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Perù
Erede di una gloriosa storia, fulcro dell’Impero incaico prima e della colonia spagnola in Sudamerica poi, il Perù moderno non è riuscito a riprodurre il primato politico e il prestigio internazionale che furono dei suoi avi. Instabilità politica cronica, fratture etniche irrisolte, sottosviluppo economico, profonde disuguaglianze sociali e debolezza delle istituzioni statali ne sono alcune cause. Tuttavia, il suo vasto territorio, la sua triplice dimensione marittima, andina e amazzonica, le ricche materie prime di cui dispone e, negli ultimi anni, la robusta crescita economica ne fanno un paese dall’influenza potenzialmente maggiore di quella che oggi esercita, in America Latina e oltre i confini regionali. Le condizioni affinché ciò avvenga sono il consolidamento della stabilità politica e istituzionale, la capacità di integrare nella vita pubblica le ampie frange di popolazione che ne rimangono ancora escluse e la maggiore integrazione coi paesi vicini, coi quali il Perù ha aperti vari contenziosi.
Il Perù è per molti aspetti un paese in transizione. Se da un lato è uno stato pacifico e sempre più aperto al mondo, specie in campo economico, dall’altro lato rimane un paese tutt’altro che scevro da forti tensioni coi vicini, in passato sfociate più volte in vere e proprie guerre. Dalla prevalenza dell’apertura o dall’imporsi dei riflessi nazionalisti generati da quelle tensioni dipenderà il futuro dei rapporti peruviani col mondo esterno. Per quanto riguarda il primo aspetto, ossia l’apertura al mondo, ne dà ampia dimostrazione la determinazione con cui l’hanno perseguita gli ultimi governi peruviani, ora nel seno della Comunità andina delle nazioni; ora aprendosi agli scambi commerciali con i paesi emergenti, specie la Cina; ora battendosi per attrarre investimenti esteri; ora, infine, riuscendo a stipulare un Trattato di libero commercio con gli Stati Uniti, paese col quale il Perù intrattiene da tempo rapporti di stretta alleanza. Per quanto invece riguarda i rapporti con i suoi numerosi vicini, il Perù può senz’altro esibire gli accordi diplomatici raggiunti con molti di essi, ma nulla garantisce contro l’eventuale riacutizzarsi di vecchie recriminazioni, qualora in Perù o nelle capitali vicine s’imponessero per qualche motivo le più radicali tendenze nazionaliste: con l’Ecuador per talune aree alla frontiera, con la Colombia sui confini nella regione amazzonica, col Cile per le acque territoriali e perfino con la Bolivia, il cui accesso al mare non dipende solo dal Cile, ma anche dalla buona disposizione peruviana.
L’eterogeneità etnica, frutto della stratificazione di diversi popoli, determinata a sua volta dalla colonizzazione, dallo schiavismo e da successive ondate migratorie in un territorio che, all’arrivo degli spagnoli nel 16° secolo, era già densamente popolato dagli abitanti dell’Impero inca, rimane un attributo chiave della popolazione e della storia peruviane. Benché i peruviani siano in gran parte e in gradi diversi meticci, ossia discendenti della progressiva mescolanza tra i colonizzatori spagnoli e la popolazione autoctona, rimangono assai forti le connotazioni etniche che distinguono bianchi e indios, ma anche oriundi africani e immigrati orientali. Tale eterogeneità, essendo perlopiù accompagnata a rigide gerarchie che non solo separano le diverse etnie e classi sociali, ma anche le diverse fasce del territorio nazionale (dove alla costa bianca e meticcia fanno da ideale contrasto la sierra e la selva indiane), ha rappresentato a lungo un ostacolo quasi insormontabile per il consolidamento dello stato peruviano e dunque anche per la sua proiezione esterna. A tale proposito, quello dell’integrazione etnica rimane il problema più complesso che il Perù affronta. L’integrazione etnica comporta a sua volta una maggiore coesione sociale, specie nelle immense periferie della capitale e lungo la cordigliera andina, dove la povertà, seppure in calo grazie agli effetti sia della crescita economica, sia delle politiche distributive adottate dai recenti governi, affligge circa il 35% della popolazione, in larga parte indiana e meticcia. Tale contesto aiuta almeno in parte a comprendere le ambivalenze mostrate dal Perù in materia di libertà e diritti. Da un lato, quella peruviana è infatti una democrazia rappresentativa che riconosce e tutela i diritti civili e le libertà individuali sancite dalla Costituzione. La magistratura si è inoltre mostrato forte e deciso quanto occorreva per giudicare e condannare l’ex presidente Alberto Fujimori e il suo entourage, macchiatisi di gravi crimini. Dall’altro lato, la corruzione rimane endemica e la tensione sociale permane in talune aree andine e amazzoniche, dove talvolta è sfociata in violenti scontri tra gruppi locali e forze dell’ordine, e dove torna di tanto in tanto a riaffiorare lo spettro di Sendero Luminoso, l’organizzazione guerrigliera che negli anni Ottanta seminò il terrore in gran parte del paese.
