POMPEI (XXVII, p. 823; App. II, 11, p. 584)
La rimozione dei cumuli di terra, scaricati nel corso dei precedenti scavi all'esterno della cinta muraria, ha messo in luce elementi essenziali per la topografia della città e ha restituito all'area urbana il suo originario aspetto nel quadro dell'ambiente naturale di cui fa parte, un insediamento cioè fissato sopra un'estrema propaggine del Vesuvio, a picco e dominante la sottostante valle del Sarno: posizione favorevole sia alla difesa, sia allo sviluppo delle attività economiche e commerciali. Proseguendo lo scavo e la sistemazione delle mura di cinta si sono meglio esplorati e messi in luce ampi tratti a sud, a est e a nord-est, cercando di riconoscere e di restituire l'originaria situazione planoaltimetrica dei luoghi.
Si sono messe in luce altre due porte urbiche. La "porta di Sarno" a un solo largo fornice dové essere già in parte crollata in antico, tuttavia conserva preziosi elementi decorativi della sua architettura. La "porta di Nocera" costituisce con il suo cardo il centro urbanistico del quartiere sud-est, e immette in una via extra urbana che corre oltre e al fianco della fascia pomeriale esterna: la via è fiancheggiata da monumenti sepolcrali che si sono rivelati di grande interesse, sia per la varietà dell'architettura, fortemente influenzata dal mondo ellenistico, sia per le sculture che li decorano e per le iscrizioni che portano ulteriori e notevoli contributi alla migliore conoscenza della vita cittadina. Si è trovato tra l'altro il sepolcro di Eumachia, nota e benemerita sacerdotessa pompeiana.
Anche fuori le mura, nella zona in pendio che giace al basso della Regione VIII insula 2, sono state condotte alcune trincee di saggio che hanno rivelato la presenza di un'area di scarico antico, presumibilmente da mettere in relazione con il terremoto dell'anno 62 d.C., i cui effetti dovettero rendere necessario uno sgombro di macerie e di cose danneggiate.
Tra gli edifici pubblici, particolari cure sono state dedicate all'anfiteatro: oltre a indispensabili opere di consolidamento e assicurazione del monumento, si sono condotte esplorazioni che hanno messo in luce elementi struttivi che fanno pensare a un mutamento nel corso dell'esecuzione dell'opera; inoltre sotto il terrapieno che sostiene la gradinata si sono trovati ruderi da attribuire a case private anteriori alla costruzione dell'anfiteatro e sotto l'arena si è ritrovato il sistema della canalizzazione. Nel teatro grande, con le ricerche condotte nella cavea si sono trovati elementi della sua struttura preromana (3°-2° secolo a.C.). Alla basilica, lavori di consolidamento e saggi in profondità hanno permesso di riconoscerne meglio le caratteristiche struttive e la storia del monumento, anche se non hanno risposto appieno a tutti gl'interrogativi che quella storia comporta: il monumento venne innalzato tra il 15° e il 12° a. Cristo. Alle terme Stabiane si sono riconosciuti i resti delle precedenti costruzioni sul cui sito s'impiantò poi quell'edificio: risultati molto interessanti per la storia urbanistica della città. Nel campo dell'edilizia privata molti contributi sono stati recati da saggi stratigrafici oltre che dai nuovi scavi. Per quanto riguarda i saggi, sono state identificate precedenti fasi costruttive alla casa di Sallustio, mentre alla casa del Fauno si sono trovate le tracce delle abitazioni che in più strati e con diverso sviluppo planimetrico le hanno precedute; un piccolo edificio termale dei primi anni della colonia si è trovato sotto la casa Reg. VII ins. 5. Per quanto riguarda gli scavi, uno molto impegnativo e tuttora in corso è quello dell'insula pompeiana che, per la sua ubicazione, è stata chiamata occidentalis.
