POMPEO MAGNO (Cnaeus Pompeius Magnus)
Triumviro, nato il 30 settembre 106, morto il 28 settembre 48 a. C.
A 17 anni partecipò col padre, il console Gn. Pompeo Strabone, alla guerra sociale, dalla parte di Silla, contro Mario e Cinna. Nell'81 trionfò a Roma ed ebbe il titolo di Magnus. Dal 76 al 71 tenne l'impero proconsolare in Ispagna. Console nel 70, nel 67 ebbe un comando straordinario contro i pirati e nel 66 il controllo triennale delle province orientali. Dopo aver vinto Mitridate VI e sottomesso la Siria e la Palestina (64-63), ritornò a Roma trionfando nel 62. Con Cesare e Crasso, costituì il primo triumvirato (60). Ottenuto il comando delle forze repubblicane e trasferitosi in Grecia (49), P. si scontrò con Cesare, che sconfisse a Durazzo. Ma, gravemente battuto a sua volta in una battaglia navale presso Farsalo (48), dovette riparare in Egitto, dove venne assassinato. Sposò Giulia e Cornelia; suoi figli: Gneo e Sesto (v.).
Plutarco (Pomp., 2) ricorda quali caratteristiche della fisionomia di P. l'espressione cangiante del volto ed una ciocca di capelli ribelle (ἀναστολή) per la quale P. pretendeva somigliare ad Alessandro Magno; Velleio Patercolo (ii, 2) rammenta la sua bellezza dovuta alla nobiltà di espressione; Plinio il Vecchio (Nat. hist., xxxviii, 4) l'aspetto imponente del volto, del quale Seneca (Ep., ii, 3) rammenta il facile arrossire. Malgrado la sua incomprensione dell'arte (Cic., De imp. Cn. Pomp., 17) P. dev'essersi compiaciuto di farsi ritrarre: nel suo trionfo asiatico veniva portato un suo ritratto eseguito con perle (Appian., Bel. Civ., I, 99). Statue di P. su colonne vennero abbattute dai Cesariani dopo la battaglia di Farsalo e parzialmente ricollocate da Cesare stesso. Una di queste, presso i Rostri, faceva contrappunto a quella di Silla (Cass. Dio, 43, 49 e passim), un'altra era equestre (Vell. Pat., ii, 61): la più nota era quella dedicata nella Curia presso il Teatro di Pompeo, in ringraziamento per l'abbellimento della città (Plut., Brut., 14). Altre statue erano state dedicate a P. probabilmente fin dal 61 a. C. a Mitilene.
Il ritratto di P. appare in tipi monetali relativi alle seguenti serie, tutte postume: a) rovescio di denari coniati dal figlio maggiore Gneo Pompeo in Ispagna (46-45); b) diritto di assi coniati dal figlio minore Sesto Pompeo in Ispagna (45-44); c) rovescio di denari ed aurei coniati dallo stesso in Sicilia (42-38); d) rovesci di denari coniati da Q. Nasidio in Sicilia (38-36). Mentre le effigi delle monete spagnole esprimono una spiccata intonazione patetica, propria del barocco ellenistico, in quelle siciliane i caratteri fisionomici sono improntati di un volgare realismo; gli archetipi, tutti riferibili all'età matura di P., sono difficilmente anteriori al 60 a. C.
Nei ritratti scultorei rimastici appaiono due redazioni distinte, risalenti probabilmente ad archetipi coevi: si possono riconoscere: a) un tipo riferibile agli anni intorno al 61; una replica claudia molto restaurata (Venezia, Museo Archeologico) ed un'altra, probabilmente domizianea, falsata dai copiosi restauri moderni (Firenze, Uffizî). In questo tipo, raffigurante P. quarantenne (dovette probabilmente corrispondervi la statua presso i Rostri), il rendimento fisionomico ha carattere realistico, secondo la linea di sviluppo della tradizione italica, mentre l'influsso del barocco ellenistico si riduce a motivi anteriori, quali il dinamismo della capigliatura e il piegamento laterale del capo, che riflette la intenzione di assimilare P. ad Alessandro.
Una replica d'età imperiale di questo tipo, malamente conservata, è una testa del Museo Torlonia.
b) un tipo che concorda iconograficamente con le monete siciliane, rappresentato da una testa (su busto moderno) dal Sepolcro dei Licini presso Porta Salaria a Roma (già Collezione Tyszkiewicz, ora a Copenaghen, Gliptoteca Ny Carlsberg). La sapientissima tecnica, che conferisce una particolare levigatezza alla superficie del volto e tratta la capigliatura a traforo, fa riconoscere in questo ritratto una replica del tempo adrianèo (cfr. l'ammirazione di Adriano per P., Cass. Dio, 69, ii; Vita Hadr., 14, 4) strettamente aderente ad un archetipo costruito con robusto criterio plastico e limpida chiarezza di forme, non senza un fine senso pittorico nel trattamento delle superfici: caratteri che ne pongono la datazione al periodo 6o-5o a. C. L'ipotesi del Klein, che la testa Ny Carlsberg sia opera dello scultore Pasiteles, attivo a Roma al tempo di P. non poggia sopra alcun serio fondamento. Forse l'archetipo si deve identificare con la statua di P. che stava nella Curia, da cui derivano verisimilmente anche le effigi dei conî siciliani. Fra i ritratti erroneamente ritenuti di P. sono la statua colossale in nudità eroica con testa moderna (Roma, Palazzo Spada) trovata nel sec. XVI presso il Teatro di Pompeo; un ritratto virile del tempo del secondo triumvirato (Napoli, Louvre) ed un busto di personaggio del tempo adrianeo (Museo Vaticano). L'effigie di P. appare ancora, in un tipo affine a quello delle monete spagnole, in un'acquamarina della Collezione Devonshire.
Bibl.: J. J. Bernoulli, Röm. Ik., I, 1882, p. 107 ss.; P. Groebe, Zum Seeräubeerkriege des P. Magnus, in Klio, X, 1910,p. 374; C. Lanzani, Silla e Pompeo, in Historia, 1933, p. 343 ss.; F. Poulsen, Billeder af Pompejus of Caesar, Copenaghen 1935 (Studier fra Sprog-og-Oldtidsforskning, 168); id., Les portraits de Pompejus Magnus, Parigi 1936; O. Vessberg, Studien zur Kunstsgesch. d. röm. Republ., Lund-Lipsia 1941, pp. 136 e 216 ss.; B. Schweitzer, Die Bildniskunst der Röm. Republik, Lipsia 1948, pp. 34, 86, 91, 104 ss.; V. Poulsen, Les Portraits Romains, I, Copenaghen 1962, p. 39 ss., n. i, tav. I-II.