DEMOGRAFICA, POLITICA
In senso generale è l'azione svolta dai pubblici poteri nel campo della popolazione; può assumere aspetto quantitativo o qualitativo. Rientrano nel primo aspetto sia le misure rivolte ad accrescere l'entità numerica della popolazione, sia quelle rivolte a limitarla; rientrano nel secondo aspetto sia le misure rivolte a realizzare la migliore proporzione fra le varie classi (sistema delle caste o sistema della libera circolazione), sia quelle rivolte al miglioramento generico della razza (v. eugenica, XIV, p. 560). In senso stretto, per politica demografica s'intende un complesso organico di misure miranti a incrementare le nascite o, quanto meno, ad arrestarne il regresso. Così intesa, la politica demografica (la cui efficacia è ammessa dagli stessi sostenitori della teoria dell'andamento ciclico nell'evoluzione della popolazione, a condizione che le misure specifiche siano accompagnate da modificazioni radicali di tutte le altre forme della vita spirituale, economica e politica) è contraria alla teoria anglosassone, secondo la quale, una volta raggiunto l'optimum della popolazione (giudicato in funzione del massimo benessere materiale), lo stato dovrebbe intervenire per stabilizzare tale entità numerica. Caratteristica comune alla maggior parte delle misure di politica demografica è l'intento di realizzare l'incremento demografico attraverso la restaurazione e la tutela dell'istituto familiare; finalità che meglio si persegue qualora si favoriscano soprattutto le famiglie che, per avere una prole numerosa, dànno prova di maggiore fecondità.
Le manifestazioni specifiche della politica demografica sono: modificazioni dello statuto giuridico familiare (precisazione dei doveri e dei diritti dei membri della famiglia, differenziazione fra famiglia e filiazione legittime e famiglia e filiazione illegittime, adozione, ecc.); riconoscimento della situazione familiare dell'individuo (voto familiare, preferenze di vario genere); eliminazione delle manifestazioni antidemografiche dell'emancipazione femminile (ad es., riduzione dell'occupazione professionale della donna); realizzazione della continuità dei redditi (sia con la disciplina della vita economica sia con l'assicurazione contro la disoccupazione e con l'assicurazione superstiti); perequazione dei redditi in relazione agli oneri familiari (assegni familiari di vario tipo: a carico dei datori di lavoro, o a carico di questi e dei lavoratori, o a carico dei datori di lavoro, dei lavoratori e dello stato); modificazioni nel sistema tributario (imposta di successione graduata in modo da contrastare la tendenza a ridurre la prole, esenzioni e riduzioni fiscali, a favore delle famiglie numerose, limitazione dell'imposizione indiretta demograficamente dannosa, imposta sui celibi e sui matrimonî infecondi); assistenza pubblica con finalità demografiche (premî di nuzialità e natalità in danaro o in natura, sussidî demografici continuativi); eliminazione degli ostacoli finanziarî alla costituzione delle famiglie (oltre i premî per matrimonio, già accennati, i prestiti matrimoniali e le assicurazioni sociali dotalizie); limitazione del frazionamento eccessivo della proprietà (creazione del "patrimonio familiare", ricomposizione delle unità fondiarie frammentate); azione igienico-sanitaria (profilassi e cura della sterilità, assistenza alle gestanti, riduzione della nati- e neonati-mortalità); eliminazione della propaganda per la limitazione volontaria della prole; lotta contro il procurato aborto e l'infanticidio; lotta contro l'urbanesimo (miglioramento delle condizioni di vita della popolazione rurale, controllo del movimento migratorio verso le città). Perché la politica demografica costituita da questo complesso di misure specifiche raggiunga i suoi intenti occorre sia inquadrata in un'opera di restaurazione dei valori spirituali e del sentimento di solidarietà.
La politica demografica italiana si distingue per essere concepita in funzione della famiglia, per avere carattere totalitario, per essere dotata di un organismo centrale di controllo e di propulsione (Ufficio centrale demografico istituito alle dipendenze del Ministero dell'interno, col r. decr. 7 giugno 1937, n. 1128). Le manifestazioni specifiche di tale politica sono: l'esaltazione della famiglia e della maternità: creazione dell'Unione fascista fra le famiglie numerose (r. decr. legge 3 giugno 1937, n. 805), istituzione della giornata della madre e del fanciullo, conferimento della tessera d'onore del P.N.F. alle madri più prolifiche, ecc.; condizioni di priorità negli impieghi pubblici a favore dei coniugati e dei padri di numerosa prole (dalla legge 6 giugno 1929, n. 1024, al r. decr. legge 21 agosto 1937, n. 1542); prescrizione dello stato di coniugato o di vedovo con prole come requisito essenziale per la nomina a podestà, vicepodestà, consultore, preside, vicepreside e rettore (r. decr. legge 28 aprile 1938, n. 482); riduzione dell'occupazione professionale femminile (esclusione dalla maggior parte degli impieghi pubblici e limitazione, per accordi collettivi, dell'occupazione delle donne nelle industrie); disciplina e moralizzazione dell'attività sportiva femminile nel'ambito delle organizzazioni del regime; istituzione e generalizzazione degli assegni familiari a favore di tutti i lavoratori dipendenti (r. decr. legge 17 giugno 1937, n. 1048); istituzione dei prestiti matrimoniali (r. decr. legge 21 agosto 1937, n. 1542); modificazioni nella legislazione fiscale: imposta sui celibi (r. decr. legge 19 dicembre 1926, n. 2132, e