Si dice di ciò che non è comune a tutti o all’intero, ma si riferisce solo a una parte della totalità o dell’intero, è proprio del singolo o di un certo numero di individui, di oggetti, di casi.
Nel linguaggio filosofico, il termine è direttamente contrapposto a universale. La distinzione del p. dall’universale si riferisce alla dottrina aristotelica del giudizio e del sillogismo. Per Aristotele, universale è il giudizio in cui il predicato è posto in relazione, affermativa o negativa, con la totalità degli individui compresa nel concetto del soggetto (‘tutti gli uomini sono mortali’); p. è il giudizio in cui tale relazione è enunciata solo per una parte di quella totalità di individui (‘alcuni uomini sono sapienti’).
Nel linguaggio ecclesiastico, chiese p. sono le comunità minori (diocesi, prelature e abbazie territoriali, vicariati apostolici ecc.) in cui si articola e dalle quali è costituita la Chiesa universale.