DE SENA, Pietro
Figlio secondogenito di Antonio, primo visconte di Sanluri nel cagliaritano, è nominato insieme col padre nel perdono generale emanato il 30 marzo 1460 da Giovanni II (il senza fede), sovrano d'Aragona ed ottavo re del "regnum Sardiniae et Corsicae". Aveva sposato intorno al 1455 Marchesa, figlia di Giacomo de Besora e di Aldonza Civiller, che gli aveva portato in dote il feudo della Trexenta, una ricca regione del Capo di Cagliari composta allora dal territorio di quarantadue villaggi con capoluogo Senorbì. Può darsi che proprio a questa fertilissima zona campidanese si riferisca l'unico documento inedito dell'Archivio della Corona d'Aragona che parla del D. e della sua attività privata: si tratta di un privilegio reale datato 10 marzo 1460 col quale gli viene concessa la facoltà di raccogliere e di esportare grano dalla Sardegna, malgrado l'antico divieto dei precedenti sovrani catalano-aragonesi.
In quello stesso tempo si stava facendo più acuta in Catalogna la crisi istituzionale che sarebbe sfociata dopo qualche anno in una sanguinosa guerra civile, causata dalla contesa fra Giovanni II (il senza fede) e il figlio primogenito Carlo di Viana per la successione al trono di Navarra. In favore del principe si era schierata la Generalità di Barcellona e quasi tutta la Catalogna che, anche dopo la morte di Carlo, avvenuta il 23 sett. 1461, proseguì senza successo la lotta fino al 1472.
La famiglia De Sena fu, come tutta la nobiltà sardo-iberica dell'epoca, dalla parte del re e della sua seconda moglie Giovanna Henriquez, luogotenente regio in Catalogna. Non si sa quando, ma certamente in quel periodo, il D. passò il mare e raggiunse la regina a Barcellona già sconvolta da una sollevazione popolare. Nel marzo del 1462 lasciò la capitale al seguito di Giovanna e del decenne principe Ferdinando suo figlio (futuro Ferdinando il Cattolico), e con loro si rifugiò nella lealista Gerona. Laggiù, il 6 giugno, subì l'assalto dell'esercito del Principato di Catalogna comandato da Ugo Ruggero conte di Pallars, ed insieme con altri "quadringenti bellicosis viris" (che, in realtà, pare fossero 186 persone di diversa estrazione, votate alla difesa della famiglia reale) fu costretto a ritirarsi e ad asserragliarsi nella Fortezza, un antico quartiere fortificato nella parte alta della città chiamato "Força Vella". Il 17 giugno, giorno di Corpus Domini, respinse l'ultimo decisivo attacco dell'esercito nazionalista che era sostenuto dal fuoco di poderose bombarde. Nel corso di un'azione contro la Gironella (un castello con torre omonima all'interno del forte), il D. fu ferito gravemente e morì di lì a poco.
L'assedio alla "Força" di Gerona finì il 23 luglio quando, per volere del re di Francia, Luigi XI, arrivò in aiuto della regina Gastone di Foix, genero di Giovanni II.
In Sardegna, Marchesa de Besora, rimasta vedova del D., venne privata delle sostanze in quanto, non avendo figli, le terre del marito (specie la Trexenta) per il diritto feudale "secundum morem Sardiniae" passarono al suocero, Antonio De Sena. Ne nacque una lunga lite giudiziaria con sentenze contraddittorie, ma pare che, alla fine e nonostante tutto, Marchesa riottenesse almeno il suo territorio dotale. Morì fra il 1483 e il 1486.
Fonti e Bibl.: Barcellona, Archivo de la Corona de Aragón, Canc., regg. 2639, f. 61; 3397, f. 12; 3398, ff. 70v, 106v, 108; 3400, ff. 70v, 121v; 3402, f. 48; 3587, ff. 107v, 108, 131, 185, 185v; 3588, f. 118v; G. F. Fara, De chorographia Sardiniae libri duo. De rebus Sardois libri quatuor, a cura di A. Cibrario, Torino 1835, p. 362; G. Manno, Storia di Sardegna, III, Torino 1825, p. 207; N. Coll Juliá, Doña Juana Enríquez lugarteniente real en Cataluña (1461-1468), II, Madrid 1953, p. 17; S. Sobrequés i Vidal-J. Sobrequés i Callicó, La guerra civil catalana del segle XV. Estudis sobre la crisi social i económica de la Baixa Edad Mitjana, I, Causes i desenvolupament de la crisi, Barcelona 1972, pp. 192-212; F. C. Casula, Giudicati e curatorie, in Atlante della Sardegna, Roma 1980, II, tav. 39; Id., Profilo stor. della Sardegna catalano-aragonese, Cagliari 1982, pp. 119 ss.; P. Tola, Dizionario biogr. degli uomini illustri di Sardegna, III, Torino 1838, p. 172.