PIETRO di Salvatore da Pisa
PIETRO di Salvatore da Pisa. – Nacque a Pisa verso il 1444. Assunse in religione il nome di Pietro, lasciando quello di Ursicino che aveva nel secolo. Il patronimico Salvatore è attestato solo da Vincenzio Fineschi (1781) in un appunto autografo nella controguardia del codice Firenze, Biblioteca nazionale, Magl. X.143. Il nome della madre è ignoto.
Non si deve confondere (come in Verde - Corsi, 1990, p. 161) con frate Pietro di Francesco da Pisa, già studente a Padova e poi nel collegio dei teologi in Firenze.
Due documenti si riferiscono a Pietro avanti il suo impegno nella tipografia fiorentina presso il monastero femminile di S. Iacopo di Ripoli in via della Scala. Il primo è nel codice B.76, c. 26v, della Biblioteca Forteguerriana di Pistoia (mano di frate Battista Benedetti; edito in parte da Mascarucci, 1958) e attesta il suo ingresso tra i domenicani nel convento di S. Domenico a Pistoia, appartenente alla Provincia romana, il giorno 11 maggio 1465; fu accolto dal priore Enrico de Haste. Lo stesso documento attesta che Pietro fece la professione religiosa l’anno successivo «in vigilia Ascensionis» nel convento di S. Domenico a Fiesole, dove si era trasferito per evitare la peste serpeggiante a Pistoia. L’altro documento (sin qui inedito), conservato in un registro dell’ospedale di S. Maria della Scala a Firenze, segnala che Pietro, appartenente sempre al convento di S. Domenico a Fiesole, il 12 ottobre 1476 era cappellano dell’ospedale e del monastero di S. Iacopo di Ripoli; nell’occasione prese in prestito «da noi uno breviario camereccio [da camera] del quale disse n’avea bis[ogno] per adop[r]are a Ripoli [...], el quale era nella nostra sagrestia».
Tale data anticipa di almeno due mesi le testimonianze sulla sua attività nel mondo del libro, attestata poi dal citato codice Magliabechiano (detto impropriamente Diario; edito da Conway, 1999), redatto principalmente dal confratello Domenico da Pistoia e da Pietro stesso. Risulta così anche confermata la notizia data dall’attendibile Fineschi (che peraltro erra nel parlare di una decisione presa a questo proposito dal capitolo generale, trattandosi invece del capitolo della provincia, i cui atti sono ora smarriti o non rintracciati), che anticipa al 1474 l’attività di Domenico e Pietro nel monastero di S. Iacopo di Ripoli.
Come già aveva sottolineato Angelo Maria Bandini (Annales typographici, c. 267), dal Diario (un registro di appunti e di conti d’entrata e uscita collegati al monastero, come dimostrano le filigrane e la fascicolazione, avvenuta riunendo quaderni in origine separati; cfr. Harris, 2001, pp. 20 s.) si può seguire pressoché giornalmente l‘attività di Pietro, che si svolgeva presso il monastero, presso l’ospedale di S. Maria della Scala – ubicato nella stessa strada: Pietro ne era cappellano e riceveva per questo dallo spedalingo un compenso mensile, che passava al confratello Domenico, vicario del monastero e primo organizzatore della tipografia (Scarcia Piacentini, 1991) – e presso la tipografia.
I documenti del Diario che si riferiscono a Pietro iniziano già il 12 dicembre 1476 (c. 1v) e proseguono con i rapporti con i lavoranti della tipografia e con le suore, ma anche con gli speziali per l’approvvigionamento del materiale necessario alla stampa, con l’orafo Benevenuto di Chimenti per l’acquisto di caratteri (cc. 50r e 52r), con cartolai, librai e singoli acquirenti per la decorazione e la vendita degli esemplari prodotti. Da altri ricordi, sempre tratti dal Diario, si ricavano altre notizie relative a sue attività e impegni economici al di fuori del mondo della tipografia (l’acquisto di un mulino e la vendita di animali allevati e di prodotti agricoli nelle proprietà del monastero).
