PIETRO da Pavia
Miniatore lombardo, attivo nell'ultimo quarto del 14° secolo.
La sua firma ("Frater Petrus de Papia me fecit") compare in un manoscritto - decorato a più mani - con la Naturalis Historia di Plinio (Milano, Bibl. Ambrosiana, E.24 inf.), eseguito per Pasquino Capelli, cancelliere visconteo. Nell'incipit del trattato De pictura (c. 332r), l'iniziale è ornata dall'autoritratto dell'artista, rappresentato con l'abito degli Agostiniani, Ordine a cui egli apparteneva, chino su un leggio sul quale è aperto un libro caratterizzato a sua volta da una vistosa iniziale P; intorno alla figura si svolge l'iscrizione con la firma e la data 1389 (d'Adda, 1885; Toesca, 1907). Dalle iniziali si dipartono lunghi festoni a motivi vegetali che fungono da cornice al testo scritto, vicini a quelli che decorano esemplari francesi coevi, al pari degli intrecci spinosi delle cornici del frontespizio, includenti figurette di animali entro quadrilobi (d'Adda, 1885; Castelfranchi Vegas, 1993). Anche in un libro di preghiere attribuito a P., miniato intorno al 1390 per Gian Galeazzo Visconti (Londra, coll. privata; Sutton, 1993), la decorazione, limitata alle iniziali, presenta elementi analoghi.A Milano o a Pavia, intorno al 1390, P. eseguì le miniature del Commentarius in Problemata Aristotelis di Pietro d'Abano (Parigi, BN, lat. 6541; Pellegrin, 1955). Anche quest'opera gli fu commissionata da Pasquino Capelli, alle cui armi, raffigurate nel taglio del codice e su varie iniziali (cc. 164v, 191v, 226r), furono in seguito aggiunte, in testa al manoscritto, quelle dello stesso Gian Galeazzo, il quale lo acquisì con altri volumi nella propria biblioteca a seguito della disgrazia - il cui epilogo fu l'esecuzione, nel 1398 - del suo funzionario (Avril, 1984).L'ornamentazione a minuti motivi vegetali e zoomorfi risponde largamente al gusto del committente, che aveva raccolto una notevole quantità di manoscritti francesi, e si lega, come quella della Naturalis Historia della Bibl. Ambrosiana, al gusto francesizzante che predominava presso la corte viscontea alla fine del sec. 14°, anche in conseguenza delle relazioni politiche e matrimoniali instaurate con la corte parigina (Levi Pisetzky, 1955; Avril, 1984). Alcune delle iniziali presentano raffinate e minuziose scenette di genere, che caratterizzano anche un'altra opera di P., le Res memorandae di Francesco Petrarca (Parigi, BN, lat. 6069T), nella quale ritornano soggetti presenti nel Plinio, quali la vendemmia e la pesca (cc. 24r, 49v; Avril, 1984; Bollati, 1997). Il naturalismo e l'intimismo dei motivi tratti dalla vita quotidiana costituiscono alcuni tra gli indizi della presenza a Pavia, nell'ultimo decennio del Trecento, di uno scriptorium, guidato dallo stesso P., attivo presso la comunità agostiniana di S. Pietro in Ciel d'Oro (Balzarini, 1993; Algeri, 1995; 1996), che avrebbe accolto la lezione dei de Grassi mediandola in maniera originale con lo stile francese, e cui spetterebbe un ruolo non secondario nella formazione di Michelino da Besozzo.A questo scriptorium, e comunque allo stretto ambito di P., è stata recentemente attribuita la decorazione del De consolatione philosophiae di Boezio (Cesena, Bibl. Com. Malatestiana, D.XIV.1; Algeri, 1995), per lungo tempo assegnata a Michelino (Salmi, 1955; Toesca, 19662) e poi espunta dal catalogo delle sue opere certe (Cadei, 1984), come pure quella di un manoscritto pavese con opere di Boccaccio oggi a Copenaghen (Kongelige Bibl., Gl. Kgl. Saml. 2092), datato 1401, nel quale le miniature alle cc. 2r e v sembrerebbero ascrivibili, se non allo stesso P., a un suo diretto collaboratore (Algeri, 1995; 1996). Analoghe caratteristiche si ritrovano in quasi tutte le miniature di un codice con il De remediis utriusque fortune di Petrarca (Milano, Bibl. Naz. Braidense, AD.XIII.30; Bollati, 1997) e nelle Histoires de Troie (Torino, Bibl. Naz., K.I.3; Quazza, 1968; Bollati, 1997). Inoltre P. avrebbe messo personalmente mano (c. 1r) alla decorazione di un manoscritto con il Commentarium in feudorum usus di Baldo degli Ubaldi (Parigi, BN, lat. 11727; Cogliati Arano, 1970), anch'esso eseguito per la corte di Gian Galeazzo Visconti, nel 1393, e già attribuito all'ambito di Giovannino de Grassi (Toesca, 19662), al quale comunque non appare direttamente ascrivibile (Cadei, 1984).
