PITICHE (τὰ Πύϑια)
Una delle quattro feste nazionali della Grecia antica, seconda per importanza solo alle Olimpie. Veniva celebrata nel piano di Cirra, ai piedi del Parnaso, in onore di Apollo, che il mito ricordava come fondatore della festa, ch'egli avrebbe istituito dopo avere ucciso il serpente Pitone.
La festa, originariamente enneterica, divenne penteterica ed ebbe il suo ordinamento definitivo dopo la distruzione di Crisa, nel 582 a. C. (Olimp., XLIX, 3), il quale anno divenne anche iniziale per il computo delle Pitiadi.
Da allora, le Pitiche si celebrarono regolarmente di quattro in quattro anni, in ogni terzo anno olimpico, nel mese delfico di Bucazio, corrispondente all'attico Metagitnione (agosto-settembre); la direzione della festa, che prima del 582 era stata tenuta dai sacerdoti di Delfi, passò allora agli anfizioni, e i vincitori degli agoni non ricevettero più in premio, come per l'addietro, oggetti di valore, ma - ciò che veniva riguardato onore assai maggiore - una corona d'alloro. Poco dopo questa data dovette avvenire anche la traslazione dei giuochi dal piano di Cirra allo stadio e al teatro di Delfi.
Trattandosi di una festa in onore di Apollo, essa consisteva in origine unicamente in un agone musicale, nel quale i citaredi celebravano con peani le lodi del dio. La prima vittoria in questo agone musicale sarebbe stata riportata, secondo la leggenda, da Crisotemi di Creta; in età più recente, Terpandro avrebbe vinto quattro volte di seguito. Dopo il 582, si aggiunsero gare di flautisti e di auleti e successivamente anche agoni ginnici, i quali andarono sempre aumentando di numero e d'importanza, così com'era accaduto appunto nelle feste olimpiche. Fra le prime gare che vennero ad aggiungersi all'originario agone musicale, si ricorda la corsa delle bighe con cavalli adulti e l'agone citaredico senza accompagnamento di canto: la festa che, in un primo tempo, durava un solo giorno, si estese così a parecchi giorni (generalmente sei o sette).
Ma la caratteristica delle Pitiche rimase sempre segnata dall'importanza che in essa conservarono le gare musicali: esse si svolgevano in un teatro, appositamente adattato a tale scopo. Nel primo giorno della festa si eseguiva il νόμος πυϑικός, che non cessò mai di essere il momento culminante, il centro religioso di essa: era questo un pezzo musicale, accompagnato probabilmente anche dall'azione mimica d'un artista specializzato in questa parte; col giuoco mimico e col susseguirsi dei differenti ritmi del nomo, si volevano rappresentare le successive fasi della lotta di Apollo col serpente.
Cominciavano poi gli agoni ginnici, nei quali la partecipazione dei fanciulli e dei giovanetti era molto maggiore che non nelle gare olimpiche: le gare dei fanciulli non furono limitate, come in Olimpia, ad un solo giorno, ma si svolgevano ogni giorno, di seguito a quelle degli adulti; nelle Pitiche, i fanciulli furono ammessi al pancrazio fin dal 344 a. C., mentre nelle Olimpiche ciò non avvenne che 144 anni più tardi.
Molta parte veniva data, nelle Pitiche, anche alle orazioni dei retori e alle gare dei poeti e dei logografi. La festa si chiudeva con un grandioso sacrificio ad Apollo, accompagnato anch'esso da scelti canti corali.
Mentre, come abbiamo detto, la presidenza della festa era tenuta dagli anfizioni, alla dignità di giudice venivano eletti cittadini non soltanto di Delfi, ma anche delle altre città greche, spesso scelti fra quelli deputati a Delfi in qualità di ieromnemoni. La premiazione, con la corona d'alloro, avveniva con cerimoniale non dissimile da quello di Olimpia; il ramo d'alloro doveva essere tagliato da un albero della valle di Tempe, per mano d'un fanciullo di cui fossero ancora viventi i genitori.
Anche alle feste di Crisa, come a quelle di Olimpia, partecipavano ufficialmente quasi tutti gli stati greci, che vi si facevano rappresentare da apposite delegazioni religiose e diplomatiche (ϑεωρίαι); vi accorrevano in gran numero spettatori dalle varie parti della Grecia, e durante i giuochi si svolgevano nel sacro recinto processioni trionfali e di ringraziamento, banchetti ai vincitori, canti di epinici. I vincitori più famosi potevano far porre la loro statua, a ricordo dei trionfi conseguiti; il recinto criseo accolse spesso anche statue riproducenti l'immagine di personaggi famosi nel campo delle arti, della politica o del censo, come, p. es., l'aurea statua dell'oratore Gorgia.
Bibl.: J. H. Krause, Die Pythien. Nemeen und Isthmien, Lipsia 1841 (Hellenika, II, 2); L. Weniger, Über die religiöse Seite der grossen Pythien, Breslavia 1870; id., Über das Kollegium der Thyiaden, Eisenach 1876; A. Mommsen, Delphica, Lipsia 1878, p. 196 segg.; C. Gaspar, in Daremberg e Saglio, Dictionn. des antiquités gr. et rom., VII, p. 784 segg.; G. F. Schoemann e J. H. Lipsius, Griechische Altertümer, 4ª ed., Berlino 1902, II, p. 69 segg.; P. Stengel, Die griech. Kultusaltertümer, 3ª ed., Monaco 1920, p. 213 segg.; K. J. Beloch, Griech. Geschichte, I, ii, 2ª ed., Strasburgo 1913, p. 143 segg.