Pietro compare esplicitamente come tipografo, assieme con il confratello, nel colophon di Raymundus de Vineis, Legenda di sancta Caterina, Firenze, S. Iacopo di Ripoli, 25 marzo 1477 (stile comune; I.G.I., n. 10327; ISTC, n. iv00295800) e ugualmente appare sempre accanto a fra Domenico, come stampatore e formatore, il 2 aprile 1479 (Nesi, 1903, pp. 61 s.) quando i due confratelli consegnano a Bartolomeo Fonzio, a Giovanni Battista Boninsegni e a Giraldo Giraldi 650 copie (rimaste però in deposito a Pietro) di Francesco Petrarca, Vite dei pontefici ed imperatori romani, Firenze, S. Iacopo di Ripoli [non dopo il 23 febbraio] 1479 (stile comune; I.G.I., n. 7563; ISTC, n. ip0420000).
La data della morte di Pietro si colloca, come testimonia il Diario, a fine agosto o nei primi giorni di settembre del 1479, con ogni probabilità a Firenze; a metà di quel mese egli risulta infatti sostituito negli incarichi da un altro confratello domenicano.
È possibile che la sua morte fosse dovuta alla pestilenza che colpì Firenze in quell’anno (documentata dal diarista Luca Landucci, 1883, pp. 31-33, dall’aprile 1478 al gennaio 1479) e che portò ad apprestare numerose sepolture nel cimitero dell’ospedale della Scala (come attesta la lapide datata appunto 1479, conservata a Firenze, Museo di S. Marco, edita da Carocci, 1898, p. 21).
Fonti e Bibl.: Firenze, Archivio dell’Ospedale degli Innocenti, Enti aggregati, Ospedale di S. Maria della Scala, 11090; Memorie e ricordanze, 1469-1507, c. 57v; Biblioteca Marucelliana, Mss., B.IV.1, t. 1: A.M. Bandini, Annales typografici Florentini ab inventa artis origine ad annum MDC, c. 267; L. Landucci, Diario fiorentino dal 1450 al 1516, a cura di I. Del Badia, Firenze 1883, pp. 31-33; P. Carocci, San Martino in Via della Scala. Ricordo storico, Firenze 1898, p. 21; E. Nesi, Il Diario della stamperia di Ripoli, Firenze 1903; P.O. Mascarucci, Un memoriale quattrocentesco in San Domenico di Pistoia, in Memorie domenicane, LXXV (1958), p. 141; P. Scarcia Piacentini, Domenico da Pistoia, in Dizionario biografico degli Italiani, XL, Roma 1991, pp. 657-659; La Cronaca del convento domenicano di S. Romano di Lucca, a cura di A.F. Verde O.P. - D. Corsi, in Memorie domenicane, n.s., XXI (1990), p. 161; P. Scapecchi, New ligth on the Ripoli edition of the ‘Expositio’ of Donato Acciaioli, in The Italian book 1465-1800. Studies presented to Dennis E. Rhodes on is 70th birthday, a cura di D.V. Reidy, London 1993, pp. 31-33; Id., A new Ripoli incunable and its conseguences for the history of the Ripoli Press, in Incunabula. Studies in fiftheenth-century printed books presented to Lotte Hellinga, a cura di M. Davies, London 1998, pp. 169-174; A. Tura, Sull’anno di stampa di due edizioni di Ripoli, in La Bibliofilia, C (1998), pp. 43-46; M. Conway, The Diario of the printing press of San Jacopo di Ripoli 1476-1484. Commentary and transcription, Firenze 1999; E.R. Barbieri, recensione a Conway 1999, in Aevum, LXXV (2001), pp. 891-894; M. Conway, A Reply to the professor Harris’s review, in The Book collector, L (2001), pp. 33-50. N. Harris, A review of the ‘Diario’, ibid., pp. 10-32; E.R. Barbieri, Per il Vangelo di san Giovanni e qualche altra edizione di San Iacopo a Ripoli, in Italia medioevale e umanistica, XLIII (2002), pp. 38 3-400; Id., Un apocrifo nell’Italia moderna, in Monastica et humanistica. Scritti in onore di Gregorio Penco O.S.B., Cesena 2003, pp. 717-732; L. Giorgetti, Alcuni fascicoli dispersi della Expositio super decem libros Ethicorum Aristotelis di Donato Acciaioli, in Medioevo e Rinascimento, XX (2006), pp. 415-423; Indice generale degli incunaboli (I.G.I.), ad nomen; Incunabula short title catalogue (ISTC), ad nomen.