ORIOLI, Pietro di Francesco
ORIOLI, Pietro di Francesco. – Figlio di Francesco di Bartolomeo e di Caterina d’Andrea, pizzicaiolo, nacque a Siena e vi fu battezzato il 24 novembre 1458.
Apparteneva una famiglia di orologiai e il soprannome ‘degli Orioli’ fu acquisito dal padre perché curava appunto il funzionamento degli orologi pubblici sia a Siena sia a San Gimignano (Ermini, 2008, pp. 444 s. n. 376).
Nel 1481 è registrato a suo nome un pagamento del Concistoro per la semplice decorazione di una copertina di un registro con il Leone e la Balzana (Archivio di Stato di Siena, Concistoro 2507, c. 95v); l’anno successivo entrò a far parte della Compagnia di S. Girolamo sotto le Volte dell’Ospedale (Siena, Biblioteca comunale, Mss., E.III2.2, c. 92r), istituzione dedita alle opere di carità, alla quale erano affiliati anche altri noti pittori di Siena e in cui Orioli, documentato quasi ininterrottamente fino all’anno della sua morte, ricoprì costantemente cariche direttive, come quelle di «sagrestano», «governatore», «priore», «depositario de’ povari», «infermiere» (ibid.).
Le sue prime opere, databili tra la fine degli anni Settanta e i primi del decennio successivo, lo mostrano molto legato alla cultura di Matteo di Giovanni, uno dei maestri più affermati della pittura senese del tempo, come se ne avesse frequentato la bottega. Lo si avverte nel polittico, di arcaica struttura ad archetti gotici, raffigurante la Madonna col Bambino e santi della pieve dei Ss. Pietro e Paolo a Buonconvento e nella Natività di S. Agostino a Massa Marittima. Nonostante questo forte legame, tuttavia, Orioli mostra subito una grande indipendenza e soprattutto un insolito interesse per le ricerche spaziali, che lo rendono un caso singolare nel suo ambiente di origine (Angelini, 1982B). Ancora vicine a Matteo di Giovanni appaiono opere come la Madonna col Bambino e due angeli dello Sterling and Francine Clark Art Institute di Williamstown, Massachusetts (Mussolin, 2010, pp. 43-49) e la tavoletta di Gabella datata 1483 con La consegna delle chiavi della città di Siena alla Madonna, dell’Archivio di Stato di Siena (n. 41; Kanter, 1988, p. 335).
Ai primi anni Ottanta deve risalire anche la pala con la Visitazione e i ss. Michele Arcangelo e Francesco proveniente dalla chiesa di S. Maria della Visitazione a Campiglia d’Orcia (Pinacoteca nazionale di Siena; Fattorini, 2006-08; Sbrilli, 2011) che, nonostante i tratti di arcaismo imposti dalla committenza delle terziarie francescane, attesta già un interesse per la pittura di Francesco di Giorgio Martini, al quale Orioli da quel momento guardò con costante interesse. Ben più aggiornate anche sui fatti fiorentini contemporanei, e in particolare sulla pittura di Domenico Ghirlandaio, sono la Madonna col Bambino e i ss. Onofrio e Bartolomeo, di ignota provenienza (Pinacoteca nazionale di Siena) e la Sacra Famiglia con quattro angeli conservata nella Fondazione Magnani Rocca a Mamiano di Traversetolo (Ermini, 2006, pp. 30-33). Appartiene forse a questa fase anche la pala con l’Assunzione di Maria suddivisa in vari pezzi e dispersa in collezioni diverse, il cui frammento principale era un tempo conservato nella collezione Pope-Hennessy di Firenze (Kanter, 2010).
