MATTEUCCI, Pellegrino
– Nacque a Ravenna il 13 ott. 1850, penultimo di sette figli di Cherubino e di Angela Ghigi.
Nel 1862 la famiglia si trasferì a Bologna, dove il M. completò gli studi presso l’istituto S. Lucia. Nel 1868 si stabilì a Roma per seguire i corsi di filosofia al Collegio romano. Nel 1870, rientrato a Bologna, seguì alcuni corsi di medicina a Ferrara.
Pur riprendendo più tardi tali studi a Roma, non conseguì la laurea e non è quindi pertinente la qualifica di dottore o medico a lui spesso attribuita.
Dal 1872 collaborò con la Gioventù cattolica e con un giornale clericale bolognese (L’Ancora); inoltre pubblicò articoli di argomento vario, ma prevalentemente africano e coloniale, in diverse testate: il Nuovo Alfiere (Bologna, 1877-78), il Monitore delle colonie (Roma, 1877-78), la Stella d’Italia (Bologna, 1878), Pagine sparse (Bologna, 1877-78), e più tardi La Patria (Bologna, 1879-81) e altri giornali d’opinione.
I suoi interessi, da un generale impegno politico e culturale di ambito prevalentemente cittadino, si rivolsero presto al campo delle esplorazioni in Africa: studiò arabo, etnografia, scienze naturali e, attraverso contatti con viaggiatori, mirò a farsi riconoscere nell’ambiente geografico ufficiale come esperto di cose africane. Dal 1877 suoi interventi trovarono ospitalità nelle riviste geografiche L’Esploratore (Milano), Bollettino della Società geografica italiana (Roma) e Cosmos (Torino).
Nel 1875 il M. tentò di essere aggregato alla spedizione diretta nello Scioa che la Società geografica italiana (SGI) stava allestendo e pubblicò, a sostegno della sua domanda, La spedizione italiana all’Africa equatoriale (Bologna 1875). Nel 1876 ottenne di essere accolto come socio dalla SGI, divenendone consigliere e segretario nell’aprile del 1877.
Frattanto, nel marzo 1877 il M. aveva incontrato a Roma Romolo Gessi, che lo invitò ad accompagnarlo in un viaggio nell’Etiopia occidentale. Partiti il 1° ott. 1877, i due vennero tuttavia fermati ai confini della regione Galla, meta della spedizione. Anche a causa di dissapori con Gessi il viaggio si interruppe nell’aprile del 1878 senza risultati.
Su questa esperienza, il M. pubblicò poco dopo, nel settembre 1879, Spedizione Gessi-Matteucci nel Sudan e Gallas (Milano), mentre il carteggio con Gessi uscì soltanto postumo a cura di G. Gibelli: Una spedizione in Africa (Roma 1884).
Nell’ottobre dello stesso 1878 il M. fu incaricato dalla Società d’esplorazione commerciale in Africa (Milano) di guidare una spedizione commerciale in Etiopia, che lasciò l’Italia alla fine dell’anno: ne facevano parte Gustavo Bianchi, Francesco Filippini, Callisto Legnani ed Enrico Tagliabue. A titolo privato si unirono Vincenzo Ferrari e Pippo Vigoni; tutti i partecipanti avevano o avrebbero avuto più o meno rilevanti esperienze di viaggio in Africa e altrove. Lasciata Massaua solo l’8 febbr. 1879, la spedizione ebbe luogo con modesti risultati; egli ne dette un resoconto in volume (In Abissinia. Viaggio, Milano 1880). Nel frattempo, a gennaio 1879, il M. non fu rieletto consigliere della SGI.
