passeri, pettirossi e corvi
La voce della maggioranza
Il grande ordine dei Passeriformi comprende circa 5.900 specie, ripartite in quasi 2.000 generi e sparse in tutti i continenti. Generalmente si tratta di uccelli di piccole o piccolissime dimensioni (a parte poche eccezioni, come la famiglia dei Corvidi). La loro alimentazione è assai varia: esistono specie prevalentemente insettivore, carnivore, frugivore o granivore. Molte sono stanziali, altre intraprendono lunghe migrazioni stagionali da un continente all’altro. Alcune possono causare gravissimi danni all’agricoltura, soprattutto nei paesi poveri. Fra i Passeriformi troviamo specie con capacità canore sorprendenti che hanno ispirato poeti e scrittori
In termini di ricchezza di specie, i Passeriformi rappresentano più del 60% degli uccelli attualmente conosciuti in tutto il mondo. Molti dei loro nomi (allodola, rondine, corvo, usignolo) sono ben presenti nell’immaginario collettivo, per averli letti in opere letterarie o averne sentito parlare attraverso i mezzi di comunicazione di massa. L’ordine dei Passeriformi rappresenta un fenomeno di divergenza evolutiva per cui, a partire da una popolazione fondatrice, si sono realizzati molti adattamenti per sfruttare le risorse alimentari più diverse. Per questi motivi è difficile trovare caratteristiche in comune fra tutti i membri dell’ordine, il quale oggi viene definito in base alla distanza genetica e alle sequenze del DNA. Fra le caratteristiche che li distinguono dagli altri uccelli, ci sono la struttura delle ossa palatine e dei muscoli e la forma degli spermatozoi. I Passeriformi sono assai numerosi anche come individui e svolgono ruoli ecologici assai importanti nel controllo degli insetti e delle piante.
Nascosta fra l’erba alta delle praterie e dei campi di cereali, l’allodola (famiglia Alaudidi) è un instancabile cacciatore di insetti, quasi un guardiano segreto delle coltivazioni. Ogni tanto vola in alto, quasi verticalmente, ed emette un canto forte e melodioso per comunicare con i propri compagni. Molto simile è la cappellaccia, provvista di un ciuffo di piume erette sul capo. I Motacillidi, invece, si trovano soprattutto nei prati pascolati o falciati, dove l’erba è bassa. Le specie più diffuse sono la pispola, lo spioncello e le ballerine. Queste ultime si trovano prevalentemente lungo le rive di fiumi e laghi, dove amano sostare sui massi o sulla ghiaia. La ballerina bianca si trova anche in città e spesso la si osserva sulle terrazze e i tetti.
La famiglia degli Irundinidi comprende specie adattate a cacciare piccoli insetti in volo. Il loro aspetto ricorda molto quello dei rondoni (che appartengono a un altro ordine, quello degli Apodiformi), più grossi e molto più abili nel volo. Le specie più comuni sono la rondine, il balestruccio e il topino. Le prime due specie frequentano molto le abitazioni degli uomini e costruiscono nidi sotto i cornicioni, sui tetti.
Il topino, invece, scava nidi a galleria nelle pareti verticali tenere (argille, tufi, arenarie), spesso lungo gli argini dei fiumi. Purtroppo le popolazioni di questi uccelli diventano sempre meno numerose a causa degli insetticidi e per lo stile degli edifici moderni che spesso non si prestano bene alla loro nidificazione.
La famiglia dei Turdidi comprende diverse specie insettivore molto note, di medie dimensioni, provviste di becco sottile e musicalmente assai dotate. Il pettirosso (Erithacus rubecula) è uno degli uccelli più famosi e facilmente riconoscibili.
Una leggenda racconta che il colore del suo petto deriva da una goccia del sangue di Gesù Cristo, a cui il pettirosso avrebbe cercato di alleviare le sofferenze cercando di strappare le spine dalla corona. In realtà, questo uccellino è sempre occupato a difendere il proprio territorio dagli intrusi e si mette in bella vista, mostrando il petto rosso, per dissuadere i rivali da un feroce combattimento.
Altri Turdidi famosi sono il merlo, il tordo, il passero solitario, il codirosso, il saltimpalo e l’usignolo. Considerato come uno dei più valenti cantori d’Europa, l’usignolo ci affascina per via del suo canto notturno, celebrato dal poeta romantico John Keats nella poesia Ode a un usignolo.
