Pio IX
Giovanni Maria Mastai Ferretti (Senigallia, Ancona, 1792 - Roma 1878), papa dal 1846. Ordinato sacerdote nel 1819, dal 1823 fu per tre anni uditore di nunziatura in Cile. Nel 1825 venne nominato presidente dell’Istituto S. Michele, la più importante opera assistenziale di Roma, nel 1827 vescovo di Spoleto, nel 1832 arcivescovo di Imola e nel 1840 cardinale. Negli anni trascorsi nella Legazione romagnola si mostrò vicino alle posizioni moderate, facendo anche trapelare, pur senza prese di posizioni pubbliche, una certa distanza nei confronti delle chiusure e dell’oscurantismo della politica di Gregorio XVI. Alla morte di quest’ultimo fu eletto papa, il 16 giugno 1846. Un mese dopo concesse l’amnistia per i reati politici, suscitando grandi speranze nei patrioti e nei riformisti. Nel 1847, inoltre, accordò una limitata libertà di stampa, una Consulta di Stato, un Consiglio dei ministri. Allarmata dalle riforme papali, l’Austria occupò Ferrara (luglio 1847), ma la protesta di Pio IX ebbe il risultato di entusiasmare sempre più i circoli patriottici e liberali. Nel 1848 l’esempio degli altri sovrani lo indusse a concedere la costituzione e a nominare un governo guidato da Gaetano Recchi e dal cardinale Giacomo Antonelli, nel quale erano presenti molti elementi liberali. Allo scoppio della guerra austro-piemontese (prima guerra d’indipendenza), decise l’intervento accanto al Regno di Sardegna contro l’Austria. Ma tornò presto sulla sua decisione. Con l’allocuzione del 29 aprile, infatti, affermò di non potere fare guerra a un popolo cristiano. Richiamando la funzione di «padre di tutti i fedeli», rinunciò di conseguenza al ruolo di animatore del moto nazionale italiano, fino a quel momento più o meno volutamente assunto. Di fronte alle crescenti agitazioni nei territori pontifici, deliberò l’apertura del Parlamento e chiamò al ministero dell’Interno il liberale Terenzio Mamiani, sostituito alcuni mesi dopo da Pellegrino Rossi, anch’egli esponente del liberalismo moderato e promotore di un rafforzamento del governo costituzionale. Il 15 novembre 1848 Rossi venne assassinato e Pio IX abbandonò Roma, dove nel febbraio successivo sarebbe stata proclamata la Repubblica. Rifugiatosi a Gaeta, protetto da Ferdinando II di Borbone, sollecitò l’intervento delle potenze cattoliche (Francia, Austria, Spagna e Regno delle Due Sicilie). Abbattuta la Repubblica dalle truppe francesi (luglio 1849), rientrò a Roma deciso a difendere il potere temporale della Chiesa, nonostante gli inviti alla moderazione che gli giungevano dalla Francia. Stipulò quindi accordi con gli Stati assolutisti (in particolare, il concordato con l’Austria del 1855) e polemizzò contro la legislazione antiecclesiastica voluta da Cavour e Rattazzi in Piemonte. Il processo di unificazione italiana, però, era ormai ineluttabile: nel 1859 lo Stato pontificio perse l’Emilia e la Romagna, nel 1860 le Marche e l’Umbria e riuscì a mantenere Roma e il Lazio solo grazie all’appoggio di Napoleone III. Nel 1870 la sconfitta della Francia nella guerra contro la Prussia fece venire meno anche quella protezione: le truppe italiane occuparono Roma il 20 settembre 1870, mettendo fine al potere temporale della Chiesa. Da allora Pio IX si rinchiuse nel Vaticano e respinse la legge delle guarentigie votata dal Parlamento italiano, che regolava i rapporti tra la Santa Sede e il Regno d’Italia. Anche negli anni successivi rifiutò di riconoscere il nuovo Stato e proibì ai cattolici di partecipare alle consultazioni elettorali e in generale alla vita politica (non expedit, «non conviene»). Pio IX si lanciò inoltre in una vera e propria battaglia contro la civiltà moderna e la società laica. Nel 1864 scrisse l’enciclica Quanta cura, alla quale accluse il Sillabo, un documento che elencava 80 proposizioni considerate erronee e contrarie alla dottrina della Chiesa e che condannava tra l’altro il razionalismo, il liberalismo, la libertà di coscienza, la separazione fra Stato e Chiesa e l’istruzione laica. Nel 1870 il Concilio vaticano I votò, su pressione del pontefice, il dogma dell’infallibilità papale; un altro dogma, quello dell’Immacolata concezione, era stato proclamato nel 1854. Alla forte chiusura nei confronti del mondo e della cultura moderna si accompagnò comunque il sostegno a pratiche religiose meno austere e più popolari, adattate nei loro segni esteriori al basso livello culturale dei ceti più umili, attraverso l’ampio sostegno dato al culto della Madonna (testimoniato tra l’altro dai pellegrinaggi nei luoghi delle apparizioni di Maria), alla devozione al Sacro Cuore di Gesù e all’inedito culto per la persona del papa. In quegli anni Pio IX dovette affrontare anche un notevole peggioramento delle relazioni con diversi Stati europei: nel 1866 si interruppero i rapporti con la Russia, a causa del protrarsi delle persecuzioni del clero polacco; nel 1870 revocò il concordato con l’Austria, dopo che il governo austriaco aveva introdotto il matrimonio civile e avocato a sé gli affari ecclesiastici; negli anni Settanta dovette poi fronteggiare la «battaglia per la civiltà» (Kulturkampf) lanciata contro la Chiesa cattolica dal cancelliere tedesco Bismarck. Protagonista di uno dei pontificati più lunghi della storia della Chiesa, Pio IX è stato beatificato da papa Giovanni Paolo II nel settembre del 2000.