi lungo il canale digerente o da senso di nausea. In questo caso, il riflesso secretorio risponde alla necessità di ridurre lo stimolo sgradevole, diminuendone l'intensità.
2. Filogenesi
Sebbene nell'epitelio buccale dei Pesci siano presenti numerose cellule mucipare, ghiandole secernenti pluricellulari propriamente dette si trovano solo nei Vertebrati terrestri, per i quali è necessario inumidire il cibo per favorirne la deglutizione. Nelle specie di Tetrapodi tornate alla vita acquatica, invece, le ghiandole sono ridotte e nei Cetacei addirittura assenti. In Anfibi, Rettili e Uccelli, le ghiandole secernenti sono estremamente diffuse all'interno della cavità buccale e di frequente sono specializzate nella funzione di catturare la preda; a seconda della loro posizione vengono denominate ghiandole buccali, labiali, sottolinguali, retrolinguali, palatali, sottomascellari ecc. Vere ghiandole salivari si trovano, tuttavia, solo nei Mammiferi, dove la secrezione di muco è associata alla produzione di enzimi, quale la ptialina, che degradano specificamente i polisaccaridi. Mentre le sottolinguali e le sottomascellari rappresentano un'evidente evoluzione delle omonime ghiandole presenti nei Vertebrati inferiori, le parotidi compaiono tipicamente nei Mammiferi.
3. Ontogenesi
Come tutte le ghiandole salivari, anche la parotide si origina da proliferazioni solide dell'epitelio embrionale della cavità orale. Compare, verso la 7ª-8ª settimana di vita fetale, come proliferazione ectodermica sulla superficie profonda della guancia, posteriormente all'angolo della bocca. Una parte di questo abbozzo rappresenta una struttura ectodermica transitoria, nota come organo di Chievitz, che non sempre viene incorporata nella ghiandola parotidea definitiva.
4. Patologia
La parotide può essere sede di processi infiammatori di natura batterica, virale, allergica, traumatica. Di particolare importanza per la sua frequenza è la parotite epidemica, una malattia infettiva acuta, contagiosa, causata da un virus specifico, e caratterizzata da tumefazioni delle parotidi ed eventualmente delle altre ghiandole salivari. A volte il processo infiammatorio può coinvolgere altri organi. Sembra che sia trasmessa mediante saliva infetta, spesso proiettata con la tosse nell'ambiente circostante in forma di minutissime goccioline. La malattia, la cui contagiosità appare massima nella fase iniziale, ha un'incubazione di durata variabile tra 7 e 22 giorni; colpisce soprattutto i bambini al di sopra dei 2 anni, anche se può insorgere in età adulta, e conferisce un'immunità permanente. Si manifesta di solito con dolori alla regione parotidea, cui segue anche tumefazione, mono- o bilaterale, che può talora spostare in alto e in avanti la parte inferiore del padiglione auricolare (da cui la malattia prende comunemente il nome di 'orecchioni') e conferire al viso del malato un aspetto caratteristico, che può ricordare quello di un gatto (per questo la denominazione popolare di 'gattoni'). La masticazione può divenire dolorosa e la secrezione salivare scarsa. La febbre è raramente alta, più spesso modesta, talvolta addirittura assente. La malattia è di solito benigna e la tumefazione parotidea scompare, in genere, dopo 5-10 giorni senza compromettere la funzionalità delle ghiandole. Sono tuttavia temibili le eventuali localizzazioni del virus parotitico al testicolo (orchite parotitica, mono- o bilaterale, quasi esclusiva degli adulti e che può portare all'atrofia dell'organo colpito), all'ovaio (ovarite parotitica), al sistema nervoso (meningite, encefalite, neurassite parotitiche), oppure al pancreas (pancreatite parotitica). La profilassi si basa sulla vaccinazione specifica che, peraltro, non sempre offre garanzie di immunità. Per circoscrivere la possibilità di contagio si rende quindi necessario l'isolamento dei malati per almeno 2-3 settimane. La parotide, inoltre, può essere sede di tumori classificabili in benigni, maligni o misti. Ai benigni appartengono gli angiomi, i lipomi e i neurinomi (questi ultimi prendono origine dalle fibre del nervo facciale). I maligni sono sarcomi e carcinomi. I tumori misti insorgono per lo più nell'età media e si accrescono per anni, lentamente, senza dare adito a disturbi, determinando una tumefazione ben delimitata, bernoccoluta, di consistenza variabile secondo le zone del tumore. La struttura è a lobuli e ciascun lobulo presenta aspetti istologici diversi.
bibliografia
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