Pennino
Uno dei luoghi più controversi della minuziosa descrizione geografica fatta da Virgilio in If XX 61 ss., che termina con la localizzazione del sito ove fu fondata Mantova, è il Pennino di v. 65: Per mille fonti, credo, e più si bagna / tra Garda e Val Camonica e Pennino / de l'acqua che nel detto laco stagna.
Esiste un Monte P. a circa 7,5 Km dal Benaco; ma appare strano che D., se pure lo conosceva, abbia pensato a questo monte, poco elevato (m 1074), nascosto alla vista dal lago da monti più alti, come il Denervo. D'altro canto intendere P. come il monte suddetto, significherebbe impostare il discorso sulla reciproca posizione dei tre luoghi nominati nel verso; e sarebbe estremamente difficile spiegare perché D., per indicare la regione circostante il lago di Garda, si sia servito del piccolo centro di Garda, della lontana Val Camonica e del modesto Monte Pennino.
Meglio si può ipotizzare che D. intendesse indicare a larghe linee il bacino idrografico del lago; e allora P. (anche se la voce manca nel latino di D.), sta a indicare la catena alpina, o la parte di essa compresa tra la Val Camonica e la località di Garda (Magnaghi). Ciò naturalmente vale anche se P. è interpretato nell'accezione generica di catena montuosa (Casella). Il Revelli (Italia, 107) ribadisce questa interpretazione, e, mentre non dà importanza al fatto che in qualche codice di Tolomeo (invocato dal Toynbee, Dictionary, ad l.), le cui tavole sono ignote a D., compaia il nome di Alpes Poenae a indicare l'area montuosa che orla il Benaco, rimarca che Orosio usa Alpes Poeninae per indicare approssimativamente le Alpi Orientali, e che, dopo Isidoro, le denominazioni Alpes Poenini- A. Penini - Apennini - Apenninus, vengono usate a indicare tutto il rilievo alpino, come appare dalla carta di Ebstorf, e come si nota in D. stesso (Ve I VIII 9, Ep VII 5). Così P. sta a indicare la zona montuosa a nord del lago, mentre Garda e Val Camonica stanno a indicare le zone rispettivamente a occidente e a oriente del lago (Scartazzini-Vandelli, Casini-Barbi).
Alcuni autori, anche tra i moderni, leggono Apennino, ma tale lettura comporterebbe una sinalefe eccessiva; alcuni tolgono la congiunzione e fanno di Apennino il soggetto della terzina, mentre normalmente si considera soggetto l'intera regione indicata, designata con complementi di luogo aventi funzione di soggetto (Petrocchi, ad l.). Da scartare anche l'interpretazione del Torraca che, sulla scorta di un passo della carta rossanese del sec. XII, legge a pendino nel senso di " a pendio ", ben confutata dal Barbi, e del resto poi abbandonata dal Torraca stesso.
Bibl. - Barbi, Problemi I 209-210; A. Magnaghi, La ‛ devexio Apennini ' del ‛ De vulg. eloq. ' e il confine settentrionale della lingua del sì, in " Giorn. stor. " suppl. 19-21 (1921) 395; M. Casella, Questioni di geografia dantesca, in " Studi d. " XII (1927) 68; G. Vandelli, Di un antico uso sintattico dei complementi di luogo, ibid. XIII (1928) 65-69; Monaci, Crestomazia 9; E. Caccia, Il canto XX dell'Inferno, in Lect. Scaligera I 40.