Nel corso di quell’anno, mentre si trovava ancora in Africa, e poi al rientro in Italia, espose a vari corrispondenti un suo progetto di viaggio dal Sudan al Ciad e a Tripoli, ottenendo l’appoggio, in particolare, di Giuseppe Dalla Vedova e di Oreste Baratieri e, quindi, della SGI. Alla fine del 1879, tramite il presidente della stessa Società geografica, Onorato Caetani, conobbe il giovane principe Giovanni Borghese che, intenzionato a recarsi in Africa, aveva individuato nel M. la persona idonea a fargli da compagno. Scopo iniziale di Borghese era la caccia grossa, ma poi il principe finanziò l’intero programma di viaggio proposto dal M., dicendosi intenzionato a prendervi parte. In ogni caso, il progetto non venne reso pubblico; fu del resto radicalmente modificato una volta in Africa, fino a diventare una traversata del continente dal Mar Rosso al golfo di Guinea, mai tentata fino ad allora.
Il 5 febbr. 1880 il M. e Borghese partirono da Napoli, sbarcando a Suez; una settimana più tardi furono raggiunti dal venticinquenne sottotenente di vascello A.M. Massari, che – su richiesta del M. – il ministro della Marina F. Acton aveva messo a disposizione per rilevare i dati astronomici e topografici. Via Suàkim, il 27 marzo 1880 i tre giunsero a Khartūm, dirigendosi quindi verso ovest, nel Kordofān e nel Dār Fūr. Su questa fase del viaggio, in regioni già note, una discreta documentazione può leggersi nelle riviste geografiche ricordate. Fino a settembre, i tre si mossero nell’area tra Khartūm e il limite occidentale del territorio sotto controllo egiziano, nell’attesa di entrare nell’Uadai (Ouadaï, attuale Ciad orientale), rigorosamente interdetto agli stranieri. Il 1° ottobre Borghese ritornò in Italia con il diario del viaggio fino al 1° giugno e materiali cartografici.
Il 27 ottobre il M. e Massari poterono inoltrarsi nell’Uadai dando inizio alla vera e propria traversata. Di qui, l’itinerario richiese circa otto mesi, scanditi da soste in varie località, a cominciare da Abéché, capitale dell’Uadai. Procedendo verso ovest, nel gennaio 1881 raggiunsero il Bornu, tra Ciad e Nigeria attuali; nella capitale Kuka (Kukawa) incontrarono l’italiano Giuseppe Valpreda, già compagno di viaggio del tedesco Gustav Nachtigal, che dal 1869 vi era trattenuto. Dal Bornu, anziché piegare a nord in direzione di Tripoli, proseguirono verso ovest, percorrendo l’odierna Nigeria settentrionale e sostando a Kano e Bida, e poi verso sud, discendendo il Niger a valle di Bida. Il 3 luglio 1881 giunsero sul golfo di Guinea, ad Akassa (nel delta del Niger), avendo percorso da Suàkim circa 4000 km.
Stremati, assistiti nell’ultimo tratto dagli agenti della londinese United African Company (UAC), quindi imbarcati su una nave britannica, i viaggiatori sbarcarono a Liverpool il 5 ag. 1881.
Raggiunta Londra due giorni più tardi, il M. vi morì l’8 ag. 1881, a causa di un accesso malarico. Nel dicembre 1881 fu insignito dalla SGI di medaglia d’oro alla memoria.
Al termine del viaggio, il 1° luglio 1881, il M. aveva scritto una relazione al ministro degli Esteri, fra l’altro sollecitando il rimpatrio di Valpreda (che morirà nel Bornu nel 1894). Frattanto, aveva steso il progetto di un viaggio nella regione sahelo-sudanese, tra Timbuctù e il paese dei Niàm-Niàm (Centrafrica sudorientale), visitato poco prima da C. Piaggia. Sia nella relazione sia nel progetto il M. insisteva molto sull’importanza del Bornu e dell’Uadai come snodo per alimentare i traffici con la Tripolitania nella prospettiva, esplicitamente enunciata, di un’occupazione italiana della regione libica. In particolare, sottolineando l’urgenza di una iniziativa italiana, paventava che la Gran Bretagna potesse spingersi dalla costa nigeriana verso l’interno, così da drenare i traffici dell’area saheliana.
