GAMBARO, Pietro Andrea
, Pietro Andrea. - Nacque nel 1480 a Casalfiumanese, nei pressi di Imola, da Pietro Andrea. Oltre alla forma Gambaro, sono attestate anche Gambarinus e Gammarus (che il G. usò nel dare alle stampe le sue opere).
Coltivò dapprima interessi filosofici e letterari, poi si diede alla giurisprudenza, frequentando lo Studio bolognese dal 1500. Ebbe come insegnanti Giovanni Zaccaria Campeggi per il diritto civile, Bartolomeo Bolognini e Antonio Maria da Sala per il diritto canonico. Nel 1505 si addottorò in civile. Già nel 1506 pubblicava l'opuscolo De ventate ac excellentia legalis scientiae, dedicato al protonotario Antongaleazzo Bentivoglio, cancelliere dello Studio di Bologna. 1123 giugno 1507 dava alle stampe il più impegnativo Liber legalis dialecticae, dedicato al cardo Adriano Castellesi. Pochi mesi dopo, l'11 ott. 1507, si addottorava in diritto canonico. Nel frattempo, dall'anno accademico 1506-07, aveva già cominciato l'attività di lettore presso lo Studio, che avrebbe portato avanti ininterrottamente fino al 1513-14, dapprima condotto «ad lecturam Sexti et Clementinarum», poi, dal 1511-12, incaricato della lettura serale ordinaria delle Decretali. In questi anni il G. seppe guadagnarsi la stima e la fiducia dei legati di Bologna, i cardinali Giovanni e Giulio de' Medici (i futuri papi Leone X e Clemente VII), in carica rispettivamente dal 1511 al 1512 il primo e dal 1514 al 1522 il secondo. Quest'ultimo, divenuto arcivescovo di Firenze nel 1513, lo nominò suo vicario generale almeno dal 14 giugno 1515. In quel ruolo, in assenza del titolare, il G. presiedette il sinodo fiorentino (1517-18) e ne curò la redazione degli atti (Constitutiones seu ordinationes Florentinae Synodi ...). Nel settembre 1520 era ancora vicario a Firenze e nell'anno seguente il legame coi Medici gli procurò un ulteriore avanzamento di carriera: Leone X, infatti, lo volle con sé a Roma, in qualità di referendario e uditore del Sacro Palazzo. Con ogni probabilità, nello stesso anno Leone X lo nominò anche uditore della Rota romana, ma la morte del pontefice dovette ritardare l'effettiva presa di possesso della carica, che avvenne soltanto il 21 maggio 1522, sotto Adriano VI. Nel giugno del 1523 quest'ultimo inviò il G. come legato in Ungheria; al suo ritorno, nel gennaio del 1524, il G. riassunse l'incarico presso la Rota, che mantenne fino al 1528. Sotto il pontificato di Clemente VII il G. cumulò le cariche di uditore di Rota, di referendario della Segnatura di grazia (152528) e addirittura - nel 1527 - di vicario della diocesi di Roma.
Il 7 ag. 1528 Clemente VII gli diede un'ulteriore gratificazione, eleggendolo vescovo di Faenza; la brillante carriera del G. venne però interrotta dalla morte, avvenuta in settembre probabilmente a Viterbo, mentre era in viaggio per prendere possesso della diocesi.
Opere: De veritate ac excellentia legalis scientiae libellus, Bononiae, in officina Iohannis Antonii de Benedicti ..., 1506 (ed. successive: Basileae 1543; rist. in Traetatus universi iuris ..., I, Venetiis 1584, cc. 132r-134r); Liber legalis dialeeticae ..., ibid., per Benedicrurn Hectoris, 1507 (ed. successive: Bononiae 1524; Venetiis 1533 [assieme al De veritate et excellentia legalis scientiae]; Bononiae 1536; Basileae 1543); Tractatus in diificìlimam [sic] materiam extensionum ..., ibid., id., 1509 Cristo in Tractatus universi iuris, XVIII, Venetiis 1584, cc. 247-260); Extravagans lulii Il. super electione simoniaca papae ..., Romae, apud Calvum [1528] Cristo in Repetitiones in universas lere iuris canonici partes, VI, Venetiis 1587, pp. 40 ss.); De beneficiornm permutatione, in Tractatus universi iuris, XV, I, Venetiis 1584, pp. 208-220; In lUbrica de rerum permutatione et in caput licet eodem titulo, in Repetitiones ..., V, Venetiis 1587, pp. 103-170.
L'opera più impegnativa del G. deve considerarsi senz'altro il Tractatus de officio acque auctoritate legati de latere, pazientemente compilato dopo l'incendio della sua biblioteca durante il sacco di Roma del 1527. Il testo fu quasi certamente pubblicato postumo; un'edizione veneziana del 1572 (apud Vincentium Valgrisium), infatti, dà il Tractatus come opera del G., ma «ab Augustino Ferentillo I.V.D. summo studio summaque diligentia recognitus .>; nell'indice generale premesso al primo volume dei Tractatus universi iuris, nel 1584, l'opera del G. è addirittura menzionata come edita allora per la prima volta (XIII, 2, cc. 150v-230v). Nel Tractatus il G. mostrava chiaramente il suo stretto e incondizionato legame col potere pontificio; in quanto rappresentante del papa, secondo il G., il legato a lacere aveva un'autorità temporale e spirituale superiore a quella di qualsiasi altro potere esistente nella sua giurisdizione, vescovo compreso.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Bologna, Notarile, Notaio Giovanni Foscherari, filza 12, n. 212, 30 sett. 1520; I rotuli dei lettori legisti e artisti dello Studio bolognese dal 1784 al 1799, a cura di U. Dallari, Bologna 1888-91, I, pp. 194, 196, 200, 203, 207, 210, 213; II, p. 3; G.D. Mansi, Sacrorum conciliorum nova et ampiissima rollectio, n., XXXV, Parisiis 1802, coll. 215, 217 s.; G. Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi, IV, Bologna 1784, pp. 54-58; IX, ibid. 1794, p. 111; C.-I. Hefele - I. Hergenroether - H. Leclercq, Histoire des conciles d'après les documents originaux, VIII, I, Paris 1917, p. 558; H. Hurter, Nomenclator literarius theologiae catholicae, II, Innsbruck 1906, coll. 1339 s.; F. Lanzoni - G. Rossini, Cronotassi dei vescovi di Faenza, Faenza 1913, p. 203; E. Cerchiari, Capellani papae et Apostolicae sedis, auditores causarum sacri Palatii apostolici ..., II, Romae 1920, p. 88; B. Katterbach, Referendarii utriusque Signaturae ..., Città del Vaticano 1931, pp. 76, 83; U. Mazzone, «Evellant vicia... aedificent virtutes »; ìl cardinallegato come elemento di disciplinamento nello Stato della Chiesa, in Disciplina dell'anima, disciplina del corpo, disciplina della società tra Medioevo ed Età moderna, a cura di P. Predi, Bologna 1994, pp. 693 s.; G. van Gulik - C. Eubel, Hierarchia catholica, III, Monasterii 1923, p. 194; Enc. cattolica, V, col. 1920; Dict. de droit canonique, col. 933.