Per fronteggiare la crisi economica mondiale del 2008 i principali paesi al mondo hanno avanzato misure eccezionali di stimolo fiscale nell’ordine di 3.200 miliardi di dollari; secondo le stime il 16,3% di questi interventi, pari a 521 miliardi, sono stati specificamente destinati a politiche pluriennali per la sostenibilità energetica e ambientale.
I paesi asiatici sono stati i principali fautori di una politica antirecessiva ‘verde’, prevedendo misure per 342 miliardi di dollari pari al 65% del green stimulus globale.
In particolare la Cina ha impegnato a questo fine il 3,1% del proprio pil, pari a 218 miliardi di dollari, ovvero al 42% di tutti gli interventi ‘verdi’ a livello mondiale, e ha mobilitato più di un terzo di queste risorse tra gennaio e agosto 2010 impiegandole soprattutto a sostegno dell’efficienza energetica, della mobilità sostenibile e per il miglioramento della gestione delle acque e dei rifiuti.
Lo sviluppo di progetti infrastrutturali energetici e di trasporto volti alla riduzione dell’impatto ambientale dell’attività umana costituisce la cifra caratteristica della politica cinese, tanto da destinarvi circa la metà delle risorse previste e suddividere il resto tra interventi per le rinnovabili e l’efficienza energetica.
Tra i paesi asiatici è però la Corea del Sud a rappresentare un esempio di strategia ad ampio spettro per la trasformazione sostenibile del proprio sistema economico, attraverso l’ideazione di un Green New Deal Plan che impegna il paese a uno sforzo complessivo di 60 miliardi di dollari, pari al 5% del pil, il più elevato in proporzione a livello globale.
Sviluppo delle fonti rinnovabili con tariffe incentivanti, prestiti e fondi speciali, sostegno all’industria dell’efficienza energetica, fondi pubblici destinati a ricerca e sviluppo sono le architravi della strategia coreana volta a creare nuovi fattori di competitività, puntando alla crescita nel proprio territorio di settori industriali verdi tecnologicamente all’avanguardia, con forte capacità di esportazione e con ampie ricadute occupazionali.
In Corea del Sud, come in Cina, le politiche antirecessive verdi si sono legate a politiche industriali esplicitamente orientate alla creazione di una manifattura in grado di cogliere le opportunità offerte dall’emergere dei mercati della sostenibilità.
Obiettivo non dissimile è perseguito anche dall’amministrazione Obama, che attraverso una molteplicità di misure - dai crediti fiscali per impianti di produzione di tecnologia verde, ai vincoli di ‘buy American’ per la tecnologia e la componentistica impiegata nei progetti pubblici, ai fondi pubblici in R&S per l’energia sostenibile - punta al consolidamento del Green Manufacturing statunitense.
Queste politiche si integrano con il green stimulus americano, il secondo per dimensioni dopo quello cinese, che prevede interventi per 113 miliardi di dollari stanziati dall’American Reinvestment and Recovery Act di Barack Obama e dall’Emergency Economic Stabilization Act dell’amministrazione Bush, corrispondenti a meno dell’1% del pil americano. I programmi di stimolo risentono però di difficoltà di implementazione, in particolare a livello statale e locale, e sono sottoposti al rischio di drastica riduzione a seguito della vittoria repubblicana al Congresso americano nelle elezioni di midterm.
In ultimo, l’Unione Europea con l’European Energy Programme for Recovery e le politiche dei singoli stati membri ha previsto l’impiego di 56 miliardi di dollari, il 10% delle misure ‘verdi’ globali, destinati a investimenti in energia rinnovabile, infrastrutture energetiche e di trasporto, progetti dimostrativi per la cattura e lo stoccaggio del carbonio e partnership pubblico/private per lo sviluppo di tecnologie per l’efficienza energetica e per le automobili elettriche.
Le politiche di stimolo dell’Eu si sono affiancate a sistemi di regolazione nazionali e comunitari, che avevano già tracciato una chiara traiettoria verso l’economia della sostenibilità, anche se non si sono inserite all’interno di una strategia industriale europea per la creazione di nuova capacità competitiva in sentieri di crescita ecologicamente compatibili. I lineamenti di tale strategia sono oggi rintracciabili nel pacchetto di riforme comunitarie ‘Europa 2020’ avanzato nel 2010, che punta esplicitamente a una «leadership nelle nuove tecnologie verdi e nei metodi di produzione».