La famiglia dei Fringillidi comprende numerose specie granivore, ossia che si nutrono di semi. Il loro becco è largo alla base, rispetto a quello sottile degli insettivori. Generalmente i maschi sono abili cantori e più colorati delle femmine. Il fringuello vive solitario in boschi radi, mentre il cardellino vola in gruppo sulle alte erbe sparse nei pascoli, mostrando la sua livrea rossa, gialla e nera. Il verzellino, nonostante il piumaggio poco vistoso, ha dato origine al famoso canarino, l’uccello da compagnia più diffuso in Europa. Attraverso l’allevamento sono state prodotte numerose razze, dai colori brillanti e dalle forme bizzarre.
Tutti conoscono i passeri, vivacissimi uccelli che vivono al seguito dell’uomo nutrendosi di piccoli rifiuti alimentari e nidificando sulle case. Appartengono alla famiglia dei Passeridi, imparentata con i Ploceidi, gli uccelli tessitori delle savane africane. Invece, i piccoli uccellini esotici colorati, detti bengalini, che si vedono nei negozi di animali sono gli Estrildidi, una numerosa famiglia tropicale di granivori. Alcune specie, come la quelea (Quelea quelea), distruggono i campi di miglio in Africa, producendo gravi danni all’economia di paesi poverissimi.
Alla famiglia dei Corvidi appartengono Passeriformi giganti, le cui dimensioni variano fino a raggiungere la taglia di un grosso rapace. La specie più grande è il corvo imperiale (Corvus corax), con un’apertura alare di 135 cm e un peso di circa 1,75 kg. La cornacchia e il corvo comune sono di taglia più modesta; la taccola è ancora più piccola. I grossi Corvidi possono essere spazzini: per esempio, le cornacchie si concentrano nei centri abitati, nelle zone agricole e presso le discariche. Alcune specie, in particolare il corvo imperiale, si comportano da predatori e da necrofagi, ossia consumano le carogne. La taccola forma rumorose bande su edifici abbandonati, soprattutto in paesetti arroccati sulle colline e in zone rurali. I gracchi nidificano su pareti rocciose, anche in alta montagna. Infine, esistono specie solitarie, come la gazza, tipica di zone agricole alberate, la ghiandaia, comune nei boschi di latifoglie, e la nocciolaia, esclusiva dei boschi di conifere.
I Corvidi suscitano grande interesse negli etologi perché sono molto intelligenti e talvolta imprevedibili. La loro sopravvivenza è fondata sulla trasmissione delle esperienze di generazione in generazione. Ciò avviene soprattutto nelle forme sociali come le taccole e i gracchi, in cui si può dire che ogni popolazione ha la propria cultura.
Alcune specie, come la gazza e la ghiandaia, sono molto attratte da oggetti luccicanti come i gioielli o le posate, a tal punto che spesso le portano al nido. Ciò dipende dal fatto che, fra il loro cibo preferito, ci sono i grossi Coleotteri dalla livrea metallica (Scarabeidi, Buprestidi) con cui alcuni oggetti vengono confusi. Vicini ai Corvidi sono i Paradiseidi della Nuova Guinea, detti uccelli del Paradiso a causa del loro aspetto vistoso, dovuto ai colori e alla forma delle penne. In questi bellissimi uccelli, ogni specie è molto differente dalle altre, tuttavia la distanza genetica tra loro è molto piccola, tanto che molte specie mostrano un elevato grado di interfertilità. Gli aborigeni li cacciano sia come cibo sia per adornarsi delle loro penne.
In una favola di Esopo, il corvo fa una gran brutta figura davanti alla volpe che riesce a sottrargli un pezzo di formaggio con l’astuzia. Ben diversa è la figura dell’usignolo che, in un’altra favola dello stesso autore, si sacrifica per i propri figli. Infatti, cantando a squarciagola, l’uccellino riesce ad attirare su di sé lo sparviero che sta per calare sul nido. Il romanzo epistolare di Giovanni Verga, Storia di una capinera (1871), in bilico tra il romanticismo e il verismo, racconta la triste vicenda di una ragazza costretta a farsi monaca per volontà della famiglia. La capinera è un uccello mite, schivo, dal canto dolcemente modulato, e viene preso dall’autore a emblema della condizione femminile nella Sicilia dell’Ottocento e della sofferenza causata da regole sociali imposte. A un Passeriforme, cioè alla gazza, è dedicata addirittura un’opera lirica, quella di Gioacchino Rossini, che si intitola appunto La gazza ladra.