ANDERLONI, Pietro
Fratello di Faustino ed ultimo dei sette figli di Giov. Battista. Nacque il 12 ott. 1785 nella patema dimora di campagna di S. Eufemia presso Brescia. Anche lui, come il fratello, prese le prime lezioni di disegno a Brescia, con l'intenzione di diventare pittore. Ebbe a maestro Stefano Poflazzi; ma quando Faustino, nel 1801, fu nominato professore a Pavia, egli, ancora sedicenne, lo raggiunse e frequentò la sua scuola, completando lo studio del disegno e della pittura con quello dell'incisione in rame. Dei suoi inizi d'incisore sono alcune tavole dell'Aneurisma di Antonio Scarpa già disegnato dal fratello; ma nel 1803 pubblicava un icastico ritratto dal vero del missionario Francesco Checchi, in cui era facile vedere il sentimento che egli avrebbe portato anche nell'incisione "a taglio regolare". In siffatto genere d'incisione l'A. si perfezionò quindi a Mdano, dove, per consiglio dello stesso fratello, s'iscrisse alla rigorosa scuola di Giuseppe Longhi, che frequentò per nove anni, durante i quali coadiuvò:U maestro in molti intagli ed altri ne fece di propri. Valoroso e modesto, visse comunque per qualche tempo all'ombra del Longhi, in nome del quale incise perfino una Mater Amabilis di Guido Reni. Poi nella Visione di Ezechiele di Raffaello, incisa nel 1808 ed edita nel 1810, il suo nome uscì associato a quello del Longhi, e quindi da solo, dopo che il Longhi ebbe affidata a lui l'incisione richiestagli dal viceré d'Italia, Eugenio de Beauhamais, di un disegno di A. R. Calliano, rappresentante Napoleone che visita il campo dopo la battaglia di Eylau. Questa stampa, uscita nel 1810, meritò la medaglia d'oro al giovane incisore. Fu in quell'anno che l'A. incise il ritratto di Giuseppe Longhi "eximis coelator", cui seguirono altri ritratti memorabili, come quelli dell'Appiani (1811), di Canova (1813), di Carlo Porta (1821). Ma egli eccelse nella riproduzione delle opere dei maggiori maestri del pennello: primo fra tutti Raffaello, del quale già nel 1811 aveva pubblicato la Bella Giardiniera. Pubblicò via via l'Eliodoro cacciato dal Tempio (1830), la Sacra Famiglia Bridgewater,(1831), l'Incontro di s. Leone con Attila (1837), il Giudizio di Salomone (1845). Incise anche da Tiziano (l'Adultera nel 1821 e l'Adorazione degli Angeli nel 1824), da Gaudenzio Ferrari, dal Poussin (Mosèal pozzo di Madian, 1818), dal Sassoferrato, ecc. Morì il 13 nov. 1849 nella sua villa di Galbiate (Milano).
L'A. fu il più fedele interprete e continuatore del Longhi: si può dire anzi che sia andato anche più in là dei maestro, inibendosi quelle licenze d'incisione "a taglio libero" o "alla pittoresca "cui l'altro talvolta si abbandonava. Sì deve a lui una più progredita resa del colore, intesa come trasporto puntuale del tono e dei valori sulla scala del bianco e nero, a complemento della forma ottenuta per mezzo di linee rigorosamente indirizzate in senso prospettico.
Bibl.: G. Longhi, La Calcografia, Milano 1830, p. 214 nota; F. Longhena, Notizie biografiche di Giuseppe Longhi, Milano 1831 (appendice a G. Longhi, La Calcografia,pp. 431, 432; tra p. 394 e p. 395: ritratto del Longhi, inciso dall'A.); G. Ferrario, Le classiche stampe, Milano 1836, pp. XCIII, 3-9; Ch. Le Blanc, Manuel de l'amateur d'estampes, Paris I, 1850, p. 40; F. Bettoni, L'Arte nella storia bresciana, in Commentari dell'Ateneo di Brescia,1896, p. 189; E. Anderloni, Opere e vita di P. A., Milano 1903; A. Melani, Incisione italiana in rame, in Nell'Arte e nella Vita, Milano 1904, p. 284; U. Thieme-F. Becker, Allgem. Lexikon der bildenden Künstler, I, p.433; Encicl. Ital., III, p.188.