Pio II
Papa (Corsignano, od. Pienza, 1405-Ancona 1464). Enea Silvio Piccolomini, di nobile ma decaduta famiglia senese, indirizzato a studi giuridici, fu scrittore e abbreviatore al Concilio di Basilea e si mise in vista per le doti di oratore e la cultura giuridica, sostenendo la dottrina conciliare. Segretario dell’antipapa Felice V, fu inviato presso l’imperatore Federico III, che lo laureò poeta (1442) e lo invitò a entrare nella cancelleria imperiale. Riavvicinatosi poi a Eugenio IV, prese gli ordini sacri (1446); fu (1447) vescovo di Trieste, poi (1450) di Siena, collaborando attivamente alla riconciliazione della Chiesa con l’imperatore e i principi tedeschi, e curando, dopo la caduta di Costantinopoli (1453), la preparazione diplomatica di una crociata contro i turchi. Cardinale (1456), il 19 agosto 1458 fu eletto pontefice. Assertore energico dell’autorità papale, ormai lontano dalle teorie conciliari abbracciate in gioventù, emanò (1460) la bolla Execrabilis contro ogni appello al concilio; ottenne (1461) da Luigi XI l’abrogazione, rimasta formale, della prammatica sanzione di Bourges; fu in grave contrasto con Giorgio di Poděbrady re di Boemia per le «compattate» del Concilio di Basilea con gli utraquisti; scomunicò il duca Sigismondo del Tirolo per le violenze contro il vescovo di Bressanone, Nicola Cusano. Cercò in ogni modo di organizzare una crociata contro i turchi per la riconquista di Costantinopoli, anche con la speranza di ristabilire l’unità politica e religiosa degli Stati europei e di rinforzare l’autorità del pontefice. Convocato a questo fine un congresso dei principi cristiani a Mantova (1459), nonostante il suo sforzo diplomatico e oratorio non gli riuscì di attirare il loro interesse politico a quell’impresa. Nel 1463 credette di poter proclamare la guerra santa, sperando di trascinare col suo esempio i principi cristiani. La morte lo sorprese ad Ancona, dove attendeva invano le navi e le truppe per la crociata. Fu uomo di mondo, diplomatico, e non fu immune da tendenze nepotiste; fu anche umanista e scrittore: dell’umanesimo si servì per la sua politica e la sua stessa azione religiosa. Progettò, senza riuscire a realizzarla del tutto, una riforma del clero secolare e degli ordini religiosi. Fu gran mecenate per le arti, meno per le lettere; fece restaurare edifici e fortificazioni a Roma e nelle città del Patrimonio di S. Pietro; avvalendosi dell’opera di B. Rossellino, abbellì con monumentali edifici il suo paese natale, che prese il nome di Pienza; incrementò la biblioteca papale con codici riccamente miniati. Importanti documenti storici, ricchi di personali osservazioni e di felici descrizioni di uomini e di Paesi, sono le numerose lettere e orazioni, i Commentarii de gestis Basiliensis Concilii (1440, ripresi, con diverso spirito, nel De rebus Basileae gestis stante vel dissoluto concilio, 1450); il De viris aetate sua claris (1440-50); l’Historia rerum Federici III imperatoris (1452-58); l’Historia Gothorum (1453) e l’Historia Bohemica (1458); un’Historia rerum ubique gestarum locorumque descriptio, più nota col titolo di Cosmographia, rimase incompiuta (Europa, 1458; Asia, 1461). Ma l’abilità di scrittore di P. trova la sua espressione più alta nei Commentarii rerum memorabilium quae temporibus suis contigerunt, autobiografia in 12 libri, che vanno sino al 1463.