Scultore italiano (Mazara del Vallo 1920 - Milano 2005); ha studiato all'Accademia di Palermo, quindi a Roma (dal 1944) con R. Guttuso, orientandosi poi ben presto verso l'astrattismo (nel 1947 è stato tra i fondatori del gruppo Forma 1). Nelle sue opere in bronzo, ottone, ferro, legno, C. predilige lo svolgimento nelle due dimensioni, conferendo all'oggetto scolpito, solcato da graffiti, tagli, elementi in rilievo, un significato drammatico di limite dialetticamente opposto allo spazio in profondità che si sviluppa al di là di esso. Il suo interesse per problematiche architettoniche e urbanistiche si è concretizzato nella proposta utopica delle Città frontali (1969) e nelle realizzazioni a Gibellina (1976-81, tra cui la grande stella in acciaio detta Porta del Belice). Autore di La necessità della scultura (1952), vincitore del Gran Premio alla Biennale di Venezia del 1960, C. si è dedicato anche a pittura e grafica. Nel 1980 ha pubblicato l'autobiografia Vita mia. Tra le ultime sculture monumentali si ricorda nel 1998 quella posta in largo S. Susanna a Roma. Nel 2000 nella Galerie der Stadt a Stoccarda è stata dedicata una sala all'artista.