Benché le differenze di reddito tra le classi sociali e quelle tra i livelli di sviluppo delle diverse aree del paese rimangano assai elevate, gli effetti della crescita economica dell’ultimo decennio, tra le maggiori dell’intera area latinoamericana, non hanno mancato di farsi sentire, specie nella capitale e nella sua vasta area metropolitana, lungo la costa settentrionale – dedita alle colture intensive per l’esportazione – e nel settore della produzione mineraria, che ha ricevuto il forte impulso della domanda e degli elevati prezzi internazionali. Da parte loro, i governi di Alejandro Toledo prima e Alan García poi, hanno condotto politiche economiche ortodosse che, assicurando la disciplina fiscale, un tasso di cambio stabile e livelli assai contenuti di inflazione, hanno attratto ingenti investimenti internazionali. A ciò si aggiunge l’apertura economica perseguita con vigore e coronata da numerosi accordi di libero commercio, il più importante dei quali è quello con gli Stati Uniti, entrato in vigore nel 2009.
La dipendenza del Perù dai prezzi delle materie prime, sulla cui esportazione si basa ancora in larga misura la sua crescita economica, rimane tuttavia elevata e il deficit di infrastrutture adeguate continua a pesare sulle difficoltà a trasporre i frutti della crescita anche nelle zone rurali e nelle vallate andine di un paese dalla geografia molto complessa.
Sul piano energetico, il Perù rimane in larga misura dipendente dal petrolio, nonostante gli sviluppi degli ultimi anni sia nello sfruttamento del gas naturale e dell’energia idroelettrica, sia nel campo delle energie alternative. In realtà la produzione di petrolio peruviana è andata crescendo, ma non quanto basta per garantire l’autosufficienza nazionale, né per tenere il passo della crescita economica dell’ultimo decennio. Il fatto che il suo principale fornitore di petrolio sia l’Ecuador, col quale il Perù ha avuto a lungo un contenzioso territoriale oggi sanato, ma un tempo causa di frequenti tensioni e conflitti, rende tale dipendenza ancora più spinosa. Sul piano ambientale, infine, il Perù può vantare un tasso di deforestazione della sua grande porzione di Amazzonia assai più basso di quello del vicino Brasile. Tuttavia, la preservazione delle risorse naturali e della biodiversità di cui il suo territorio è ricco sono sottoposti a crescenti rischi, dato lo sfruttamento sempre più intensivo dei prodotti di cui abbonda il sottosuolo peruviano. Per far fronte a tali criticità, il governo peruviano ha creato nel 2008 un ministero per l’ambiente.
Benché i militari abbiano spesso esercitato un’enorme influenza nella vita politica peruviana e alcune minacce potenziali alla sicurezza nazionale permangano sia all’interno del paese che alle sue frontiere (ora in forma di sparuti focolai sovversivi, ora di antiche tensioni causate da contenziosi marittimi o territoriali), le spese del Perù per la difesa sono nel complesso contenute e stabili nella sostanza. Allo stesso modo, anche la produzione interna di armi rimane limitata. La ventilata riorganizzazione di gruppi guerriglieri, la sempre latente minaccia rappresentata dal narcotraffico e soprattutto la vasta modernizzazione militare avvenuta in Cile negli ultimi anni – il vicino nei confronti del quale il Perù ha maggiori rivendicazioni e cui sono perciò diretti la gran parte dei suoi piani militari – hanno tuttavia accresciuto la domanda di moderni sistemi d’armi negli ambienti politici e militari. Ciò ha in effetti portato negli ultimi anni a taluni importanti acquisti di armamenti moderni, senza peraltro potersi perciò dire che il Perù si sia imbarcato a sua volta in quella che molti osservatori ritengono una spirale armamentista in America Latina. La sua spesa militare, ad esempio, rimane circa un quarto di quella del Cile.