Police
Un terzetto tra pop e rock
La versatile rock band inglese dei Police, nata nel 1977 a Londra, ha creato un linguaggio inedito nel panorama musicale tra la fine degli anni Settanta e gli inizi degli anni Ottanta
del Novecento, sommando i dettami del rock con elementi di punk, new wave e reggae. Pur se in un periodo di tempo assai limitato, i Police hanno saputo imporsi tra i gruppi più significativi
La band dei Police, formata da Gordon Matthew Sumner, detto Sting (voce e basso, 1951), Andy Summers (chitarra, 1942), Stewart Copeland (batteria, 1952), mosse i primi passi nel 1977 nella Londra dell’esplosione punk, sotto l’influenza dell’attitudine energica e aggressiva di formazioni come Damned e Sex pistols. Sting proveniva da una formazione jazz-rock, i Last exit; Copeland da una delle band del circuito del rock progressivo, i Curved air; Andy Summers era un chitarrista già al servizio della Kevin Ayers band e dei Soft machine.
Sotto la guida di Miles Copeland, fratello di Stewart, ottennero nel 1978 un contratto con l’etichetta discografica A&M, e dopo un’estenuante attività live, che li vide approdare anche negli Stati Uniti, giunsero nel 1978 alla realizzazione dell’album di debutto Outlandos d’amour, un buon successo internazionale, trascinato in classifica dai singoli Roxanne e Can’t stand losing you, ottimi esempi di fusione tra reggae e wave.
La band puntava su un rock nervoso e veloce e contava sull’abilità tecnica di Copeland, batterista dalla guida ritmica fantasiosa e precisa, sulla creatività e i timbri di Summers e sulla presenza scenica di Sting, abile narratore di storie private e comuni, la cui voce nasale diventò subito elemento distintivo del gruppo. La formula di Outlandos d’amour venne ripetuta con altrettanto successo alla fine del 1979 in occasione della pubblicazione del secondo lavoro, Reggatta de blanc, album che regalò alla band la vetta delle classifiche inglesi per molte settimane anche grazie ai singoli Message in a bottle e Walking on the Moon.
Per merito di un intenso tour de force dal vivo e dell’eccellente qualità dei concerti, i Police vennero riconosciuti tra le migliori rock band del mondo, come confermò nel 1980 il terzo album Zenyatta Mondatta. Sensibilmente stemperata la carica rabbiosa degli esordi, i Police raggiunsero il grande pubblico con canzoni che lambiscono territori più pop come Don’t stand so close to me e De do do do, de da da da.
All’inizio del 1981 i tre affrontarono l’album più ambizioso della loro produzione, Ghost in the machine, sotto la guida del produttore Hugh Padgham che ne accentuò ulteriormente la vena pop.
Dopo quasi un anno di relativa quiete artistica – durante il quale Sting lavorò al film Le due facce del male (1982) di Richard Loncraine, Copeland scrisse la colonna sonora di Rusty il selvaggio (1983) di Francis Ford Coppola e Summers collaborò con il chitarrista Robert Fripp (già leader dei King Crimson) –, i Police all’alba del 1983 iniziarono la stesura dei brani di Synchronicity, il più eterogeneo e sperimentale degli album della loro carriera, dove a brani lineari di facile presa pop come Every breath you take si alternavano cavalcate rock come Synchronicity II e brani più concilianti ma dall’effetto curiosamente straniante come Wrapped around your finger e Tea in the Sahara.
L’album richiamò grandi folle ai loro concerti svoltisi nello Shea Stadium di New York e nella Wembley Arena di Londra. All’apice del successo, a causa di tensioni interne al gruppo, i Police nel marzo del 1984 durante il tour a supporto di Synchronicity decisero di interrompere momentaneamente la loro attività dopo un concerto tenuto a Melbourne.
Sting comparve nel film di fantascienza Dune (1984) di David Lynch e nel 1985 intraprese quella che si rivelò una brillante carriera solista con The dream of the blue turtles. Il gruppo si concesse due ultime apparizioni ufficiali: nel giugno del 1986 al Conspiracy of hope tour per celebrare i venticinque anni dell’associazione Amnesty international, e nel 2003, quando venne ammesso nella Rock and roll hall of fame.