Patagonia
Regione geografica dell'America Meridionale, corrispondente alla cuspide meridionale del subcontinente. Dal punto di vista politico-amministrativo, comprende l'omonima regione dell'Argentina (787.291 km2 con 1.738.251 ab. al censimento del 2001, ripartita nelle province di Neuquén, Río Negro, Chubut, Santa Cruz e Terra del Fuoco) e, nel Cile, la provincia di Aisén del General Carlos Ibañez del Campo e quella di Magallanes y de la Antártica Chilena (complessivamente, 240.792 km2 con 242.318 ab. al censimento del 2002), oltre a parte della provincia di Los Lagos.
La distribuzione della popolazione, con bassissima densità media, è sottesa da un'armatura urbana inevitabilmente rada, e tuttavia caratterizzata da rilevanti agglomerazioni, fra cui spiccano Neuquén (oltre 200.000 ab.) a N, in Argentina, e Punta Arenas (116.000 ab.) a S, in Cile.
La sezione economicamente più interessante è quella argentina, dove, alle classiche attività primarie (allevamento e pesca), si è aggiunto da tempo lo sfruttamento di risorse naturali di grande interesse industriale (petrolio e gas, presenti anche nella sezione cilena, oltre a minerali di rame, zinco e uranio).
Circa dalla metà degli anni Ottanta del 20° sec., tuttavia, la P. argentina è divenuta meta di rilevanti flussi turistici, attratti dalle peculiari caratteristiche naturali e dallo straordinario interesse del patrimonio faunistico, nel quale spiccano: il guanaco (Lama guanicoe) e il marà (Dolichotis patagonum), fra gli animali di terra; il cosiddetto pinguino di Magellano (Spheniscus magellanicus: 500.000 esemplari nella sola riserva di Punta Tombo), fra gli uccelli; e un'ampia gamma di mammiferi marini che va dai leoni ed elefanti di mare (Arctocephalus australis, Otaria flavescens, Mirounga leonina) a varie specie di delfini, alle orche (Orcinus orca) e soprattutto alle balene (Eubalaena australis).
Tradizioni remote vanta, nella regione, la protezione ambientale: risale agli anni Trenta, infatti, l'istituzione di ben cinque parchi nazionali nella sezione argentina (primo dei quali, nel 1934, quello di Nahuel Huapí), dove l'incidenza dei territori protetti, rispetto alla superficie totale, va dal 3,5% nella Terra del Fuoco al 10% nella provincia di Río Negro; mentre nella sezione cilena insiste il più grande, il parco nazionale Bernardo O'Higgins (ben 35.000 km2), ancorché per gran parte inaccessibile a causa delle distese glaciali.
Ma è dagli stessi anni Ottanta che la creazione di riserve naturali esplode letteralmente nella fascia litoranea della P. argentina, con 22 delle 33 unità attualmente esistenti. Il numero dei visitatori supera qui i 350.000 all'anno per il solo ecoturismo. Principale bacino di utenza resta l'area metropolitana di Buenos Aires; ma la grave crisi economica attraversata dall'Argentina nei primi anni Duemila, se ha depresso la capacità di spesa interna, ha incentivato, grazie al tasso di cambio divenuto particolarmente favorevole, l'afflusso di turisti stranieri, valutabile intorno al 25%. Altro aspetto rilevante è la stagionalità, legata ai periodi di vacanza estiva (genn. e febbr.) per il turismo nazionale e alla presenza delle specie faunistiche più attrattive (soprattutto primaverile: ottobre-dicembre) per quello internazionale, con la possibilità di visite dirette nelle principali riserve. Per ovviare ai periodi di bassa stagione, le amministrazioni locali hanno avviato programmi di istruzione ambientale rivolti alle scuole e, in generale, alla popolazione residente.
La rete infrastrutturale si basa sulla direttrice stradale costiera, dalla quale si diramano tronchi - sia stradali sia ferroviari - di penetrazione verso l'interno. Date le caratteristiche del territorio, però, molte riserve sono raggiungibili soltanto attraverso collegamenti assai disagevoli. Limitate sono anche le attrezzature ricettive (circa 5000 posti letto alberghieri che si trovano concentrati fra Puerto Madryn, tra i maggiori centri turistici, e Trelew, nell'entroterra del Golfo Nuevo, e nella zona più a S, a Río Gallegos), all'incremento delle quali puntano i piani di sviluppo turistico in atto, integrati dalla componente balneare e sostenuti da sempre più incisive campagne promozionali all'estero.
Nonostante le positive ricadute ambientali ed economiche, l'ecoturismo incontra resistenze notevoli da parte delle comunità locali, poiché entra in conflitto con le tradizionali attività pescherecce nonché con quelle attività industriali che molto hanno contribuito a elevare il reddito regionale. La stessa presenza dei porti petroliferi di Comodoro Rivadavia, Caleta Olivia e Río Gallegos esprime appieno tale conflitto, con gli evidenti problemi di inquinamento delle acque marine legati al traffico commerciale. Altrettanto accade per gli impianti di trasformazione: così a Puerto Madryn sono ubicate grandi industrie metallurgiche, di fabbricazione delle ceramiche e di conservazione dei prodotti ittici. Gli scenari di sviluppo regionale restano dunque aperti. La bassa pressione demografica e la dotazione di risorse strategiche hanno consentito, in particolare alla P. argentina, di affrontare la recente crisi economica con ripercussioni assai meno gravi che nel resto del Paese: mentre nelle province del Nord il tasso di povertà superava diffusamente il 60% e il tasso di assoluta indigenza il 30%, nelle province patagoniche tali valori restavano al di sotto, rispettivamente, del 40% e del 20%.
Senza dubbio, dovranno migliorare le condizioni gestionali del territorio, che attualmente sono caratterizzate da sovrapposizioni di competenze e di funzioni che non consentono di ottimizzarne l'utilizzazione.
bibliografia
N. Bernard, L'ecotourisme littoral en Patagonie argentine: dynamiques socio-économiques et structuration des espaces côtiers, in Information géographique, 2003, 67, 2, pp. 97-111; N. Bernard, J. Le Bail, N. Flamanc, Les mutations de l'économie littorale et maritime en Patagonie argentine: l'exemple de la province du Chubut, in Cahiers nantais, 2003, 59, pp. 149-56.