RAVANI, Pietro
RAVANI, Pietro. – Bresciano di origini, restano ignoti il luogo esatto e la data di nascita, nonché l’identità dei genitori.
Soltanto una volta, negli Opera di Orazio pubblicati il 18 aprile 1527 (Censimento nazionale delle edizioni italiane del XVI secolo (d’ora in avanti Edit 16), CNCE 22691), verso la fine della sua vita e della sua carriera, egli si sottoscrive al colophon come «brixiensis».
In altre sette edizioni, tra il 1516 e il 1517, accompagna al proprio nome l’aggettivo «bersano», con metatesi di ‘e’ e ‘r’. L’aggettivo bersaàn, usato per ‘bresciano’, è attestato nel dialetto cremonese, il che porterebbe a collocare in via ipotetica il luogo di nascita nella Bassa bresciana, verso il confine con Cremona.
Non si sa quale formazione abbia avuto, o quale attività abbia eventualmente svolto prima di dedicarsi all’editoria e al commercio librario. Certo fu a Venezia nel 1516, allorché costituì una società con uno dei più importanti librai-editori dell’epoca: Melchiorre Sessa. Il primo frutto di tale cooperazione, a patto di considerare more veneto (e dunque 1517) la data di pubblicazione dei Somnia Salomonis del 1° gennaio (Edit 16, CNCE 53881), è l’edizione della traduzione di Cristoforo Landino della Storia naturale di Plinio, uscita il 14 agosto (30044). Essa riprende nell’apparato illustrativo l’edizione latina realizzata dal solo Melchiorre Sessa nell’agosto del 1513 (29933).
In nove anni di attività, la compagnia sottoscrisse poco meno di ottanta edizioni, alcune delle quali rarissime. È il caso, per esempio, delle Regulae grammaticales di Niccolò Perotti del 30 luglio 1521 (55095), già segnalate da Max Sander (Le livre, Milano 1942, scheda 5552) e note in un unico esemplare oggi alla Biblioteca regionale universitaria di Catania (LC LC.24.1424).
La produzione della società, fortemente orientata ai testi religiosi e alle opere dedicate al mondo delle scuole, specie dei classici latini, è caratterizzata dall’impiego prevalente di caratteri romani cui si aggiunge, verso gli ultimi anni, anche un corsivo. Riservato ai testi religiosi il gotico, riscontrabile anche nei titoli dei libri stampati in romano. Da segnalare l’uso di un greco corsivo già nel Lascaris del 17 ottobre 1521 (Edit 16, CNCE 30062) e poi nell’edizione del Dizionario greco del 24 dicembre 1525 (13683), ma soprattutto in quella del Salterio greco uscito quello stesso anno (12044).
Le edizioni della compagnia Sessa-Ravani sono frequentemente illustrate con xilografie. Tra gli incisori che firmano i legni impiegati si trovano alcuni degli artisti più importanti attivi in quel momento in Laguna tra i quali Luc’Antonio degli Uberti, Zoan Andrea da Venezia ed Eustachio Celebrino da Udine.
Non è possibile identificare con precisione quali fossero i ruoli all’interno della società. Ravani probabilmente non svolgeva soltanto l’attività di libraio-editore, ma aveva una propria tipografia, come attesterebbe un documento del 1540 nel quale è concesso a Luchina, sua vedova, di gestire «a suo conto la stamperia o partir quella si come le parerà» (Archivio di Stato di Venezia, Notarile, Atti Zuan Maria Cavani, reg. 3348, c. 24). In ogni caso, certamente i due soci si rivolsero anche a tipografi esterni e spesso a Giacomo Penzio da Lecco, già stampatore di fiducia del Sessa, cui si deve, per esempio, l’edizione dello Psalterium del 16 maggio 1518 (Edit 16, CNCE 11871), o quella della Compilatio de astrorum scientia di Leopoldo Duca d’Austria, uscita il 15 luglio 1520 (30058). Quest’ultima, come si evince dalla lettera di dedica al principe vescovo di Trento, Ulrich Frundsberg, ripropone l’edizione stampata ad Augusta da Erhard Ratdolt il 9 gennaio 1489 (Incunabula short-title catalogue [= ISTC] il00185000).
In alcune edizioni Sessa-Ravani si riscontrano anche caratteri riconducibili all’officina del bresciano Bartolomeo Zani da Portese, ma a quest’altezza cronologica egli aveva già cessato la propria attività e ceduto i propri caratteri ad Agostino Zani, suo parente. Diverso il caso del già citato Dizionario greco del 24 dicembre 1525, dove, all’interno della cornice figurata che orna il frontespizio, ispirata alle cornici incise da Hans Holbein il giovane per Froben a Basilea, figura il monogramma del libraio editore, ma anche incisore, Giovanni Andrea Valvassore. Qui non è chiaro se la sottoscrizione riguardi solo la cornice o l’intera edizione. Non è infrequente, infatti, nella tipografia del Cinquecento, che una marca o un monogramma di uno stampatore figurino negli elementi decorativi di un’edizione.