Del celebre viaggio del M., certo straordinario e giustamente ricordato, si conosce in definitiva assai poco. Il suo diario consiste in una serie di appunti scarni e discontinui dove mancano le determinazioni astronomiche e topografiche; scarse sono le informazioni geografiche, etnografiche, economiche, politiche, e curiosamente risultano assenti i riferimenti ad accordi o patti di amicizia con le popolazioni incontrate. Massari dal canto suo, inspiegabilmente, in due sole occasioni accettò di parlare del viaggio e nell’arco della sua vita (morì nel 1949) non toccò mai più pubblicamente l’argomento. Il progetto di un nuovo viaggio, annunciato dal M. a vari corrispondenti, se fu consegnato a Baratieri (cui era indirizzato affinché lo inoltrasse al presidente della SGI), non fu reso noto ed è stato rinvenuto solo pochi anni fa. Ma la circostanza senza dubbio più singolare è l’assenza di un vero e proprio resoconto del viaggio, al punto che è stato possibile ipotizzare che sia esistito un più completo diario, sottratto o distrutto dopo la scomparsa del M., per evitare che si entrasse in competizione con la Gran Bretagna e con la Francia (con cui allora vi erano, in particolare, rapporti tesissimi per la questione tunisina), che a breve avrebbero concordato la spartizione dell’Africa occidentale.
Altri scritti del M.: S. Apollinare e il suo centenario (Bologna 1874); La cremazione dei cadaveri combattuta ne’ suoi rapporti storici, chimici, sociali, giuridici e religiosi (ibid. 1875); Gli Akka e le razze africane (ibid. 1877); Il sistema nervoso autonomo nella fisiopatologia oculare, con prefaz. di L. Guglianetti (Torino 1949); Scritti di Pellegrino Matteucci raccolti ed annotati. La breve vita ed i tre viaggi di P. M., a cura di M. Longhena (Ravenna 1965).
Fonti e Bibl.: Le lettere e i diari del M. sono stati in massima parte pubblicati. Gli autografi sono conservati soprattutto a Roma, presso gli archivi della Società geografica italiana, dell’Istituto italiano per l’Africa e l’Oriente, e quello dei missionari comboniani; a Milano, nel Museo del Risorgimento, Arch. Correnti; a Bologna nella Biblioteca dell’Archiginnasio; a Ravenna nella Biblioteca Classense; a Forlì nella Biblioteca comunale «Aurelio Saffi». Testo di riferimento è G.C. Stella, P. M. Bibliografia, Ravenna 1983, che elenca e commenta 17 scritti a stampa del M., 171 sue lettere a stampa, 105 scritti su di lui, i diari e le lettere inedite. Tuttora utili: [G. Gibelli], Epistolario africano ovvero Italiani in Africa. Pagine sparse, Roma 1887, pp. 9-176; C. Cesari, Viaggi africani di P. M., Milano 1932; M. Longhena, I viaggi di P. M. in Africa, Torino-Milano 1932. La biografia più equilibrata e documentata è quella scritta da V. Di Cesare, L’oro d’Africa. Tra Bologna e il Niger l’avventura di P. M. (1850-1881), Bologna 1979 (con documenti inediti). Per il contesto del movimento colonialista e delle esplorazioni italiane cfr. A. Milanini Kémeny, La Società d’esplorazione commerciale in Africa e la politica coloniale (1879-1914), Firenze 1973. Oltre alle lettere, sul terzo viaggio si veda A.M. Massari, La spedizione Borghese, in Boll. della Soc. geografica italiana, XV (1881), pp. 811-837 (sostanzialmente ripreso in Id., Il mio viaggio in Africa, in Nuova Antologia, 1° genn. 1882, pp. 122 ss.); nonché G. Dalla Vedova, P. M. e il suo diario inedito, in Boll. della Soc. geografica italiana, XIX (1885), pp. 641-673.