gabbiani, pivieri e beccacce
Becchi e zampe alla riscossa
Una grande variabilità nella forma e nelle dimensioni del becco e delle zampe ha rappresentato la chiave del successo evolutivo dei Caradriformi, grande ordine di uccelli che ha occupato tante nicchie ecologiche diverse. La maggior parte delle specie vive presso ambienti acquatici, sia marini sia d'acqua dolce. Alcuni di essi sono assai popolari, come i gabbiani, i beccaccini e le beccacce
L'ordine dei Caradriformi comprende circa 350 specie di uccelli distribuiti in tutti i continenti e in tutti i tipi di habitat. Il segreto del suo successo sta nella capacità di adattarsi alla ricerca del cibo in una grande varietà di ambienti. Il becco può essere dritto come nel beccaccino, curvo verso il basso come nel chiurlo, curvo verso l'alto come nell'avocetta, corto nei pivieri e lungo nelle pittime. Inoltre, le zampe possono essere corte nel gambecchio o lunghissime nel cavaliere d'Italia. In alcuni casi, per esempio nell'avocetta, le zampe possono essere palmate. Tale diversità consente a questi uccelli di operare in ambienti molto diversi: prati umidi con vegetazione più o meno alta, spianate di fango e di sabbia, spiagge limose, argillose o ghiaiose, oltre che nell'acqua a varie profondità.
Per esempio, il cavaliere d'Italia, grazie alle sue lunghe zampe, può spingersi in acque più profonde rispetto al gambecchio, che generalmente cammina sulle rive o dove l'acqua misura pochi centimetri. Lo stesso vale per la lunghezza del becco, che viene usato per stanare piccole prede (crostacei, insetti, molluschi, vermi) in buchi per terra o nella melma sott'acqua. Inoltre, altre specie sono adatte a perlustrare le rive del mare, dei laghi e dei fiumi volando in continuazione, come i gabbiani. Oppure sono valenti pescatori come le sterne, le alche e i pulcinella di mare.
Il beccaccino vive nei prati umidi erbosi e nei giuncheti, mentre la beccaccia si nasconde nei boschi. Con il suo lungo becco essa si nutre principalmente di lombrichi e di larve di insetti che cattura nell'humus forestale. Sono fra le prede più ambite dai cacciatori. Altri Caradriformi con il becco lungo sono le pittime, gli albastrelli, le pantane, le pettegole e i totani mori che camminano nell'acqua con le loro lunghe zampe e frugano con il becco nel limo, cioè nel fango: per questo vengono detti limicoli.
Anche i pivieri e le pavoncelle vengono compresi tra i limicoli, nonostante frequentino spesso i prati: hanno infatti il becco corto, poco adatto a cercare il cibo nell'acqua. La pavoncella, riconoscibile per un lungo ciuffo sulla testa, nei mesi invernali si trova numerosa sui campi coltivati alla ricerca di insetti e lombrichi. I corrieri sembrano pivieri in miniatura e si muovono sulle rive senza vegetazione.
I gabbiani sono Caradriformi particolari: volano esplorando le rive del mare e le acque costiere alla ricerca di qualcosa di commestibile. Si nutrono di qualsiasi rifiuto organico trasportato dalle onde e spiaggiato; inoltre, pur non essendo veri predatori, assalgono piccoli animali, compresi i nidiacei di altri uccelli. Alcune specie hanno imparato a sfruttare le discariche e si spingono a vivere sui palazzi delle grandi città. Altre si limitano a risalire i fiumi, sempre alla ricerca di rifiuti e pesci morti. Invece le sterne sono abilissimi pescatori che prima identificano le prede volando sull'acqua e poi si fanno cadere in picchiata su di esse.
A vederli da lontano sembrano pinguini, a causa del loro abito bianco e nero, generalmente scuro sul dorso e chiaro sul ventre. Come i pinguini, gli Alcidi nidificano in colonie sulle rive dei mari freddi, sono eccellenti tuffatori e inseguono i pesci nell'acqua. La grande differenza è che volano e che, diversamente dai pinguini, vivono nell'Emisfero Boreale (anziché in quello Australe). Nei secoli passati esisteva una specie, detta Alca impennis, che aveva perduto la capacità di volare, proprio come i pinguini. Praticamente era il 'pinguino del Nord', ma l'uomo lo ha sterminato.