Al 20 agosto 1489 risale il primo pagamento per un’opera documentata, l’affresco entro una lunetta con Cristo lava i piedi agli apostoli per la cappella Cerretani, o di S. Giovanni Evangelista, nel battistero di Siena, commissionato dall’operaio del duomo Alberto Aringhieri (Fattorini - Paardekooper, 2002, pp. 14-18) e per molto tempo considerato la sola opera sopravvissuta di Orioli. Si tratta di un dipinto apparentemente singolare nel panorama della pittura senese del Quattrocento, per gli spiccati interessi prospettici e illusionistici, che a lungo sono stati posti in relazione con la pittura di Melozzo da Forlì (Fiocco, 1929). In realtà, il murale del battistero, come osservato con acutezza da Weller (1943), traduce in pittura le soluzioni architettoniche di Francesco di Giorgio Martini, coniugandole ai valori stereometrici della grande cultura prospettica di Piero della Francesca, che Orioli poteva aver conosciuto a Urbino negli anni in cui la città dei Montefeltro era sede dell’intensa attività di Francesco di Giorgio e del suo entourage di artisti senesi (Giovanni di Stefano, Giacomo Cozzarelli, Antonio Barili).
Da un serrato confronto tra l’affresco in questione e le opere su tavola di Orioli – che una tradizione spuria, iniziatasi con l’erudito ottocentesco Luigi De Angelis (Elogio storico di Giacomo Pacchiarotti, Siena 1821), riferiva impropriamente a Giacomo Pacchiarotti – è stato possibile ricostruire una consistente e omogenea serie di opere certamente dipinte da Orioli durante un ventennio circa di attività (Angelini, 1982A). Assai vicino all’affresco del battistero si pone, per esempio, la tavola con l’Incoronazione di Maria per la collegiata di S. Leonardo a San Casciano dei Bagni, altrettanto rigorosamente prospettica e intessuta di ricordi urbinati caratterizzati da un’attenzione lenticolare di chiara matrice fiamminga (Angelini, 1993).
Il probabile soggiorno di Orioli presso i Montefeltro sarebbe da collocare tra il 1485 e il 1488, quando a Siena si perdono le sue tracce documentarie. Più tardi, nel 1490, fu ancora «operaio» al parlatorio di S. Girolamo (Siena, Biblioteca comunale, Mss., E.III2.2, c. 111r) e l’anno successivo prese parte alla delibera per far «dipignere la volta dell’oratorio di San Bernardino sopra san Girolamo» (ibid., c. 112v.). Al 1492 risalgono pagamenti «per dipintura e acconcimi» nella sala della Pace del palazzo pubblico di Siena (Archivio di Stato di Siena, Biccherna, 246, c. 142v).
Si tratta della realizzazione di un affresco raffigurante un’architettura illusionistica con arcatelle e paraste di spiccato timbro martiniano, posto sulla parete della sala che guarda al Campo, l’unica libera dal celeberrimo ciclo di Ambrogio Lorenzetti con le Allegorie e gli Effetti del Buono e del Cattivo Governo. Nell’occasione Orioli eseguì anche un intervento di restauro che andava a integrare parti di intonaco cadute negli affreschi con gli Effetti del Buon Governo in campagna e con l’Allegoria del Cattivo Governo (Angelini, 1982C).
Tra il 1492 e il 1493 è ricordato per impegni decorativi non meglio specificati attorno alla vetrata principale del duomo e nella cappella di S. Ansano (Milanesi, 1854, p. 392). Nello stesso periodo, in occasione di una commissione ricevuta, probabilmente, per le nozze celebrate il 18 gennaio 1493 di Silvio Piccolomini di Sticciano con Battista di Neri Placidi (Bartalini, 1993; Syson 2007), collaborò, assieme a un manipolo di altri pittori presenti a Siena – Francesco di Giorgio, Neroccio de’ Landi, il Maestro di Griselda, e forse Matteo di Giovanni – a una serie di tavole con Eroi ed eroine dell’antichità, dipingendo la figura di Sulpicia, oggi conservata nella Walters Art Gallery di Baltimora. Attorno al 1490 si data anche la sua partecipazione agli affreschi nella cappella Bichi in S. Agostino a Siena, dove lavorò come collaboratore di Francesco di Giorgio, al quale si devono i cartoni della maggior parte delle figure e l’impostazione stessa delle due scene con la Nascita di Maria e la Natività (Seidel, 1979; Sricchia Santoro, 1993). Coeva all’intervento in S. Agostino è l’Ascensione di Cristo per la basilica di S. Bernardino all’Osservanza (Pinacoteca nazionale di Siena), nella quale emergono vivi ricordi di Luca Signorelli, presente anch’egli nella decorazione della cappella Bichi. Di poco successiva è la Visitazione e santi conservata nella stessa Pinacoteca, nella quale, come nella coeva Natività della chiesa dei Ss. Stefano e Niccolò di Cerreto Ciampoli (National Gallery di Londra; Fattorini - Paardekooper, 2002), si osservano tangenze con la pittura fiorentina di Filippino Lippi, che mostrano Orioli sempre recettivo alle novità del momento e capace di rielaborale in modo personale.
