Pechino
Città della Cina, capitale della Repubblica popolare di Cina. Di antica origine, fu centro dello Stato feudale di Yan dall’8° al 3° sec. a.C. La città assunse importanza in quanto situata alla frontiera settentrionale della Cina. Occupata nel 936 dalla popolazione tungusa dei kitai, che instaurarono la dinastia Liao, P. divenne la loro seconda capitale col nome di Nanjing («capitale del Sud») o Yanjing, con riferimento all’antico Stato di Yan. Nel 1122 fu occupata dai nuzhen, che fondarono la dinastia Jin e ne fecero una delle loro cinque capitali, trasferendovi nel 1153 la residenza imperiale e chiamandola Zhongdu («città centrale»). Assediata, presa e semidistrutta da Genghiz Khan nel 1215, fu ricostruita in forme monumentali tra il 1264 e il 1269 da Qubilai Khan, fondatore della dinastia Yuan, e assunse il nome di Dadu («città grande»), ma in Occidente fu conosciuta col nome di Khanbaliq («città dell’imperatore»), ossia la Cambaluc descritta da M. Polo. Durante i primi decenni della dinastia Ming, tra il 1368 e il 1417, la residenza degli imperatori cinesi era a Nanchino, ma dal 1417 P., che aveva avuto nel frattempo il nome di Beiping («pace del Nord»), ridiventò la capitale col nuovo nome di Beijing («capitale del Nord»). Il nome Beiping fu ripreso tra il 1928 e il 1949, ma quando, al termine dell’occupazione giapponese (1937-45) e della guerra civile tra nazionalisti e comunisti, fu fondata la Repubblica popolare di Cina (1° ott. 1949), riconosciuta capitale del Paese per dettato costituzionale, P. riebbe il nome di Beijing. Nel 1307 fu nominato arcivescovo di P. il francescano Giovanni da Montecorvino; nel 1601 il gesuita M. Ricci vi fondò una stabile missione, che ebbe grande importanza religiosa e culturale in epoca Ming e Qing. Nell’ottobre del 1860, durante la seconda guerra dell’oppio contro la Cina, P. fu occupata per alcune settimane dalle truppe anglofrancesi. Nel corso dell’insurrezione dei Boxers, truppe internazionali (europee, ma anche giapponesi) vi entrarono il 14 ag. 1900. Dopo la pace le legazioni straniere a P. furono presidiate da distaccamenti dei Paesi occidentali, che ve li mantennero fino all’occupazione giapponese (1937-45). Oggi nel centro storico è ancora riconoscibile l’antica città murata, che viene tradizionalmente distinta in una parte settentrionale e una meridionale. La prima, detta nel suo insieme nei cheng («città interna»), comprende a sua volta la zijin cheng («città purpurea», o proibita), formata dal complesso dei palazzi imperiali, e la huang cheng («città imperiale»), che era la sede della corte e degli uffici governativi. La parte meridionale è detta wai cheng («città esterna»), e viene indicata anche come città cinese, in contrapposizione alla città mancese, la nei cheng.