Pittore e incisore francese (Saint-Gilles 1699 - Roma 1749). Tra i più importanti esponenti del classicismo della prima metà del sec. 18º, S. elaborò una pittura statica e monumentale, essenziale nei gesti e contenuta nei sentimenti. Attivo in Francia e a Roma, raggiunse una notevole fama testimoniata dalla prestigiosa commissione (1743, finita nel 1747) della Messa di s. Basilio per S. Pietro (Roma, S. Maria degli Angeli), di cui nel 1748 fu iniziata la trasposizione in mosaico, onore mai toccato in vita a un artista francese.
Fu allievo a Tolosa di A. Rivalz (1717-19), artista fedele alla tradizione classica seicentesca. Le prime opere risentono sensibilmente del maestro, dalla Consacrazione di Luigi XV (1722, su disegno di Rivalz) alle cinque tele per la cappella dei Penitenti Bianchi (1725; tutte a Tolosa, Musée des Augustins). Nel 1726 si trasferì a Parigi. Allievo dell'Accademia, vinse l'anno seguente il Grand prix con Mosè e il serpente di bronzo (Nîmes, Musée des beaux-arts); si stabilì quindi a Roma (1728), dove sposò la miniaturista Maria Felice Tibaldi (n. 1707 - m. 1770), figlia del violinista G. B. Tibaldi. Del 1737 è la Cena in casa di Simone (Louvre), richiesta dai canonici regolari del Laterano per il loro convento di Asti; negli anni successivi S. lavorò per committenze italiane e straniere (Ritratto di Federico Cristiano di Sassonia, 1739, Dresda, Gemäldegalerie) e ottenne importanti incarichi attraverso numerosi ordini religiosi. Inoltre, tramite il card. S. Valenti Gonzaga conobbe Benedetto XIV, del quale dipinse il ritratto ufficiale (1740, varie versioni tra cui a Chantilly, Musée Condé e Versailles, Museo del castello). Predilesse i bianchi, i rosa, i grigi, accostati con sensibile raffinatezza (Visione di s. Girolamo, 1739, e Crocifissione tra santi, 1744, entrambi a Brera; Miracolo di s. Benedetto, 1744, Roma, S. Francesca Romana; S. Ambrogio assolve Teodosio, 1745, Perugia, Galleria nazionale dell'Umbria). Del 1746 è S. Camillo De Lellis salva i malati durante l'inondazione del Tevere (Roma, Museo di Roma), dove l'interesse realistico si risolve nell'inserimento sapiente di straordinarî brani di natura morta.