DOVIZIELLI, Pietro
Nacque a Roma nel 1809 da Domenico e Giacinta Rosi. La sua famiglia, originaria di Ficciana (frazione di San Godenzo in provincia di Firenze) e trasferitasi a Roma verso la fine dei sec. XVIII, era stata sempre dedita al commercio di articoli di coloreria e oggetti d'arte e lo stesso D. fu proprietario di un negozio (via del Babuino 136-139) di antica tradizione, specializzato nella vendita di colori, comici e riproduzioni di opere d'arte, che gli permise di stringere rapporti con gli artisti romani dell'epoca, in particolare quelli con studio in via Margutta. Pasquale (Roma 1812-Pietroburgo 1845), fratello del D., fu uno dei direttori dell'Ermitage (Becchetti, 1983).
Fondamentale fu per il D. l'amicizia con Augusto Castellani, celebre orafo e personalità di spicco nel mondo culturale ed artistico romano, impegnato tra le sue varie attività anche come fotografo dilettante (ibid.).
Il Castellani raccolse, da vero esperto, in due manoscritti conservati presso l'Archivio di Stato di Roma, un insieme di notizie, articoli ed appunti sulle diverse tecniche e sui vari procedimenti di stampa fotografica (Arch. di Stato di Roma, Fondo Castellani, b. 201, fasc. 15-16, Manuale di fotografia sulla carta, 1849; Notizie di fotografia raccolte e dedicate agli artisti italiani, 1863).
È molto probabile perciò che, grazie soprattutto agli insegnamenti e ai consigli di quest'ultimo, oltre che ai personali esperimenti sulla dagherrotipia intrapresi verso il 1848 (Becchetti, 1983), il D. si perfezionasse nell'uso della macchina fotografica, specializzandosi nel genere della veduta e della riproduzione di opere d'arte.
Divenne quindi ben presto uno dei più noti fotografi professionisti a Roma nel periodo in cui, con le possibilità offerte dal procedimento al collodio, nasceva questa nuova professione e si sviluppava la stagione aurea della fotografia romana delle origini. Il suo negozio, che in una fattura datata 8 apr. 1861 è dato come "ancienne fabrique des couleurs" (ibid.), si trasformò così anche in "Etablissement photographique", con sede in via del Babuino 135 e più tardi, intorno al 1870 circa, al civico 181 della stessa strada (gli indirizzi si ricavano dai timbri a secco di alcune fotografie). Sempre dal Becchetti (1983) si sa che il D. aveva associato nella conduzione del negozio anche i figli gemelli, Cesare (Roma 1834-1901) e Pompeo (Roma 1834-Torino 1878), avuti dalla moglie Vincenza Morelli, la cui attività non risulta però ulteriormente documentata.
Come quello di molti altri commercianti di stampe, quadri e oggetti d'arte, e come la maggior parte degli studi dei fotografi romani. il negozio era situato in posizione strategica nella zona più frequentata dai turisti, che furono i primi e più assidui acquirenti delle immagini fotografiche e che contribuirono perciò, con le loro richieste, a determinare anche le scelte e gli orientamenti dell'attività fotografica del Dovizielli. Il D. dimostrò comunque una sua particolare, e del tutto spontanea, sensibilità all'arte e soprattutto una precoce e lucida determinazione nel voler "applicare a grandi studi la fotografia, rendendola ausiliare dell'arte, per via di collezioni metodiche, graduali, ordinate sopra una scala di epoche, di luoghi, di stili, di forme e studi progressivi ...". È con queste parole infatti che il D. annunciò la pubblicazione di una serie di quaderni fotografici, le cui ordinazioni venivano raccolte presso i negozi di via del Babuino e di piazza di Spagna 43 (Becchetti, 1983). Il progetto, realizzato programmaticarnente soltanto a partire dal mese di aprile del 1867, ma perseguito dal D. almeno sin dagli inizi degli anni Sessanta dell'Ottocento, contemplò l'organizzazione di vere e proprie campagne di ripresa dei capolavori della pittura, per l'utilità ed il vantaggio che potevano trarne gli studiosi d'arte.
