Umanista (Venezia 1487 - Roma 1527); discepolo di Marco Musuro, insegnò greco a Venezia (1518), a Firenze (1522-23) e a Roma (1526-27), dove si era trasferito nel 1523 al seguito del card. Giulio de' Medici eletto pontefice e dove sostenne aspre contese; morì forse in seguito alle ferite riportate durante il sacco della città. Accolta con un certo sfavore ma poi abbastanza diffusa fu la sua traduzione in latino di alcune opere di Aristotele (Venezia 1521); ma l'opera sua più notevole è il dialogo De exilio (1522), inteso a dimostrare, attraverso una lunga serie di esempî desunti per lo più dall'antichità classica, che l'esilio non è un male: di così buona fattura classica, che trovò facilmente credito l'accusa mossa da P. Giovio che l'A. si fosse servito del dialogo ciceroniano De gloria da lui rintracciato e poi distrutto.