Nel corso dell’ultimo decennio, il pittore è ancora insistentemente menzionato per gli impegni nella Compagnia di S. Girolamo (Siena, Biblioteca comunale, Mss., E.III2.2, c. 114); il 3 agosto 1494 ricevette inoltre un pagamento per «la dipintura di un gonfalone ch’ha nuovamente fatto per la compagnia di Santo Antonio» (Milanesi, 1854, p. 392).
Come ricordato dall’erudito senese Sigismondo Tizio (fine sec. XV - inizio sec. XVI), sarebbe morto di peste a Siena, il 9 agosto 1496.
Nelle notizie relative a quell’anno lo storico dedicò a Orioli un notevole encomio: «Petrus Horologius pictor Senensis annos natus 37 Zeusi Apellique haud inferior futurus decessit» (ibid.), rammentando alcune opere di Orioli, poi identificate, come quelle per la basilica di S. Bernardino all’Osservanza (oltre all’Ascensione già ricordata, anche l’affresco oggi rovinato posto nel coro della chiesa con la Madonna col Bambino con i ss. Giovanni Battista e Girolamo) e come la pala di Castelrosi nei pressi di Buonconvento. Tale dipinto, identificabile con certezza con la Madonna col Bambino e i ss. Sebastiano e Rocco oggi custodita nella sala capitolare del duomo di Siena ove giunse nel 1737 per lascito testamentario, fu realizzato per la cappella di quel castello su commissione di Andrea Piccolomini Tedeschini, come ex voto per la peste del 1486 che vide anche Tizio rifugiarsi nel possedimento piccolomineo (Fattorini, 2005, pp. 28-34).
Un elogio funebre dell’artista non poteva mancare neppure tra le memorie della Compagnia di S. Girolamo, dove è ricordato per le sue virtù cristiane e perché «tra dipintori perfettissimo fu» (Siena, Biblioteca comunale, Mss., E.III2.2, c. 124r).
Un documento datato 1497 ricorda la stima effettuata da quattro artisti della stretta cerchia di Orioli – Francesco di Giorgio stesso, Benvenuto di Giovanni, Andrea di Niccolò e Bernardino Fungai – per un affresco raffigurante l’Ultima Cena, che il pittore aveva lasciato interrotto a causa della morte improvvisa, nel refettorio della chiesa olivetana di S. Benedetto fuori Porta Tufi, andata poi distrutta (Mussolin, 2004, pp. 503-505). Orioli qualche tempo prima aveva dipinto ad affresco un altro Cenacolo nel refettorio di Monte Oliveto Maggiore a Chiusure, di cui resta oggi solo un frammento con due apostoli seduti a tavola (Angelini, 1988-89).
