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Vergerio, Pier Paolo

di Giacomo Ferraù - Enciclopedia Dantesca (1970)
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Vergerio, Pier Paolo

Giacomo Ferraù

Umanista (Capodistria 1370 - Budapest 1444). Dopo un primo apprendistato padovano, l'avvenimento più significativo della sua formazione culturale è certamente un soggiorno a Firenze (a più riprese: tra il 1386 e il 1387; nel 1394 e ancora dall'autunno 1398 al marzo del 1400); soggiorno che gli offrì la possibilità di entrare in contatto col circolo salutatiano e, nell'ultimo periodo, di apprezzare il magistero del Crisolora.

Frutti di questi primi contatti sono il celebre trattato pedagogico De ingenuis moribus et liberalibus studiis adulescentiae e una difesa, ispirata a sentimenti repubblicani, del personaggio di Cicerone contro la prospettiva offerta della celebre lettera petrarchesca all'antico romano. Il suo ritorno a Padova (1400) segna tuttavia lo stabilirsi di un legame sempre più organico tra l'umanista e i Da Carrara, signori di Padova: risalgono a questo periodo l'opera storica De Principibus Carrariensibus et gestis eorum liber e l'opuscolo De Monarchia. Dopo la fine della signoria carrarese, nel 1406 il V. entrò al servizio della Curia romana; nel 1417 seguì le fortune dell'imperatore Sigismondo, conosciuto al concilio di Costanza. Morì a Budapest mentre prestava servizio nella cancelleria imperiale.

La sua conoscenza e familiarità con l'opera dantesca è garantita dalla frequentazione della tradizione culturale fiorentina: non a caso al V. sono dedicati i celebri dialoghi del Bruni Ad Petrum Paulum Histrum. Notevole è invece che nell'epistola che annuncia la morte di Benvenuto da Imola il V. è interessato al magistero di lui nel campo delle lettere classiche, senza nominare la sua maggior fatica di esageta dantesco. Si è voluto trovare più di un punto di contatto tra il pensiero politico di D. e l'opuscolo vergeriano De Monarchia (composto certamente in Padova tra il 1400 e il 1405); in tale scritto l'umanista istriano riconosce nel governo di uno solo la più efficace forma statuale, l'unica capace di armonizzare i diversi interessi dei cittadini e le passioni partigiane.

L'assunto è confermato con argomenti di origine aristotelica (ma recepiti dal V. anche attraverso la mediazione ciceroniana) assai comuni a certa trattatistica politica del Trecento e principalmente dall'analogia tra la ‛ monarchia ' e il principio unitario, voluto dalla Provvidenza, " huius machinae mundanae ". La somiglianza degli argomenti, se rende assai probabile il riferimento vergeriano all'opera dantesca, non ne garantisce tuttavia un sicuro aggancio, appunto per la possibilità del recepimento di tradizioni comuni: si osservi infine che, mentre D. aveva avuto come punto di riferimento la Monarchia universale della Sancta Romana Respublica, il V. sembra piuttosto farsi apologeta della forma di governo ‛ monarchica ' della Signoria.

Bibl. - P.P.V., Epistolario, a.c. di L. Smith, Roma 1934; ID., De ingenuis moribus et liberalibus studiis adolescentiae, a c. di A. Gnesotto, in " Atti e Mem. Accad. Scienze, Lett. Arti Padova " XXXIV (1918); ID., De Principibus Carrariensibus et gestis eorum liber, a c. di A. Gnesotto, ibid. XLI (1924-25) 327-474; C. Bischoff, Studien zu P.P. V. dem Alteren, Berlino-Lipsia 1909; B. Ziliotto, La cultura letteraria di Trieste e dell'Istria, Trieste 1913, 40-51; L. Smith, Note cronologiche Vergeriane, in " Archivio Veneto-Tridentino " X (1920) 149-157; C. Marchente, Ricerche intorno al ‛ De Principibus Carrariensibus et gestis eorum liber ' attribuito a P.P. V. Seniore, Padova 1949; H. Baron, La crisi del primo Rinascimento italiano, Firenze 1970, 140-148.

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