Il D. ricevette il primo riconoscimento ufficiale alla sua opera in occasione dell'Esposizione universale di Parigi del 1855, alla quale partecipò con dodici Vedute dei principali monumenti di Roma e dintorni, meritando una medaglia di bronzo con relativo diploma (Archivio di Stato di Roma, Ministero del Commercio, industria, belle arti..., sez. 5, busta 382) e giudizi estremamente positivi da parte della critica.
È significativo il commento di un giornalista francese: "... se lo Stato pontificio non è rimasto estraneo al progresso che si è compiuto nelle differenti branche dell'industria, è negli oggetti che competono alle arti e che concernono, ad esempio, la decorazione, che questa esposizione ci offre un interessante soggetto di studio e ci appare sotto il suo aspetto più significativo. Come non ammirare ... le fotografie dai toni caldi e luminosi esposte dal signor Dovizielli di Roma? Si capisce che lo splendido sole d'Italia ha assecondato il talento dell'artista; ma questo, per restituirci quei siti, quei monumenti con tanto nitore e vigore, non ha saputo trarre un raro partito da tutte le risorse della sua arte?" (Revue des deux mondes, 1855).
Nel 1861 il D. partecipò all'Esposizione italiana di Firenze, ol , tre che con vedute, con alcune riproduzioni degli affreschi della Farnesina (Le Moniteur …, 1861, p. 146; ibid., 1862, p. 155), che furono poi riproposte, l'anno succesivo, insieme con altre due immagini rappresentanti il Fororomano e il Colosseo, all'Esposizione internazionale di Londra (Elenco generale deglioggetti spediti dal governo pontificio all'Esposizione internazionale di Londra pel 1° maggio 1862 per mezzo del ministero delCommercio belle arti industria agricoltura elavori pubblici, Roma 1862, p. 51, conservato presso l'Arch. di Stato di Roma).
All'esposizione parteciparono anche due altri grandi professionisti della fotografia romana, James Anderson e Tommaso Cuccioni ' che col D., "noto in particolare per le riproduzioni degli affreschi di Raffaello alla Farnesina", R. McPherson, A. D'Alessandri ed altri, furono indicati, sempre nel 1862, tra i vedutisti e i fotografi di opere d'arte, nel Murray's Hand Book, la guida di Roma più diffusa tra i viaggiatori inglesi (Negro, 1966).
D'altra parte la fama del D., il cui successo nel 1862 è confermato anche da una nota manoscritta del 13 genn. 1863 - in cui lo stesso dichiara di non dover ricevere "le fotografie spedite alla grande Esposizione di Londra, essendo state colà vendute con piena soddisfazione" (Arch. di Stato di Roma, Ministero del Commercio, belle arti ..., sez. 5, busta 384) - era ormai giunta all'estero anche attraverso le fotografie donate alle principali corti europee, che gli riservarono una particolare considerazione; da Berlino egli ricevette infatti una medaglia, da Pietroburgo la notizia che le sue foto erano state collocate nella biblioteca particolare dello zar (Becchetti, 1983).
Nel 1867, infine, il D. fu premiato con un'altra medaglia di bronzo all'Esposizione universale di Parigi (Le Moniteur..., 1867), alla quale partecipò con i fotografi Gioacchino Altobelli e Leonardo Olivieri inviando grandi fotografie, di diverso formato, raffiguranti i dipinti di Raffaello nelle Logge vaticane, l'Aurora di Guido Reni, Sisto IV ed il Platina di Melozzo da Forlì, oltre ad una veduta generale del Foro romano ed una del Colosseo (Elenco generale ragionato di tutti gli oggetti spediti dal governo pontificio all'Esposizione universale di Parigi nell'anno 1867 per mezzo del ministero del Commercio belle arti industria agricoltura e lavori pubblici, Roma 1867, pp. 99 s., conserv. presso il Gab. fotografico comunale di Roma).
