polvere da sparo
Un’invenzione esplosiva
Inventata inizialmente per feste e scopi religiosi, la polvere da sparo fu ben presto utilizzata a fini bellici. La sua composizione chimica ha subito nel tempo diverse evoluzioni, che ne hanno permesso l’impiego anche per scopi civili, per esempio nelle miniere o nelle attività di costruzione
L’invenzione della polvere da sparo, polvere nera a base di carbone di legna, nitrato di potassio e zolfo, è da attribuire ai Cinesi, ma la data è piuttosto incerta e oscilla tra il 10° e il 12° secolo. È certo che inizialmente il suo uso non avvenne per scopi militari, ma per feste e riti religiosi. Gli scoppi e la luce che creava servivano soprattutto per scacciare gli spiriti maligni, spaventandoli con il frastuono provocato dalle esplosioni. Il passaggio all’impiego bellico fu però abbastanza rapido. Dell’uso della polvere da sparo s’impadronirono rapidamente i Mongoli, che allora dominavano in Cina: si sa che essi la utilizzarono, intorno al 1274, nel corso della tentata invasione del Giappone. Altrettanto rapidamente, la fabbricazione e l’utilizzo della polvere da sparo passarono in Occidente, grazie soprattutto ai contatti del mondo cinese con quello arabo e di questo con quello occidentale.
Già sul finire della prima metà del 13° secolo si ha una incerta testimonianza dell’uso di armi da fuoco nella battaglia di Sajo, in Ungheria (1241), tra orde mongole ed eserciti locali. Da quella data le testimonianze si fanno sempre più ravvicinate. In Italia, armi da fuoco potrebbero essere state usate nella difesa di Forlì da parte di Guido da Montefeltro, nel 1282. Già nel 14° secolo le prime artiglierie compaiono in Italia (guerra di Romagna, 1350), ma anche in Inghilterra (assedio di Berwick, 1333) e in Francia (assedio di Cambrai, 1340, e battaglia di Crécy, 1346). Le prime testimonianze a noi note parlano di recipienti per l’esplosivo di forma simile a quella di vasi, nei quali si inseriva polvere da sparo, al di sopra della quale venivano poggiate pietre o sfere di ferro. Ben presto le artiglierie furono montate sulle navi e cambiarono radicalmente anche il modo di combattere in mare. L’abbordaggio e il combattimento corpo a corpo furono via via sostituiti dai combattimenti bordo contro bordo fino alla distruzione della nave avversaria. Durante la Prima guerra mondiale anche gli aerei furono dotati di bombe e armi da fuoco.
Se la potenza delle armi da fuoco è cresciuta negli ultimi cinque secoli, questo è avvenuto anche grazie agli sviluppi che ha avuto la produzione di polvere da sparo. Il concetto di base, sviluppato da molti scienziati, era sempre lo stesso: rendere più potenti gli effetti della combustione delle polveri a contatto con gli inneschi. Tra i prodotti chimici più usati c’erano il nitrato di ammonio, la polvere di alluminio, il nitrato di potassio. Uno dei problemi principali da risolvere era quello di rendere le polveri il più possibile stabili, per evitare esplosioni non volute. A partire dalla seconda metà dell’Ottocento, la polvere da sparo venne affiancata e progressivamente sostituita in molti usi da nuovi tipi di esplosivo, grazie in particolare alle ricerche e alle invenzioni dello svedese Alfred Nobel. Dopo una serie sistematica di esperimenti chimici, egli ideò un nuovo innesco per la nitroglicerina (ottenuta per la prima volta nel 1846 dall’italiano Ascanio Sobrero) che, dal 1865, fu prodotta su scala industriale per creare esplosivi come la cordite, la gelignite e la dinamite. L’utilizzo della dinamite è ancora oggi diffuso nelle attività di miniera e in quelle di cava, per aprire gallerie nella roccia e per abbattere grandi strutture edilizie ormai fatiscenti.
Negli ultimi cinquanta anni sono apparsi nuovi prodotti esplosivi, dagli effetti ancora più dirompenti rispetto alla dinamite, usati sia per scopi civili sia, soprattutto, per scopi militari e, più di recente, purtroppo, per scopi terroristici in varie parti del mondo. La ‘vecchia’ polvere da sparo è tuttora alla base delle munizioni per fucili e pistole, nonché dei fuochi d’artificio e dei semplici petardi, i quali, anche se rudimentali, sono sempre armi da fuoco, come mostrano i numerosi incidenti accaduti a chi li usa senza precauzioni.