successivi provvedimenti), esenzioni e riduzioni fiscali a favore delle famiglie numerose (dalla legge 14 giugno 1928, n. 1312, al r. decr. 21 agosto 1937, n. 1542); modificazioni dell'imposta di successione per favorire le successioni in linea retta (r. decr. legge 20 agosto 1923, n. 1802); provvidenze di carattere assistenziale: premî di nuzialità e di natalità a carico dello stato e di enti pubblici (O.N.M.I., enti locali, ecc.); preferenze nell'assegnazione delle case popolari ai concorrenti con famiglia numerosa; aumento dell'indennità di disoccupazione in relazione al numero dei figli a carico (r. decr. legge 4 febbraio 1937, n. 463); lotta contro la propaganda anticoncezionale, il procurato aborto, l'infanticidio (r. decr. 6 novembre 1926, n. 1848, per l'approvazione del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, legge 23 giugno 1927, n. 1070, r. decr. 19 ottobre 1930, n. 1398, per l'approvazione del cod. pen.); assistenza alla maternità e all'infanzia: Opera nazionale per la protezione della maternità e dell'infanzia (legge 10 dicembre 1925, n. 2277); lotta contro le malattie sociali (in particolare contro la tubercolosi) e azione per il potenziamento della razza (costituzione dell'Istituto per la bonifica umana e l'ortogenesi della razza); istituzione dei congedi per matrimonio a favore di tutti i lavoratori dipendenti (per legge a favore degli impiegati, per contratto collettivo a favore degli altri lavoratori). Fattori concomitanti importantissimi della politica sono: la lotta contro l'urbanesimo, basata soprattutto sulla bonifica integrale e sulla creazione di migliori condizioni di vita per le popolazioni rurali (un provvedimento specifico - legge 24 dicembre 1928, n. 2961 - conferisce ai prefetti la facoltà di emanare ordinanze obbligatorie allo scopo di limitare l'eccessivo aumento della popolazione residente nelle città) e l'attività a favore dell'edilizia popolare. Anche l'organizzazione corporativa costituisce un alleato prezioso della politica demografica, sia perché rende più sicura la continuità dei redditi, sia perché può evitare l'eccessiva concentrazione della ricchezza. Ma è soprattutto con la restaurazione dei valori spirituali - della religione in primo luogo - e del sentimento di solidarietà che il regime fascista crea l'ambiente nel quale la politica demografica può meglio operare (v. anche italia: Storia, App.).
La politica demografica tedesca, oltre ad avere carattere quantitativo, ha un accentuato carattere biologico razzista (legge del 14 luglio 1933 sulla sterilizzazione volontaria o coatta, legge del I4 settembre 1935 sul divieto di matrimonio e di relazioni illegittime fra germanici e ebrei, legge del 18 ottobre 1935 sul divieto di matrimonio quando uno degli eventuali coniugi sia affetto da infermità ereditarie). Essa è basata sui seguenti provvedimenti: istituzione della Lega nazionale germanica delle famiglie numerose; limitazione dell'occupazione femminile a determinate attività professionali; istituzione di sussidî a favore delle famiglie numerose; istituzione di prestiti matrimoniali; esenzioni e riduzioni fiscali a favore delle famiglie numerose; imposta sui celibi e sui matrimonî infecondi; misure di politica demografica assistenziale (p. es., istituzione "Mutter und Kind"); colonizzazione interna e piccola colonizzazione extraurbana; sanzione dell'inalienabilità delle medie e piccole proprietà rurali. Anche in Germania la politica demografica s'inquadra armonicamente nella politica generale dello stato.
La politica demografica francese è basata sui seguenti provvedimenti: istituzione degli assegni familiari a favore di tutti i lavoratori dipendenti; istituzione di sussidî familiari continuativi; premî di natalità, sussidî di allevamento, e altre manifestazioni di politica demografica assistenziale; modificazioni all'imposta di successione nell'intento di favorire le successioni in linea retta; istituzione dell'imposta celibi; finanziamento delle abitazioni a buon mercato; istituzione del patrimonio familiare (bene di famiglia); divieto della propaganda anticoncezionale e lotta contro il procurato aborto (di scarsa efficacia). Manifestazioni sporadiche di politica demografica si rilevano in numerosi altri stati che hanno istituito l'imposta sui celibi (Ungheria e Iugoslavia), adottato criterî demografici nelle riforme del sistema fiscale, introdotto il sistema degli assegni familiari (Belgio, Nuova Galles del Sud, Nuova Zelanda, ecc.), adottato il principio del voto familiare e del patrimonio familiare (Portogallo).
Bibl.: R. Gonnard, Histoire des doctrines de la population, Parigi 1923; G. B. Pellizzi, Fecondità è potenza, Milano 1927; R. Korherr, Regresso delle nascite, morte dei popoli, Roma 1928; B. Mussolini, Il numero come forza, in Gerarchia, 1928; C. Gini, Le basi scientifiche della politica della popolazione, Catania 1931; Popolazione e Fascismo, in L'Economia italiana, Roma 1933; L'Azione promossa dal governo nazionale a favore dell'incremento demografico e contro l'urbanesimo, ed. a cura dell'Istituto Centrale di Statistica, in Annali di Statistica, serie 6, XXXII, Roma 1934; A. Marsigli, Il problema demografico nelle dottrine politiche ed economiche italiane, Roma 1934; G. B. Allaria, Il problema demografico italiano visto da un pediatra, Torino 1935; A. Fanelli, Preliminari per un codice domestico, Roma 1935; F. Marconcini, Culle vuote, Como 1935; L. Livi, Uno sguardo alla legislazione straniera nel campo demografico, in Economia, gennaio 1938; F. E. Loffredo, Politica della famiglia, Milano 1938.