Il D. morì a Roma il 16 dic. 1885.
Del prestigioso corpus fotografico del D. sono note soltanto pochissime immagini, quasi tutte vedute, tra le quali emerge, a testimonianza della sua abilità nell'uso del grande formato, una panoramica del Foro ottenuta dall'unione di tre positivi giustapposti e ricavati da lastre diverse. In esse si osserva come i tagli delle riprese e gli elementi rovinistici, che emergono con evidenza in alcuni soggetti, rispecchino pienamente il gusto per le antichità e la sensibilità per il paesaggio acquisiti ormai a vari livelli attraverso l'incisione ottocentesca. Particolarmente suggestiva appare poi una riproduzione dell'Apoxyomenos (copia romana dell'opera di Lisippo, scoperta a Roma nel 1849 e conservata presso i Musei Vaticani), eseguita intorno al 1865 (Roma, collezione Becchetti), in cui il D., nella ripresa in scorcio, anziché frontale, e grazie alla resa pittorica dello sfondo e a una sapiente costruzione chiaroscurale delle forme, che nega ogni idea di staticità alla scultura, mostra una maggiore libertà dagli schemi dettati dalla tradizione incisoria e una più matura ed originale interpretazione dell'opera d'arte. Queste immagini, stampate all'albumina, sono conservate presso collezioni private (cfr. Watson, 1980; Pittori fotografi …, 1987) e presso il Gabinetto fotografico del Comune di Roma, acquisite per donazione dai fondi Gatteschi e Giglioli nel 1953, in occasione della grande esposizione sulla fotografia a Roma, a cura di Silvio Negro.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Roma, Ministero del Commercio, belle arti, industria, agricoltura, e lavori pubblici, sez. 5, busta 382 (contenente anche altri documenti relativi alle opere inviate e agli espositori): Rapport sur les produits des Etats pontificaux à l'Exposition universelle de 1855, par m. le B.on du Havelt, commissaire du gouvernement pontifical à l'Exposition [1855], f. 60; Ibid., ibid., busta 384: Oggetti spediti dal governo pontificio all'Espos. internaz. di Londra del 1862, f. 56; Ibid., ibid., busta 389: Liste des récompenses obtenues par les exposants des Ètats pontificaux, 14 déc. 1867, n. 4, cfr. Giornale di Roma, 22 febbr. 1868; E. Ber., Coup d'oeil sur l'exposition des Ètats pontificaux, in La Librairie ... (boll. quindic. alleg. a Revue des deux mondes), 1° ott. 1855, pp. 343 s.; L. Grifi, Relaz. delle cose esposte dai sudditi pontifici alla grande Esposizione di Parigi e dei premi conseguiti, in Giornale di Roma, 18 apr. 1856; Le Moniteur de la photographie, 15 dic. 1861, p. 146; ibid., 1° genn. 1862, pp. 155, 159; ibid., 1° ag. 1867, p. 74; ibid., 15 sett. 1867, p. 97; Mostra della fotografia a Roma dal 1840 al 1915, a cura di S. Negro, Roma 1953, pp. 24-27, 122, 147, 176; S. Negro, Seconda Roma 1850-1870, Vicenza 1966, pp. 468 s.; Roma cento anni fa nelle fotografie del tempo (catal.), a cura di P. Becchetti-L. Cavazzi-G. Incisa della Rocchetta-C. Pietrangeli, Roma 1971, pp. 15, 69, 90; W. M. Watson, Images of Italy. Photography in the Nineteenth Century (catal.), South Hadley, Mass., 1980, pp. 26 s.; P. Becchetti. La fotografia a Roma dalle origini al 1915, Roma 1983, pp. 301 s.; D. Siegert, Rom vor hundert Jahren. Photographien, München 1985, p. 138, fig. 10; Pittori fotografi a Roma 1845-1870. Immagini della raccolta fotografica comunale (catal.), Roma 1987, pp. 65, 100, 120, 121, 158.