KRUGMAN, Paul Robin
Economista statunitense, nato ad Albany (N.Y.) il 28 febbraio 1953. Si è laureato all’Università di Yale (Conn.), ha conseguito il dottorato di ricerca al Massachusetts Institute of technology (MIT) e ha insegnato a Yale, a Stanford (Cal.), alla London School of economics, al MIT, a Princeton (N.J.). Dal 2015 è docente al Graduate center of The City University of New York (CUNY). Fa parte del Luxembourg income study center. Nel 1991 ha ottenuto il riconoscimento John Bates Clark medal dall’American economic association, mentre nel 2008 gli è stato assegnato il premio Nobel per l’economia «per la sua analisi dei modelli di commercio e della localizzazione dell’attività economica».
Consulente della Casa Bianca nel Council of economic advisers (1982-83) durante l’amministrazione Reagan, è membro del Gruppo dei Trenta (organizzazione internazionale dedita all’analisi delle questioni economiche e finanziarie). Ha fatto parte del comitato consultivo della multinazionale statunitense Enron (1999), attività che gli ha attirato molte critiche all’epoca del clamoroso fallimento dell’azienda (2002), quando nel giro di pochi mesi le azioni di quest’ultima, ritenute solide, persero tutto il loro valore, rivelando la gestione fraudolenta della contabilità aziendale e travolgendo i risparmi di migliaia di investitori nello scandalo finanziario.
Studioso soprattutto di teoria del commercio internazionale, sostenitore dell’imposizione di barriere protezionistiche, esperto di crisi valutarie e degli effetti reali delle fluttuazioni dei tassi di cambio, ha dato avvio alla new trade theory, introducendo l’ipotesi di rendimenti crescenti di scala, e alla new economic geography. Ha analizzato problematiche fiscali e dei Paesi in via di sviluppo, manifestando notevoli intuizioni sui rischi di crisi finanziaria dell’economia globalizzata. Convinto democratico in politica, è stato critico della new economy degli anni Novanta del 20° sec., dei regimi di cambio fisso dei Paesi del Sud-Est asiatico (tra i quali la Thailandia) prima della crisi del 1997, delle politiche dei cambi fissi attuate dai governi con obiettivi speculativi prima della crisi debitoria russa del 1998. Può essere definito come un neokeynesiano nella sua lettura della crisi economica asiatica degli anni Novanta e di quella finanziaria ed economica globale iniziata nel 2007. Fautore della cancellazione del debito pubblico per dare sollievo all’economia globale, K. ha sottolineato come questa opinione non dipenda da un eccesso di giustizia, bensì dal fatto che qualsiasi remissione del debito non risulterebbe eticamente corretta. È autore di opere ampiamente diffuse in tutto il mondo, tra le più recenti delle quali si possono citare: The return of depression economics and the crisis of 2008 (2008; aggiornamento di The return of depression economics, 1999), Currency crises (2000), Fuzzy math: the essential guide to the Bush tax plan (2001), Microeconomics (con Robin Wells, 2004; trad. it. 2005), Macroeconomics (con Wells, 2006; trad. it. 2006). Nel 2003 è stata pubblicata The great unraveling: losing our way in the new century, una raccolta dei suoi articoli che contiene una decisa critica alla politica economica statunitense durante l’amministrazione Bush; il successivo saggio The conscience of a liberal (2007; trad. it. 2008) è un’analisi della storia politica ed economica degli Stati Uniti a partire dal secolo scorso, volta a comprendere le ragioni dell’accentuazione del divario tra le classi sociali. Tra gli altri lavori tradotti in italiano va ricordato End this depression now! (2012; trad. it. 2012), nel quale, ripercorrendo le cause della recente crisi finanziaria, ha proposto nuovamente l’idea di un ritorno dello Stato quale attore economico decisivo. Il manuale International economics: theory and policy, scritto nel 1998 da K. in collaborazione con Maurice Obstfeld, è giunto nel 2006 alla sua 7a edizione. K. è uno dei più influenti editorialisti del mondo e scrive sulle colonne del «New York Times».