COLLEVACCINO, Pietro (Pietro da Benevento)
Nacque a Benevento da famiglia nobile nella seconda metà del sec. XII. Fu lettore di diritto canonico a Bologna, ma non si conosce il periodo del suo insegnamento. La prima notizia sicura su di lui risale al 1210, quando Innocenzo III promulgò con la bolla Devotioni vestrae la raccolta delle decretali dei suoi primi dodici anni di pontificato, raccolta che era stata curata dal C. dietro suo ordine.
A quest'epoca il C. era suddiacono-pontificio e notaio apostolico. Successivamente il pontefice lo nominò cardinale diacono del titolo di S. Maria in Aquiro: con tale titolo compare nei documenti a partire dal 15 marzo 1212 (la storiografia più recente ha identificato con ogni certezza nel C. il cardinale creato da Innocenzo III, eliminando in proposito l'errore fatto in passato - e accolto, per esempio, dall'Eubel - che riferiva la nomina ad un inesistente Pietro di Douay, in Belgio). L'11 giugno 1213 il C. risulta come uditore nella vertenza tra il capitolo e le autorità cittadine di Laon, vertenza che si concluse con la revoca della scomunica comminata dal capitolo e confermata dal vescovo.
Il 17 genn. 1214 Innocenzo III affidò al C. la legazia apostolica nelle province di Embrun, Arles, Aix e Narbona.
La situazione della Provenza era particolarmente delicata. La crociata promossa dal papa contro gli albigesi era stata guidata dal conte Simone di Montfort, il quale aveva colto l'occasione della lotta contro gli eretici per estendere i confini del suo dominio territoriale ed eliminare alcuni dei principali signori della regione. L'impresa di Simone di Montfort aveva suscitato la reazione di Pietro d'Aragona, cui spettava la sovranità della Provenza, il quale riuscì all'inizio del 1213 a formare una coalizione con i conti di Tolosa, di Foix e di Comminges. Il 12 settembre dello stesso anno, presso la città di Muret, Simone di Montfort ottenne una decisiva vittoria sugli avversari: nel corso della battaglia il re d'Aragona morì.
In questa situazione la missione del C. si proponeva vari scopi. In primo luogo egli doveva riportare all'obbedienza di Roma i principali sostenitori degli albigesi, i conti di Comminges e di Foix, il visconte di Béarn e le città di Tolosa e di Narbona, dopo aver ricevuto sufficienti garanzie. Inoltre, doveva ottenere da Simone di Montfort la liberazione dell'infante d'Aragona, Giacomo, che teneva prigioniero. Infine, doveva cercare di risolvere i problemi apertisi con l'ampliamento dei dominio del conte di Montfort, prendendo in esame le richieste dei signori che da lui erano stati espropriati.
I primi due obiettivi vennero raggiunti dal C. in breve tempo. Nell'aprile 1214 nella città di Narbona ricevette il giuramento di fedeltà da parte dei conti di Comminges e di Foix, del conte di Tolosa, del visconte e dei consoli di Narbona, e riconciliò tutti con la Chiesa di Roma. Nello stesso tempo ottenne la liberazione di Giacomo d'Aragona; e con lui partì, poco dopo la conciliazione di Narbona, per l'Aragona. Il C. accompagnò il giovane sovrano fino a Lérida, dove le Cortes prestarono a Giacomo il giuramento di fedeltà e nominarono il suo tutore nella persona del conte Sancio di Roussillon.
Il C., invece, non ottenne alcun risultato in merito alla questione dei territori occupati dal conte di Montfort. Anzi, questi, mentre il C. si trovava in Aragona, rafforzato dal sostegno del cardinale Roberto di Courgon, legato in Francia, aveva ripreso la sua politica di espansione occupando anche territori dei signori che si erano riconciliati con il pontefice. Rientrato in Provenza alla fine del 1214, il C. si trovò quindi di fronte una situazione politica modificata e alla volontà di Simone di Montfort di farsi riconoscere formalmente signore unico della regione.
L'8 genn. 1215 il C. inaugurò a Montpellier il concilio che era stato convocato da Roberto di Courçon. L'assemblea adottò numerose risoluzioni contro l'eresia albigese e, nel campo politico, si pronunciò a favore della pretesa del conte di Montfort. Il C., però, dichiarò di non avere il potere di accoglierla e decise di inviare a Roma il vescovo di Embrun e altri prelati per chiedere disposizioni al pontefice. In attesa del ritorno di costoro, dispose nel febbraio che la città di Tolosa e di Foix fossero occupate a suo nome.
Nello stesso tempo, però, Simone di Montfort, sostenuto anche dall'erede al trono francese Luigi, si comportava come signore della regione senza trovare opposizioni. Il 2 aprile Innocenzo III, con bolla indirizzata al Montfort e ai prelati riuniti a Montpellier, deliberò di affidare al conte l'amministrazione dei territori occupati fino a quando il concilio generale, convocato in Laterano per il 1° novembre, avesse preso la decisione definitiva.
Nell'estate dello stesso anno il C. lasciò Montpellier e fece ritorno a Roma. Qui venne nominato da Innocenzo III cardinale prete di S. Lorenzo in Damaso, titolo con il quale compare nelle fonti dal 13 apr. 1216. Il 19 apr. 1217, infine, venne nominato da Onorio III cardinale vescovo di Sabina.
Il C. morì a Roma il 29 settembre del 1219 (0 1220).
Il C. è noto soprattutto come autore della raccolta delle decretali di Innocenzo III. La raccolta era stata preceduta da altre collezioni delle decretali del medesimo papa, tra le quali la più importante era quella di Bernardo da Compostella (che riuniva le decretali dei primi dieci anni di Innocenzo), usata nello Studio bolognese con la denominazione di Collectio Romana. La raccolta del C., più completa, sostituì quella di Bernardo da Compostella nell'università bolognese evenne comunemente chiamata Compilatio tertia perché conteneva decretali successive a quelle raccolte nella Compilatio prima di Bernardo da Pavia e nella Compilatio secunda di Giovanni di Galles.
La raccolta del C. fu, peraltro, la prima delle collezioni ufficiali: promulgata con la bolla Devotioni vestrae, cui è attribuita la data del 28 dic. 1210 (data messa, però, indubbio dal Kuttner), fu indirizzata espressamente allo Studio bolognese. Adottando la ripartizione della Collectio prima, il C. suddivise la raccolta in cinque libri. Il primo, dopo un'introduzione sulle fonti, tratta della gerarchia ecclesiastica; il secondo di questioni di procedura; il terzo raccoglie norme sui chierici; il quarto si occupa della materia matrimoniale e il quinto di procedura penale. Oltre a questi, la raccolta ne presenta altri tre relativi a una più generale problematica, De privilegiis, De verborum significatione, De regulis iuris, e si conclude con una appendice nella quale il C. riprodusse l'epilogo della Collectio Romana. I libri furono divisi in titoli e questi, a loro volta, in capitoli. La Compilatio tertia fu glossata da Giovanni di Galles, da Vincenzo Ispano, da Giovanni Teutonico e da Tancredi che ne curò la glossa ordinaria (per la tradizione manoscritta della raccolta si rinvia all'esame fattone dal Kuttner). Fu pubblicata per la prima volta nel 1576 a Lérida da A. Agostini, Antiquae collectiones decretalium.
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