Bianchi, Pietro
Giornalista, saggista e critico cinematografico, nato a Fontanelle (Parma) il 24 giugno 1909 e morto a Baiso (Reggio Emilia) il 2 settembre 1976. Come pochi altri B. ha sentito profondamente la necessità di legare cinema e letteratura, arte e scienza, storia e sociologia, pittura e musica, cultura e spettacolo. Anche senza trascurare la circostanza che il cinema fu per lui "un piccolo, grande amore, fiorito a latere di un amore più antico e inesauribile, quello per la letteratura" (T. Kezich, in L'occhio di vetro, 1996, p. 18), sarebbe ingiusto ridurre B. semplicemente al suo mestiere di critico cinematografico, sia pur svolto con intelligenza, anticonformismo e grande cultura umanistica.
Fin da ragazzo coltivò due passioni: la letteratura ‒ specialmente francese, da Stendhal a M. Proust, insieme ai romanzi polizieschi ‒ e il cinema, in sodalizio con amici coetanei (Attilio Bertolucci, Maurizio Alpi) o maggiori di lui (Cesare Zavattini, che fu suo professore al liceo). Nel 1928 cominciò a collaborare a "La gazzetta di Parma", ribattezzata "Corriere emiliano" nel periodo 1935-1943, per la quale ricoprì l'incarico di critico cinematografico. Nel 1937 aveva fondato, insieme a Bertolucci, il Guf di Parma e "Il quadrello", un quindicinale letterario. Nel 1940, mentre già insegnava al Collegio Maria Luigia e al Liceo Romagnosi di Parma, concluse i suoi irregolari studi all'Università di Bologna (dove frequentò anche i corsi di R. Longhi), laureandosi in filosofia con una tesi su G. Sorel. Dal 1940 al 1943, firmandosi Volpone, collaborò con l'eccentrico settimanale umoristico "Bertoldo", che era stato fondato a Milano nel 1936 da A. Rizzoli, con una rubrica di critica cinematografica dove, oltre alla competenza di analisi e giudizio, emerse "l'imprevedibilità di un carattere libero, capace di andare controcorrente in qualsiasi momento" (Del Buono 1978, p. 8).
Nel 1943, scampato alla ricerca dei fascisti repubblichini con continui spostamenti tra Emilia e Toscana, si sposò con Carla Bonadei Casolari e nel 1945 si trasferì a Milano. Ricominciò a firmarsi Volpone sul settimanale "Candido" di G. Guareschi, collaborò ad altri periodici ("Il galantuomo", "Oggi", "Bis"), passò fugacemente da un quotidiano all'altro ("Il tempo di Milano", "La patria", "Il corriere d'informazione"). Nel 1950 diventò caporedattore di "L'illustrazione italiana" con P. Murialdi, poi direttore di "Il romanzo per tutti", dal 1954 al 1956, e del settimanale "Settimo giorno", dal 1957 al 1963. Partecipò nel 1956 alla fondazione del quotidiano "Il giorno", di cui fu critico cinematografico, consulente e collaboratore per le pagine culturali fino al 1975, l'anno precedente alla sua morte.
Negli scritti post mortem su B. (Pietrino per gli amici e 'professore' per gli altri), due parole ricorrono spesso come endiadi: debito e gratitudine. Bertolucci (in un passo di La camera da letto) lo definì "instancabile Socrate". Il debito di gratitudine non è soltanto per gli innumerevoli articoli e recensioni che disseminò nel suo itinerario di giornalista o per i pochi libri che scrisse; è anche per quel che seppe dire con sarcasmo pungente, da dissipatore della propria intelligenza e maestro di parole quale fu, secondo una definizione di L. Malerba. Non si parla soltanto delle oziose e fertili chiacchiere da caffè o da trattoria, lui che fu tra gli ultimi a credere nella 'civiltà del caffè', nello scambio, nel confronto delle idee; si parla della sua industriosa attività di caporedattore, direttore, consulente di editori e imprenditori, scopritore e rabdomante di talenti, committente acuto e benigno. La sua eredità maggiore rimane dunque una certezza morale: la limpida affermazione che (come scrisse in un articolo del 1945) il cinema è libertà, è cultura, è un fatto importante nella vita moderna.Tra le sue opere riguardanti il cinema si ricordano: Henri-George Clouzot (1951); L'occhio del cinema (1957); Cinema d'oggi (in collab. con M. Gromo, M. Soldati, C. Zavattini, 1958); Storia del cinema (in collab. con F. Berutti, 1961); Francesca Bertini e le dive del cinema muto (1969); Maestri del cinema (1972). Uscirono postumi: L'occhio di vetro ‒ Il cinema degli anni 1940-1943 (1978); L'occhio di vetro ‒ Il cinema degli anni 1945-1950 (1979); Pietro Bianchi, il portoghese discreto: raccolta di corsivi apparsi sulla "Gazzetta di Parma" tra il 1937 e il 1940 (1985).
O. Del Buono, prefazione a P. Bianchi, L'occhio di vetro ‒ Il cinema degli anni 1940-1943, Milano 1978; L'occhio di vetro ‒ Il cinema visto da Pietro Bianchi, a cura di B. Gamberelli, Baiso di Reggio Emilia 1996; L. Alfieri, Il piccolo Socrate. Vita di Pietro Bianchi, Parma 1996.