Qui, oltre ad alcuni complessi edilizi di non ancor chiara interpretazione, si va mettendo in luce il complesso cui è dato provvisoriamente il nome di Fabio Rufo, a causa di alcune testimonianze epigrafiche. Esso è impiantato sul ciglio dell'area urbana e utilizza per il suo piano inferiore il muro di cinta della città, di qui si eleva per altri due piani con una fronte verso l'esterno che presenta un caratteristico movimento architettonico ad alternanza di linee rette e curve e termina in alto con un loggiato a colonne, mentre a un livello più basso è un giardino con parete dipinta a soggetto nilotico. All'interno gli ambienti sono variamente articolati sui diversi piani, con scale e corridoi di collegamento e disimpegno: grandi saloni con veduta panoramica si alternano a cubicoli e stanze minori. Un primo impianto edilizio si data con i pochi resti di pittura parietale di secondo stile, mentre nel suo complesso l'edificio è più recente con abbondanti e raffinate pitture parietali di terzo e quarto stile. Tra gli oggetti rinvenuti si notano un busto in bronzo di fanciullo coronato di edera e una statua in bronzo di efebo portalampada.
Intensamente esplorata è stata la Reg. I ove, tra l'altro, si sono trovate una casa adorna di fontane a mosaico e un'abitazione con annesso molino e forno. In un'area di orto si sono trovati i resti di tredici vittime dell'eruzione colte dalla morte nell'atto di fuggire. Nella Regione II, quasi all'estremità orientale di via dell'Abbondanza, si è rimessa in luce la casa-villa di Giulia Felice, già esplorata nella metà del Settecento e poi rinterrata: essa occupa un'intera insula con il quartiere di abitazione, un bagno d'uso pubblico, botteghe, aree di orto e frutteto. Inoltre si sono scoperte un'officina di vasaio e la casa della Venere in conchiglia, così denominata per il dipinto parietale di tale soggetto che orna il giardino. Ancora sulla via dell'Abbondanza e nella Regione IX si è messa in luce quasi completamente la casa di Julius Polybius, dal nome di chi l'abitava al momento dell'eruzione. La casa è costituita dalla fusione di due dimore contigue: una di esse, nobile d'impianto e di sviluppo architettonico, risale almeno al 2° secolo a.C., conserva gran parte delle sue decorazioni parietali originali di primo stile, oltre a decorazioni successive fino al quarto stile, e restano anche i segni dei rifacimenti iniziati in seguito al terremoto dell'anno 62 e ancora in corso nel 79. A fianco è un nucleo abitato più modesto, ma molto interessante per il cortiletto interno e la cucina ben conservata. Si conservano della casa anche vaste parti del piano superiore. Un contributo particolare alla conoscenza dell'antica P. viene recato da W. F. Jashemsky, la quale, attraverso lo studio delle impronte che si possono trarre e dai prodotti carbonizzati superstiti, ricostruisce la tipologia della vegetazione e la sua distribuzione nelle diverse aree della città. Anche la zona suburbana ha dato in questi anni interessanti novità: nel fondo Iozzino che giace a SE dell'antica P. è un santuario finora parzialmente esplorato del quale si è identificato il muro di recinzione e alcune grandi sculture in terracotta che fanno risalire l'area sacra almeno al 3° secolo a. Cristo. In località Murecine si è scoperta una dimora il cui elemento caratteristico è costituito da un portico intorno al quale si svolgevano, su almeno due lati, una serie di ambienti triclinari.
In uno di questi triclini si è trovato un archivio di tabelle cerate contenente interessanti testi di argomento giuridico e finanziario, alcuni dei quali stipulati a Pozzuoli. L'edificio, che si presenta con i caratteri di una villa signorile, era forse anche la sede di una casa commerciale interessata nei trasporti marittimi. Interessante è anche la serie delle pitture parietali risalenti agli ultimi anni della vita di P. e non sempre di facile interpretazione.
L'Antiquarium di P., nell'attesa di un suo radicale rinnovamento, è stato arricchito di varie opere: la metope del Foro triangolare, le pitture di Murecine, le sculture di Fabio Rufo, le sculture di fondo Iozzino, la base arcaica del tempio di Apollo, sculture funerarie di fuori Porta Marina, ritratti. Vedi tav. f. t.
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