Bibl.: G. d'Adda, L'arte del minio nel ducato di Milano dal secolo XIII al XVI, Archivio storico lombardo, s. II, 12, 1885, pp. 528-557: 530-531; H. Ehrensberger, Libri Liturgici Bibliothecae Apostolicae Vaticanae manuscripti, Freiburg im Brsg. 1897 (rec.: L. Delisle, Journal des savants, 1897, pp. 284-299: 288-289); P. Toesca, Di alcuni miniatori lombardi della fine del Trecento, L'Arte 10, 1907, pp. 184-196: 185-190; E. Pellegrin, La bibliothèque des Visconti et des Sforza ducs de Milan au XVe siècle (Publications de l'Institut de recherche et d'histoire des textes, 5), Paris 1955, pp. 111-112 (suppl., a cura di T. De Marinis, Firenze 1969, pp. 8, 14, 16-18, 37); M. Salmi, La pittura e la miniatura gotica in Lombardia, in Storia di Milano, V, La signoria dei Visconti (1310-1392), Milano 1955, pp. 815-874; R. Levi Pisetzsky, Nuove mode della Milano Viscontea dello scorcio del '300, ivi, pp. 877-908; R. Schilling, Ein Gebetbuch des Michelino da Besozzo, MünchJBK, s. III, 8, 1957, pp. 76-77; P. Toesca, La pittura e la miniatura nella Lombardia, Milano 19662 (1912), pp. 147-148, 174, 216; R. Cipriani, Codici miniati dell'Ambrosiana. Contributo a un catalogo (Fontes Ambrosiani, 40), Venezia 1968, pp. 234-235; A. Quazza, Un codice visconteo alla Biblioteca Nazionale di Torino, Bollettino della Società piemontese di archeologia e belle arti, n.s., 22, 1968, pp. 113-120; L. Cogliati Arano, Miniature lombarde. Codici miniati dall'VIII al XIV secolo, Milano 1970, p. 415; A. Quazza, s.v. Pietro da Pavia, in Dizionario enciclopedico dei pittori e degli incisori dall'XI al XX secolo, IX, Torino 19832 (1975), p. 55; F. Avril, in Dix siècles d'enluminure italienne (VIe-XVIe siècles), a cura di F. Avril, cat., Paris 1984, pp. 101 nr. 87, 104 nr. 90; A. Cadei, Studi di miniatura lombarda. Giovannino de Grassi, Belbello da Pavia, Roma 1984, pp. 18, 123, 195-196 n. 8; L. Castelfranchi Vegas, Il percorso della miniatura lombarda nell'ultimo quarto del Trecento, in La pittura in Lombardia. Il Trecento, Milano 1993, pp. 297-321: 314-315; M.G. Balzarini, s.v. Pietro da Pavia, ivi, pp. 428-429; K. Sutton, Giangaleazzo Visconti as Patron: A Prayerbook Illuminated by Pietro da Pavia, Apollo 137, 1993, pp. 89-96; G. Algeri, Il ''De Consolatione Philosophiae'' della Biblioteca Malatestiana e la miniatura a Pavia alla fine del Trecento, in ''Libraria Domini''. I manoscritti della Biblioteca Malatestiana: testi e decorazioni, "Atti del Convegno, Cesena 1989", Bologna 1995, pp. 323-337; id., Un Boccaccio pavese del 1401 e qualche nota per Michelino da Besozzo, Arte lombarda, n.s., 1996, 116, pp. 42-50; M. Bollati, in Miniature a Brera 1100-1422. Manoscritti dalla Biblioteca Nazionale Braidense e da collezioni private, a cura di M. Boskovits, cat., Milano 1997, pp. 230-233 nr. 38.