Il materiale illustrativo, come d’abitudine, viene frequentemente riproposto in differenti edizioni: si prenda, per esempio, l’incisione che si trova nel frontespizio delle Opere di Serafino de’ Ciminelli pubblicate il 15 ottobre 1519 (Edit 16, CNCE 55091), già apparsa nel Plutarco del 26 novembre 1516 (30046). Ciò significa che erano i membri della società a esserne proprietari e che le edizioni in cui si ripetono le illustrazioni erano presumibilmente quelle per le quali essi non fecero ricorso a tipografi terzi.
Ravani, che impiegò come insegna della propria bottega e come marca tipografica una sirena coronata bicaudata, si dedicò anche al commercio librario. Un documento del 4 marzo 1524, nel quale risulta a suo carico un debito di quattro ducati, lo definisce «librer» (Archivio di Stato di Venezia, Polizze secc. XIV-XV, Mani morte, S. Giorgio Maggiore, b. 80). Sciolta la compagnia alla fine del 1525, Ravani dovette dedicarsi prevalentemente all’attività commerciale e solo occasionalmente alla produzione di libri. Di quest’ultimo periodo sono note soltanto un’edizione della grammatica di Aldo Manuzio, uscita il 10 novembre 1526 (Edit 16, CNCE 37918), e il già citato Orazio del 18 aprile 1527, per il quale si rivolse al piemontese Guglielmo da Fontaneto (22691), che non solo ebbe modo di lavorare anche con gli eredi di Pietro Ravani per l’edizione di una Bibbia volgare del 1532, ma, soprattutto, designò nel proprio testamento, datato 20 giugno 1542, Melchiorre Sessa come proprio commissario (Archivio di Stato di Venezia, Notarile, Notaio Alberto Marconi, b. 1203).
Ravani appare ben inserito nel circuito commerciale veneziano. Il 15 settembre 1527 «Pietro del Ravano librer in merzeria» vantava un debito nei confronti di Elisabetta di Paolo Bafo, vedova in secondo matrimonio del noto libraio-editore Giorgio Rusconi, che aveva bottega in San Moisè.
L’ultima edizione da lui sottoscritta uscì il 9 dicembre 1528: si trattava del Vallo di Battista Della Valle, un librettino di sole 80 carte in 8° (Edit 16, CNCE 16581 e 75400). Ravani risulta già morto nel maggio del 1531 quando apparve un’edizione degli Erotemata di Manuele Crisolora, sottoscritta, sempre a Venezia, da «Vittore del fu Pietro Ravani e soci» (12132).
Vittore continuò l’attività, da solo o in società con altri, fino al 1541, mantenendo la medesima insegna del padre. Parte negli affari dovette avere però anche la vedova di Pietro. Un documento del 23 gennaio 1532 (ma datato 1531 more veneto), attesta che donna Luchina, «relitta del quondam ser Piero Ravani librer che tien per insegna la Serena», pagava un affitto di 27 ducati l’anno per una casa del monastero di San Girolamo in San Giuliano (Archivio di Stato di Venezia, Miscellanea pergamena Scuola S.M. Valverde della Misericordia, S. Girolamo di Venezia, b. 20). Nel già citato documento del 19 gennaio 1541 (1540 m.v.), si rinnova una «società tra la honesta M.a Luchina relicta del quondam Piero Ravani libraro alla Serena interveniente come commissaria testamentaria del preditto suo marito» e altri, tra cui figura un altro bresciano, Giovanni Varisco.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Venezia, Busta del Duca di Rivoli; Notarile, Atti Zuan Maria Cavani, reg. 3348, c. 24; ibid., Notaio Alberto Marconi, b. 1203; Polizze secc. XIV-XV, Mani morte, S. Giorgio Maggiore, b. 80; Miscellanea pergamena Scuola S.M. Valverde della Misericordia, S. Girolamo di Venezia, b. 20.
E. Pastorello, Tipografi, editori, librai a Venezia nel secolo XVI, Firenze 1924, p. 72, nn. 354-355; F. Isaac, An Index to the early printed books in the British Museum, II, 2, London 1928, p. 69; M. Sander, Le livre à figures italien depuis 1467 jusqu’à 1530. Essai de sa bibliographie et son histoire, I-VI, Milano 1942, ad ind.; R. Oneda, Dizionario del dialetto cremonese, Cremona 1976, p. 26; S. Curi Nicolardi, Una società tipografico-editoriale a Venezia nel secolo XVI. Melchiorre Sessa e Pietro di Ravani (1516-1525), Firenze 1984; F. Ascarelli - M. Menato, La tipografia del ’500 in Italia, Firenze 1989, p. 358; W. Schweickard, Deonomasticon Italicum. Dizionario storico dei derivati da nomi geografici e da nomi di persona, I, 1, Tübingen 1997, pp. 275-279; G. Nova, Stampatori, librai ed editori bresciani in Italia nel Cinquecento, Brescia 2000, p. 176.