Fonti e Bibl.: Siena, Biblioteca comunale, Mss., E.III2.2: Libro secondo delle deliberazioni della Compagnia di S. Girolamo e S. Francesco sotto le Volte dello Spedale di S.ta Maria della Scala di Siena (1456-1522), cc. 92r, 111r, 114, 124 r; ibid., B.III.5-12: S. Tizio, Historiarum Senensium ab initio urbis Senarum usque ad annum MDXXVIII (fine sec. XV - inizio sec. XVI), IV, ab anno 1476 ad annum 1505, c. 428; ibid., L.II.6-10, I-XIII: E. Romagnoli, Biografia cronologica de’ bellartisti senesi… (ed. stereotipa: Firenze 1976, V, pp. 301-312); G. Milanesi, Documenti per la storia dell’arte senese, II, Siena 1854, p. 392; G. Fiocco, Un affresco melozzesco nel battistero di Siena, in Rivista d’arte, XI (1929), pp. 153-171; A.S. Weller, Francesco di Giorgio 1439-1501, Chicago 1943, pp. 247-252; M. Seidel, Die Fresken des Francesco di Giorgio. Studien zur Bichi-Kapelle in S. Agostino zu Siena, in Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz, XXIII (1979), pp. 3-1908; A. Angelini, Da Giacomo Pacchiarotti a P. O., in Prospettiva, 1982A, n. 29, pp. 72-78; Id., P. O. e il momento ‘urbinate’ della pittura senese del Quattrocento, ibid., 1982B, n. 30, pp. 30-42; Id., I restauri di P. di F. agli affreschi di Ambrogio Lorenzetti nella ‘Sala della Pace’, ibid., 1982C, n. 31, pp. 78-82; Id., Resti di un Cenacolo di P. O. a Monte Oliveto (con una nota sulla tarsia prospettica a Siena), in Scritti in ricordo di Giovanni Previtali, ibid., 1988-89, nn. 53-56, pp. 290-298; L.B. Kanter, P. O., in Painting in Renaissance Siena 1420-1500 (catal.), a cura di K. Christiansen - L.B. Kanter - C.B. Strehlke, New York 1988, pp. 335-339; Francesco di Giorgio e il Rinascimento a Siena 1450-1500 (catal., Siena), a cura di L. Bellosi, Milano 1993; A. Angelini, ibid., pp. 372 s.; F. Sricchia Santoro, ibid., pp. 444-447; R. Bartalini, ibid., pp. 462-469; G. Fattorini - L. Paardekooper, Committenza a Siena nel secondo Quattrocento. La famiglia Cerretani, Alberto Aringhieri e due opere di P. O., in Prospettiva, 2002, nn. 106-107, pp. 2-33; M. Mussolin, Il beato Bernardo Tolomei e la fondazione di Monte Oliveto minore a Siena, in La Misericordia di Siena attraverso i secoli. Dalla Domus Misericordiae all’Arciconfraternita di Misericordia, a cura di M. Ascheri - P. Turrini, Siena 2004, pp. 495-509; G. Fattorini, in Capolavori ritrovati in terra di Siena. Itinerari d’autunno nei Musei senesi (catal., Asciano et al.), a cura di L. Bellosi - G. Fattorini - G. Paolucci, Cinisello Balsamo 2005, pp. 28-37; G. Ermini, Le «gentilissime tavole». Una proposta per P. O., Brera mai vista, Milano 2006, pp. 12-41; G. Fattorini, P. O. e un modello trecentesco da reinterpretare: la Visitazione per Campiglia Marittima, in Quaderni dell’Opera, X-XII (2006-08), pp. 189-224; Siena nel Rinascimento. Arte per la città (catal., Londra), a cura di Luke Syson, Cinisello Balsamo 2007, p. 357; L. Syson, ibid., pp. 234-245; G. Ermini, Campane e cannoni. Agostino da Piacenza e Giovanni da Zagabria: un fonditore padano e uno schiavone nella Siena del Quattrocento (con qualche nota su Dionisio da Viterbo e gli orologi), in L’industria artistica del bronzo del Rinascimento a Venezia e nell’Italia settentrionale. Atti del Convegno internazionale di studi, Venezia… 2007, a cura di M. Ceriana - V. Avery, Verona 2008, pp. 387-446; Italian paintings from the Richard L. Feigen Collection, a cura di L.B. Kanter - J. Marciari, New Haven-London 2010, pp. 104-108; M. Mussolin, Identificazioni per tre chiese senesi: una veduta del cantiere per S. Maria in Portico a Fontegiusta e due fogli con disegni per S. Giuseppe dei Legnaioli e S. Francesco, in Some degree of happiness. Studi di storia dell’architettura in onore di Howard Burns, a cura di M. Beltramini - C. Elam, Pisa 2010, pp. 43-68; G. Mazzoni, in Capolavori restaurati del Comune di Siena e della Fondazione Monte dei Paschi (catal., Siena), Cinisello Balsamo 2011, pp. 48-51; I. Sbrilli, Un dipinto di P. di F. O. nella chiesa di S. Maria a Campiglia d’Orcia, in Z. Grosselli - G. Piazza, Le beatelle della mala stantia. Una chiesa e un convento perduti e ritrovati, Siena 2011, pp. 97-112.